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Capitolo   2 Promessi Sposi - Analisi Pag. 1
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Sintesi

Analisi del secondo capitolo dei Promessi Sposi


Innanzitutto, è bene distinguere i frangenti del capitolo legati alla storia (fatti realmente accaduti, personaggi realmente esistiti, riferimenti all'aspetto geografico) da quelli legati alla fantasia dell'autore (romanzo vero e proprio): sono presenti in gran parte aspetti legati al romanzo (personaggi → Renzo, Lucia, Agnese, don Abbondio, Perpetua) dato che l’unico vero riferimento storico riguarda la similitudine, che inizia il capitolo, tra don Abbondio e il principe di Condé.

Si continua con la descrizione di alcuni personaggi, tra cui Renzo, don Abbondio, Perpetua e Lucia. Per il primo viene offerto un ritratto a tutto tondo: è un uomo attivo e tenace.
Un aggettivo con cui si può descrivere al meglio è “odeporico”, ossia che affronta un cammino, sia concreto (si dirige verso la canonica di don Abbondio) che figurato (maturazione nel corso del Romanzo). Nel dialogo con don Abbondio, egli si dimostra aggressivo ma allo stesso tempo perspicace: è un uomo diretto, che nonostante le umili origini è accorto e sa vivere.

Sia egli che il curato appaiono in fase offensiva: don Abbondio con il suo latinorum e le sue continue giustificazioni, Renzo con le sue insistenti domande. L’unica vera e propria fase difensiva è compiuta da Renzo nella seconda parte del dialogo, mentre don Abbondio si sfoga con lui per le minacce ricevute dai bravi in precedenza.
Va ribadito che lo stesso curato può apparire forte, ma lo è solo con i deboli; inoltre, nel dialogo egli appare vittima, quando invece è il reale oppressore perché vuole nascondere la verità campando per aria scuse inutili e inconsistenti, visto anche il suo ruolo di guida spirituale: vi è quindi un forte contrasto tra apparenza e realtà, come evidenziato dal narratore più volte.
Vengono offerti cenni su Perpetua, una donna che ama sapere e far sapere i pettegolezzi, ma che si dimostra alquanto ingenua nel rivelare come si sono realmente svolti i dialoghi tra il curato e i bravi, e Lucia, che simboleggia la purezza, oltre che una grande umiltà.
I suoi capelli sono neri e giovanili, arrossisce spesso ed è facile alle lacrime.

Infine, è bene ribadire altri 2 temi molto importanti ritrovabili in tale frangente del Romanzo: il primo è costituito dall’ironia, figura retorica di cui Manzoni fa spesso uso; è individuabile all’inizio del capitolo, con la similitudine tra il curato e Luigi II di Borbone, efficace in questo caso ad evidenziare l'inutilità dei pensieri del curato, che rende qualsiasi questione molto più complicata di quanto essa sia in realtà.
Il secondo riguarda l’importanza della parola, che nel capitolo si presenta come strumento sia di inganno (Renzo nei confronti di Perpetua) che di violenza (don Abbondio nei confronti di Renzo), contraddistinta anche a seconda della forma e del contenuto che gli utilizzatori le conferiscono (da evidenziare il vacuo uso del latinorum da parte del curato per evidenziare la sua – apparente - superiorità).
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