I Guru del project management fanno coincidere la nascita della moderna disciplina con il presidio della pianificazione e del controllo di tempi, costi e qualità dei progetti, ma tutto è in realtà già contenuto nei pensieri sopra riportati.
Fra gli autori latini pochi furono quelli che scrissero qualcosa sulle opere d'ingegneria, l'organizzazione adottata e le infrastrutture realizzate dalla Roma antica. Fra di essi il più importante fu Vitruvio Pollione vissuto al tempo di Giulio Cesare ed Augusto. La sua opera principale, De Architectura, reca tracce evidenti degli ingegneri alessandrini, cita infatti esplicitamente il nome di Ctesibio e parecchie sue invenzioni (la pompa, una balestra ad aria compressa, l'argano idraulico, ecc.).
Stupisce che la civiltà romana abbia risolto brillantemente molti problemi ingegneristici, costruttivi ed organizzativi senza lasciare consistenti tracce scritte, come invece fece per il diritto che è rimasto dominante nel mondo occidentale almeno sino all'epoca napoleonica.

L'impero aveva centomila chilometri di strade, l'Italia sola possedeva circa quattrocento grandi arterie e la loro pavimentazione aveva consentito a Cesare di percorrere millecinquecento chilometri in otto giorni. Il telegrafo era sostituito da segnalazioni luminose attraverso fari posati sulle alture, ed è rimasto sostanzialmente identico sino ai tempi di Napoleone.
Il prosciugamento del Fucino fu un autentico capolavoro: furono gli egiziani a scoprire i principi dell'idraulica, ma furono i romani a concretarli in acquedotti e fognature, e a loro si deve anche lo zampillo delle fontane della Roma di oggi.
In tempi moderni è stato verificato che la costruzione della cupola del Pantheon di Roma, ma anche delle campate di alcuni archi e ponti, è congruente con quello che si sarebbe realizzato oggi sulla base del calcolo infinitesimale e della moderna scienza delle costruzioni.
I Romani, benché nel I° secolo a.C. gli alessandrini avessero scoperto il mulino ad acqua, non furono mai interessati alla ricerca di nuove fonti di energia, ma il fatto è spiegabile considerando che lo sfruttamento sistematico delle fonti di energia naturale apparivano più costose di quella animale e umana: cento schiavi costavano meno di una turbina, e la meccanizzazione avrebbe creato un insolubile problema di disoccupazione.