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Capitolo  22 Promessi Sposi - Riassunto (3) Pag. 1
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Sintesi

Riassunto del capitolo 22 dei Promessi Sposi


Il capitolo riprende le vicende del precedente, con il bravo a servizio dell’innominato che dopo aver raccolto le informazioni necessarie comunica al temibile signore che una folla così immensa si sta dirigendo dal cardinale Federigo Borromeo, in zona per una tappa del suo viaggio pastorale.
Il signore si stupisce che un così grande numero di persone sia in viaggio per una sola persona, e intuisce che la motivazione non è utilitaristica (inerente al denaro): infatti, crede che un personaggio di tale calibro venga così apprezzato dato che sa rendere gioiosa e felice la gente.
Perciò si veste con una casacca da militare, imbraccia un paio di pistole, dei pugnali e una carabina, ma prima di uscire in strada vuole far visita un’ultima volta a Lucia; apertagli la porta dalla vecchia servitrice, l’innominato trova la fanciulla distesa a terra, e nel mentre rinnova i comandi all’anziana accenna alla liberazione della stessa Lucia in un futuro molto prossimo.

Quindi, dopo aver anche posto la serva Marta (che nel capitolo precedente era venuta a portare la cena alle 2 donne) e un bravo a guardia della stanza, egli esce dal castello per recarsi dal cardinale; al suo passaggio, nonostante non sia accompagnato da alcuna guarnigione di bravi, tutti i popolani si scansano per aprirgli il cammino e lo riveriscono.
Una volta giunto nella canonica dove si era fermato il cardinale arcivescovo, egli domanda al cappellano crocifero di poterlo incontrare.
A questo punto, il narratore interrompe momentaneamente la narrazione per iniziare una digressione storica introducendo il personaggio di Federigo Borromeo: paragonando tale espediente narrativo a una sosta ristoratrice per un pellegrino stanco e triste, inizia il racconto parlando del cardinale come di un ruscello che nasce puro e alla fine del suo corso si getta in un fiume altrettanto puro.

Si tratta di un uomo che fin dall’infanzia ha mantenuto una certa coerenza tra le sue idee e il suo operato; durante l’adolescenza, però, iniziò a manifestarsi in lui la volontà di farsi prete, seguendo quelle che erano state le orme di suo cugino Carlo, che poi rappresentò per lui un vero e proprio maestro; una volta assunto tale incarico, nonostante i privilegi egli continuò a vivere in umiltà e sobrietà (atteggiamento non condiviso dai parenti) e si impose 2 buoni propositi: quello di diffondere il cristianesimo tra i popolani e quello di dedicarsi ai bisognosi e agli ammalati.
Vengono anche citate le numerose opere pubbliche che costruì con un occhio di riguardo per il prossimo: è il caso della Biblioteca Ambrosiana (la prima a cui si poteva accedere e in cui consultare i manuali gratuitamente, una novità per l’epoca), di un collegio trilingue in cui si potevano apprendere il greco, il latino e l’italiano e una pinacoteca.

Infine, il capitolo si conclude elencando anche i difetti del cardinale stesso: si tratta dell’appoggio che lo stesso diede ad alcuni ideali infondati (su tutti la caccia alle streghe) e alla limitatezza di alcuni trattati che scrisse, che perciò non sono giunti con successo fino ai giorni nostri.
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