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Italiano - Meriggiare pallido e assorto (Eugenio Montale, da Ossi di Seppia)
Francese - Le spleen (Baudelaire, par Fleurs du mal)
Arte - Il Carnevale di Arlecchino (Mirò, contesto surrealista)
Inglese - The Dubliners (James Joyce)
Filosofia - La gabbia d'acciaio di Weber
Storia - I campi di concentramento
falta de amor: un hada madrina le anuncia que, así como pasa en los cuentos
de hadas más tradicionales, llegará desde lejos un príncipe azul que, incluso
sin conocerla, ya la adora, y que en su caballo irá a buscarla para darle un
beso de amor.
Nella letteratura italiana Eugenio Montale esprime questo concetto di gabbia
Ossi di
della condizione umana in “Meriggiare pallido e assorto”, ( tratto da
seppia e scritto intorno al 1916).
Montale mette in evidenza la condanna dell'uomo all'isolamento, ad uno
stato di prigionia da cui è impossibile evadere, intuibile grazie alle parole
chiave del muro e della muraglia. E' un "muro d'orto" che richiama
l'immagine della siepe dell'Infinito, ma che a differenza di Leopardi porta ad
un senso di disorientamento ed impotenza, ad un'incapacità di ribellione e ad
una consapevolezza che non vi è salvezza da questa condizione umana. Il
poeta si trova in questa “gabbia” (il muro di un orto arroventato dai raggi del
sole) nelle ore calde del giorno, ascoltando i rumori della natura: i merli, tra i
rovi e gli arbusti, emanano i loro versi secchi, i serpenti si muovono con un
fruscio discreto, tra le crepe del suolo e tra gli steli delle rampicanti
selvatiche delle formiche rosse costituiscono delle file che si intrecciano sulla
sommità di piccoli formicai. In lontananza di intravede l'immagine di rocce
spoglie e del mare, sotto frinire tremolante delle cicale. Come è chiaro dal
titolo, in questo contesto il poeta si sofferma a pensare “assorto e pallido” a
causa della luce accecante, e avvicinandosi con lo sguardo al sole, egli
realizza il tormento della vita, visto come una lunga muraglia invalicabile di
cocci aguzzi di bottiglia. In quest'ottica di disarmonia con l'universo
circostante Montale si ritrova a cercare “l'anello che non tiene”, “il filo da
disbrogliare”, che su un piano psicologico si traduce in un “maladjustement
psicologico”, evidente già dal titolo della raccolta Ossi di seppia, dove l'uomo
è paragonato a questi relitti scarnificati che il mare getta sulla riva. Non è che
un rifiuto, lasciato erodere dalle onde.
Sussiste fra il genio francese di Baudelaire e Montale un comune
denominatore, che è proprio la noia, tradotta nel “male di vivere” montaliano
e – appunto – nello “Spleen” del poeta francese. Il concetto di Spleen deriva
dal greco, e in inglese ha assunto il significato di “milza”, poiché era credenza
diffusa nella medicina greca che fosse proprio questa ghiandola a regolare gli
umori del corpo. Mentre con Montale è una condizione di crisi che non trova
un'accettazione rassegnata, poiché il poeta non rinuncia all'idea che la vita
debba avere un qualche significato, che viene ricercato ininterrottamente
nella sua poetica, in Baudelaire è un’immagine intenta a ritrarre la tristezza
meditativa e la malinconia, ereditate dal Romanticismo.
En ce qui concèrne le mot “spleen” est un état d’âme du poète d'ennui
,angoisse, dégoût. Il se trouve dans le cœur de l’homme, que selon
Baudelaire vit dans une balancoire qui le pousse vers le spleen et puis vers
l'idéal. C'est un sense d'impuissance et de solitude éxprimé à travers des
images évocatrices: le ciel qui opprime les hommes et donne une lumière
noire, la terre comparée à une prison, l'impression de sentir dans son
cerveaux des filets à araignées et le son des cloches, ressemble au crie des
désespérés. Il vit une bataille constante entre l'enfer et le ciel, le chair et
l'esprit, et cette condition d'oppression l'amene à etre enfermé comme dans
une cage, à partir de laquelle il tente désespérément d'échapper. Il cherche
l'éloigner à travers l'amour charnel, l'amour spirituel et ce-là fraternel,
chaque un representé par une femme, ma il ne sait pas quelle choisir, et
donc le spleen l'emporte aussi sur l'amour. Puis, il tente avec les pouvoirs
hallucinatoires, comme l'ivresse ou la drogue, mais ils sont trompeurs,
comme aussi le voyage réel, consideré seulement une évasion passagère,
puisque en voyagent il porte avec lui le spleen. Mais le choix du mot “Fleurs”
dans le titre de son oeuvre semble affirmer la présence de la beauté aussi
dans la misère: c'est l'art la seule solution pour échapper de la cage du
spleen, et c'est aussi le moyen plus sur d'atteindre à l'idéal, une consolation
qui lui permet de ne pas se suicider. (2:00)
Dove meglio si affronte il concetto di gabbia è nella corrente artistica del
surrealismo.
ARTE
Considerata un'evoluzione del dadaismo, la tecnica surrealista
dell'automatismo psichico consiste nel liberare l'io infantile e primitivo
presente nell'artista, attraverso un trasferimento di immagini e simboli nella
tela. L'inconscio dell'artista fuoriesce così dalla gabbia, scatenando la
fantasia e arrivando alla raffigurazione di creature fantastiche come nel caso
del Carnevale di Arlecchino, di Mirò. Le figure che Mirò libera dal suo
inconscio difatti vanno da diavoletti, folletti, giocattoli fantastici, affiancati ad
oggetti appartenenti alla realtà, quali i gatti (omaggio del pittore che
dipingeva con un gatto) o la scala (simbolo dell'evasione dalla realtà). E
mentre l'interiorità dell'artista, o la stanza del dipinto, si presentano come
una scena caotica ed infantile, vale a dire come un prodotto dell'inconscio, la
realtà circostante, o l'esterno che traspare dalla finestra, mantengono
piuttosto un'apparente tranquillità e ordinarietà. (1:27)
La gabbia, come dicevo prima, può anche essere imposta dalla società.
Restrictive routines and the repetitive, mundane details of everyday life mark
the lives of Joyce’s Dubliners and trap them in cages of frustration, restraint,
and violence. Routine affects characters who face difficult predicaments, but
it also affects characters who have little open conflict in their lives. They are
slaves of their culture, of their family, politic situation, but also of their
religious life.
This weak spirituality is presented as a cage, as a paralysis, in which the
dubliners are locked up and try to escape: Eveline seeks release from
domestic duties through marriage, Lenehan wishes to escape his life of
schemes, and so on, but the inability to escape from unhappy situations, and
so from the cage, defines Joyce's Dubliners.
(1:20)
Oppure la gabbia può essere causata da un sistema economico, quale il
capitalismo, che non tiene in conto la dignità dell’uomo.
FILOSOFIA
“L'etica protestante e lo spirito del capitalismo
Nel ” il filosofo tedesco Max
Weber sostiene che l'origine del capitalismo sia la conseguenza della
diffusione dell'etica religiosa del lavoro professata da Calvino. Il capitalismo
moderno si distingue dalle antiche forme di economia capitalistica attraverso
l'organizzazione rigorosamente razionale del lavoro.
Sulla base di uno “spirito del capitalismo” Weber stabilisce un legame tra la
mentalità religiosa dei calvinisti e il fenomeno di organizzazione razionale
dell'economia; il primo di questi attribuisce un alto valore etico al lavoro e
all'adempimento dei doveri professionali, in quanto il credente si avvicina a
Dio attraverso il compimento del proprio lavoro sulla terra, essendo la sua
anima predestinata a salvarsi nella vita ultraterrena. È per Weber quest'etica
religiosa della professione il motivo della diffusione del comportamento
economico capitalistico, che presenta alla base un modo di vita
razionalizzato.
Marx, che considera elementi sovrastrutturali tutte le ideologie religiose e i
fenomeni culturali o spirituali, non trova l'approvazione di Weber, il quale
vuole dimostrare la tendenza del processo di razionalizzazione a contraddire
se stesso. Egli considera la razionalizzazione alla base della civiltà moderna
una razionalità rispetto allo scopo (che calcola cioè i mezzi per raggiungere
un determinato obiettivo), nonostante sostenga che sia stata originata da
comportamenti razionali rispetto al valore (che si fonda, in questo caso, sulla
fede di un valore assoluto di un'idea). È dal momento della scomparsa dello
“spirito dell'ascesi” calvinista che la razionalizzazione capitalistica è
diventata “una gabbia d'acciaio”, ossia un meccanismo che determina lo
stile di vita di ogni individuo nato in questo stesso ingranaggio, una gabbia
che restringe gli spazi di libertà concessi ai singoli individui. Appare chiara
così la contraddizione del processo di razionalizzazione capitalistico: la
razionalità strumentale non serve più l'uomo, ma lo mette al proprio servizio,
fenomeno che Marx aveva definito “auto-alienazione” dell'uomo. E se per
Marx l'unica soluzione era la rivoluzione comunista, per Weber non vi è via
d'uscita dalla gabbia d'acciaio del capitalismo.
E, per finire, non si può non pensare alla costruzione di vere gabbie, o
prigioni, quindi ai campi di concentramento.
STORIA
La prima volta nella storia in cui vengono creati i campi di concentramento
risale al 1899, durante l'età dell'imperialismo, con la conquista dell'Inghilterra
dei liberi stati di Transvaal e di Orange.
Tra 1933 e 1945 la Germania nazista riprese l’idea del campo di
concentramento per la detenzione di ebrei, omosessuali, zingari, prigionieri di
guerra e dissidenti politici.
Nel corso della loro avanzata le truppe, con l’aiuto di SS e Gestapo,