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Riassunto del 20 capitolo dei Promessi Sposi
Il ventesimo capitolo del Romanzo si apre con una descrizione del castello in cui vive l’innominato: si tratta di una fortezza - inespugnabile in virtù della guarnigione dei bravi a sua difesa - che si staglia al confine tra il ducato di Milano e il territorio di Bergamo nella Repubblica di Venezia.
Un po’ come quello di don Rodrigo, anche questo palazzotto è posto sulla cima di un alto colle, così da avere la più ampia visuale possibile (l’innominato è paragonato a un’aquila che scruta in basso dal suo nido insanguinato); in basso è anche presente un torrente, che ricopre la funzione di confine naturale, mentre in alto vi è un posto di guardia, la "taverna della Malanotte".
Ed è proprio qui che vengono accolti don Rodrigo e la guarnigione di bravi a lui appresso una volta giunti a destinazione: dopo aver depositato le armi, gli stessi salgono su una via che conduce al castello del famigerato bandito e dopo una lunga attesa finalmente don Rodrigo viene accolto dall’innominato, a cui espone la sua richiesta di rapire Lucia.
Il criminale accetta istintivamente, anche perché è stato citato dal signorotto il nome di fra Cristoforo, odiato anche da lui in quanto si tratta di un nemico pubblico dei potenti; tuttavia, una volta partito don Rodrigo, il temibile signore (di cui viene anche fatta una breve descrizione - pelle rugosa, carnagione scura, pochi capelli bianchi e alta statura - rara nel Manzoni) viene assalito dai rimorsi e dalle inquietudini che in quel periodo lo turbavano più di qualche volta.
Egli infatti ha paura della morte, che sente sempre più imminente, in quanto la vede come un nemico contro il quale nemmeno uno come lui può fare qualcosa, e non manca neanche quella di un giudizio individuale, per il quale ripensa a tutti i crimini commessi durante la sua vita.
Tuttavia, convoca il Nibbio, suo fedele servitore (un po’ come il Griso per don Rodrigo), per ordinargli di prendere contatti con Egidio e iniziare a pianificare il rapimento; una volta tornato, il Nibbio riferisce la necessità da parte di Egidio che sia inviata una carrozza con alcuni bravi sulla quale verrà trasportata la prigioniera, richiesta accolta dal signore.
In seguito, la scena si sposta sul monastero: Egidio è riuscito a convincere l’amante, ovvero la monaca di Monza, ad attirare Lucia fuori dal convento con una scusa nonostante i rimorsi della signora stessa, che però la coscienza di quest'ultima mette immediatamente a tacere.
E così la promessa sposa di Renzo, pur essendo assalita da numerosi dubbi e paure, viene attirata all’esterno e fatta salire con la forza sulla carrozza trainata dai bravi.
Durante il viaggio fino al castello dell’innominato, che dura più o meno 4 ore, Lucia alterna perdite di conoscenza a momenti di preghiera, facendo breccia con la sua purezza perfino nel cuore del Nibbio, che però non può né lasciarla andare né rivelarle i vari dettagli del rapimento.
Mentre la carrozza si avvicina sempre di più alla meta, così sale anche l’inquietudine dell’innominato, che vorrebbe sbarazzarsi subito della prigioniera e dirigersi al palazzotto di don Rodrigo, ma alla fine sceglie di affidarla a una vecchia servitrice, a cui raccomanda di infondere coraggio ogniqualvolta ne avesse bisogno.