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Eroe ed antieroe:dall'antichità classica all'età contemporanea, percorso
Eroe ed antieroe:dall'antichità classica all'età contemporanea, percorso
Greco - La figura di Giasone nelle Argonautiche di Apollonio Rodio
Latino - Cesare e Pompeo nella Pharsalia di Lucano
Fisica - L'eroe scienziato Micheal Faraday
Filosofia - Lo spirito del mondo a cavallo di Hegel, il superuomo di Nietzsche, l'individuo comune anonimo statistico di Capograssi
Italiano - Il Il superuomo di d'Annunzio, l'inetto di Svevo
Inglese - L'Ulysses di James Joyce
Storia - L'eroe dittatore: Mussolini, Hitler e Stalin
Per la prima volta nel mondo epico emerge un personaggio, un eroe che si mostra in
Argonautiche
prima persona come uomo. Nelle di Apollonio Rodio, Giasone è descritto
come inadeguato, fragile, indeciso, scialbo. Eppure egli è uno dei più antichi eroi
classici, preesistente persino ai personaggi di Omero. Una figura venerata in molte
città greche. A differenza di molti altri eroi greci, Giasone non ha, tra i suoi parenti più
immediati, eroi o divinità ma può vantare – pur sempre – una discendenza divina.
Esone, suo padre, è figlio del re di Tessaglia Creteo, figlio di Eolo, re dei venti.
Giasone, fautore di un’impresa che lo spaventa e lo paralizza, appare come un
personaggio dominato dall’ἀμηχανία, frustrante sentimento di inadeguatezza e di
impotenza, e dalla τύχη, la sorte, oscura e inconoscibile, che domina sugli uomini e
riduce gli dei a semplici spettatori. Egli appare profondamente contraddittorio: è un
guerriero ma non ha capacità eroiche; ha fascino ed abilità oratorie, ma non è
assolutamente in grado di compiere imprese e nasconde un animo fragile ed esitante.
Questa discrepanza tra interiorità ed esteriorità dilania il giovane e lo riduce a una
condizione di completa passività; la debolezza dell’eroe greco è totale, rivelando un
quasi prototipo anticipatore dell’inetto moderno, incapace sia nelle gesta eroiche, sia
nella propria vita di essere umano.
Esempio eclatante delle predette caratteristiche è il colloquio che Giasone ha con Tifi,
il timoniere della nave: qui infatti dichiara apertamente la propria angoscia e il proprio
smarrimento, perché oppresso dal peso della responsabilità di un’impresa che non ha
mai cercato veramente.
“Τῖφυ, τίη μοι ταῦτα παρηγορέεις ἀχέοντι;
ἤμβροτον ἀασάμην τε κακὴν καὶ ἀμήχανον ἄτην.
χρῆν γὰρ ἐφιεμένοιο καταντικρὺ Πελίαο
αὐτίκ’ ἀνήνασθαι τόνδε στόλον, εἰ καὶ ἔμελλον
νηλειῶς μελεϊστὶ κεδαιόμενος θανέεσθαι:
νῦν δὲ περισσὸν δεῖμα καὶ ἀτλήτους μελεδῶνας
ἄγκειμαι, στυγέων μὲν ἁλὸς κρυόεντα κέλευθα
νηὶ διαπλώειν, στυγέων δ’, ὅτ’ ἐπ’ ἠπείροιο
βαίνωμεν. πάντῃ γὰρ ἀνάρσιοι ἄνδρες ἔασιν.”
IL TEMA DELL’EROE NELLA LETTERATURA LATINA. LA TORSIONE DEL MITO IN
POLITICA
Nel momento massimo dell’affermazione di Roma nel Mediterraneo, a
letteratura
seguito di guerre esterne e di lotte anche intestine, la viene vista
come strumento di grande utilità per la creazione di “miti di fondazione” che
fossero piegati ad un vero e proprio scopo politico: quello di consacrare e
dare fondamento “religioso” al potere romano, cioè al potere imperiale. Dei
mitici eroi greci la figura di Enea conserva alcuni tratti peculiari, ma Virgilio
vede in lui soprattutto l’uomo nel quale si incarnano le virtù tradizionali che
hanno fatto di Roma la maggiore potenza del mondo antico. Egli, il “padre”,
racchiude in sé i principali valori che stanno alla base della società romana
fides, fortitudo patientia.
antica, quali la la e la In questo contesto l’eroe è la
figura che fonda Roma e la cui discendenza – di origini divine – dà luogo alla
dell’Impero. “Possis nihil Urbe Roma visere maius” ORAZIO (Che
creazione
tu non possa mai vedere nulla di più grande di Roma.)
CESARE E POMPEO NELLA PHARSALIA DI LUCANO
Bellum Civile Pharsalia all’Eneide
Di altro carattere è il o di Lucano. In antitesi nella
Pharsalia il tema dell’eroe e dell’antieroe perde i connotati mitologici e il potere – già
mitizzato – svela tutto il suo contenuto di violenza. L'opera tratta della guerra civile
tra Cesare e Pompeo, dal Rubicone fino ad Alessandria, passando per la decisiva
battaglia di Farsàlo (da cui la "variante" al titolo). A scontrarsi non sono solo due
eserciti, quanto piuttosto due opposte concezioni e schieramenti politici. Nelle mani di
Lucano il poema epico diventa una profezia della fine di Roma dominata dall’umana
furor
follia e dal della guerra civile. La Pharsalia è una denuncia della guerra fratricida,
del sovvertimento di tutti i valori, dell'avvento di un'era d'ingiustizia, profilandosi come
un vero e proprio "anti-mito" di Roma. Ma l’elemento di assoluta novità è che questo
poema rappresenta un epos senza dei, senza mitologia e senza eroi; non solo non ha
un protagonista unico ed univoco, ma nessuno dei suoi personaggi ha la statura di un
eroe epico.
Cesare infatti è l’eroe negativo, l’eroe nero del poema: domina a lungo la scena, con
furor
la sua malefica grandezza e la sua forsennata brama di potere: è il incarnato. In
alcuni punti, il poeta sembra quasi soccombere al fascino sinistro del suo personaggio,
il quale in fondo rappresenta il trionfo proprio di quelle forze irrazionali che nell' Eneide
furor l'ira l'impatentia;
venivano dominate e sconfitte: il appunto, e il dittatore è anche
clementia
spogliato del suo attributo principale, la verso i vinti.
Alla frenetica energia di Cesare si contrappone, invece, una relativa passività da parte
di Pompeo, eroe anch’esso negativo, sia pure dipinto in una veste diversa, con tratti
più complessi: ponderato e riflessivo, irresoluto ma in declino, senza prospettive; è un
Enea tormentato e fallito, che percorre all’inverso il cammino dell’eroe troiano, dalla
grandezza alla sconfitta alla morte ingloriosa.
Bella per Emathios plus quam civilia campos
iusque datum sceleri canimus, populumque potentem
in sua victrici conversum viscera dextra
cognatasque acies, et rupto foedere regni
certatum totis concussi viribus orbis
in commune nefas, infestisque obvia signis
signa, pares aquilas et pila minantia pilis.
L’ETÀ MODERNA
DALLA POESIA ALLA SCIENZA
Il tema dell’individuo eccezionale, eroe e semidio, o semplicemente eroe che
genera il suo umano opposto, l’antieroe, si ripresenta sotto mutate forme,
allorché la storia dell’Europa, a seguito della rivoluzione illuministica,
propone l’eguaglianza di fronte alla legge dell’uomo, divenuto ora “citoyen”.
Dalla ‘rivoluzione’ illuministica discende anche un forte impulso alla ricerca
scientifica nella quale la “raison” fa le sue esperienze di grande portata, non
frenate da pregiudizi di carattere morale o religioso.
L’EROE SCIENZIATO MICHAEL FARADAY
Frutto del nuovo clima culturale nuovo può essere considerato – anche se non l’unico –
lo scienziato inglese Micheal Faraday. Un personaggio unico nella storia della scienza,
che ha trovato da solo, dentro se stesso, le risorse per emergere. Del tutto autodidatta
è stato uno degli scienziati che più hanno contribuito allo sviluppo industriale e
tecnologico della nostra civiltà; all’enorme potenziale economico delle sue scoperte si
contrappone una personalità di assoluta umiltà.
Il suo interesse per la scienza fu determinato dalla lettura della voce sull’elettricità
nell’Enciclopedia Britannica. Royal
Sotto la guida di Sir H. Davy, direttore della
Institution di Londra, divenne un ottimo chimico e fisico sperimentale: tra l’altro scoprì
il benzene, ottenne la liquefazione del cloro, dell’anidride carbonica e dell’ammoniaca,
e studiò nuove leghe per ottenere acciai meno ossidabili, da usare soprattutto in
chirurgia. L’ambito in cui gli è universalmente riconosciuto un ruolo di eccezionale
importanza è quello degli studi sull’elettricità e sul magnetismo. Nel 1821, in seguito
alla scoperta di Oersted, Faraday scoprì che un filo percorso da corrente, in un campo
magnetico, subisce una forza. L’esperienza Faraday, con la precedente esperienza di
Oersted, mostra che esiste una relazione tra corrente elettrica e campo magnetico,
genera un campo magnetico subisce una forza
perché una corrente elettrica e
magnetica.
Proprio la monumentale opera di Faraday (la sua raccolta di appunti di laboratorio
contiene circa 1600 annotazioni) permise a James C. Maxwell di costruire la teoria
completa dell’elettromagnetismo. Per questo motivo Albert Einstein una volta disse
che Faraday ebbe nei confronti di Maxwell la stessa relazione nello sviluppo
dell'elettromagnetismo che Galileo ebbe con Newton nello sviluppo della meccanica.
Dal momento che aprì la strada a tante scoperte e applicazioni, senza le quali la vita
contemporanea sarebbe inimmaginabile, l’inclusione di Faraday nella categoria degli
‘eroi’ mi pare del tutto legittima, eroe della scienza.
DALLA SCIENZA ALLA FILOSOFIA
L’accresciuta possibilità di indagine e di utilizzo delle forze della natura,
conseguente alle ricerche scientifiche dell’Ottocento, costituisce anche lo
sfondo per l’elaborazione di una concezione di uscita dell’uomo dallo stato di
minorità imputabile a se stesso. Il Romanticismo alimenta l’immagine di
individui eccezionali, in cui si incarna la Provvidenza storica e che siano
perciò destinati ad avere nella storia compiti predominanti. Ora la figura
dell’eroe si laicizza, entrando nella riflessione filosofica.
LO SPIRITO DEL MONDO A CAVALLO DI G.F.G.HEGEL
Hegel vede negli eroi o “individui della storia del mondo” gli strumenti delle più alte
realizzazioni della storia. Essi sono i veggenti: sanno quale sia la verità del loro mondo
essenza
e del loro tempo, l’universale prossimo a sorgere. Essi impersonano l’ del loro
tempo, per cui vengono seguiti dalla massa che non ha nulla da esprimere.
Solo a tali individui Hegel riconosce il diritto di avversare lo stato di cose presente e di
lavorare per l’avvenire. Apparentemente tale individui, gli eroi della storia del mondo
(Alessandro, Cesare e Napoleone), non fanno che seguire la propria passione, cioè la
astuzia della Ragione:
propria ambizione; ma si tratta, dice Hegel, di un’ questa si
serve degli individui e delle loro passioni come di mezzi per attuare i suoi fini.
Emblematico il caso di Napoleone: egli perseguiva la propria gloria e la potenza della
Francia, ma in realtà risvegliò il sentimento di indipendenza nazionale dei popoli
“Ho
europei. Tant’è che quando Napoleone entrò a Jena, Hegel scrisse in un lettera:
visto l’imperatore – quest’anima del mondo – cavalcare attraverso la città per andare
in ricognizione: è davvero un sentimento meraviglioso la vista di un tale individuo che,
concentrato qui in un posto, seduto su di un cavallo, abbraccia il mondo e lo domina.”
Echi di tale entusiasmo contaminarono anche L. van Beethoven, con la sua Terza
sinfonia.
IL SUPERUOMO DI F. NIETZSCHE
Il filosofo Friedrich Wilhelm Nietzsche va oltre la dimensione ‘laica’ dell’eroe hegeliano.
Il suo pensiero muove contro gli aspetti emergenti della società del suo tempo. E’ una
critica feroce e senza ipocrisie che condanna i miti del progresso, la filosofia positiva,
le leggi della razionalità, il conformismo dei costumi e dei principi democratici–
egualitari che tutto appiattiscono. Per Nietzsche la ragione scientifica è ingannevole e
livellatrice, e la morale cristiana ha reso schiavi gli uomini.
Per Nietzsche, l’annuncio della morte di Dio coincide con l’avvento del superuomo.
Solo chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e di prendere atto del crollo degli
assoluti è maturo per varcare l’abisso che divide l’uomo dall’oltre-uomo. Nella fase più
tarda del pensiero nietzschiano emerge con prepotenza la sua concezione di eroe,
Übermensch)
nella figura del superuomo. Il superuomo ( è un concetto filosofico di cui
Nietzsche si serve per esprimere un modello di uomo in cui si concretizzano i temi di
fondo del suo pensiero. Il superuomo è colui che si è liberato dal gioco oppressivo dei
valori tradizionali, accettando la dimensione tragica e dionisiaca dell’esistenza e
dicendo “si” alla vita. È colui che è in grado di reggere la morte di Dio e la perdita delle
certezze assolute, di far propria la prospettiva dell’eterno ritorno, di emanciparsi dalla