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Concetti Chiave

  • Il paesaggio del lago di Como, con i suoi rami e le montagne che lo circondano, è descritto con grande dettaglio, evidenziando la bellezza naturale e la città di Lecco come punto centrale.
  • Don Abbondio, il curato, incontra due bravi mentre torna a casa, i quali lo minacciano di non celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia, suscitando in lui paura e disagio.
  • I bravi sono descritti come malviventi al servizio dei signorotti locali, nonostante le numerose gride dei governatori che mirano a contrastarli senza successo.
  • Don Abbondio è un uomo pavido, più incline a evitare i conflitti e a schierarsi con i più forti, riflettendo la sua mancanza di coraggio di fronte alle ingiustizie del tempo.
  • Perpetua, la domestica di Don Abbondio, lo spinge a denunciare il sopruso subito al cardinale Borromeo, ma il curato teme rappresaglie e rifiuta il consiglio, mostrando la sua indecisione.

Indice

  1. Il Lago di Como e Lecco
  2. Don Abbondio e i Bravi
  3. Le Grida contro i Bravi
  4. L'Incontro con i Bravi
  5. La Società e le Leggi
  6. Don Abbondio e Perpetua

Il Lago di Como e Lecco

Il lago di Como ha due rami e quello che si volge verso sud si stringe fra due catene montuose, acquistando per un breve tratto il corso di un fiume, specie nel punto dove le due rive sono unite dal ponte di Lecco. Poco più a valle il lago torna ad allargarsi e la riva si distende tra il monte di S.

Martino e il Resegone, con un profilo rotto in collinette e piccole valli, mentre tutt'intorno vi sono vigne e campi coltivati. Questo monte si vede anche da Milano e spicca tra gli altri monti. Lecco è la città principale di questa regione ed è sede, al tempo della vicenda narrata, di un castello che ospita una guarnigione di soldati spagnoli, spesso intenti a molestare le donne del luogo e a maltrattare i contadini, quando non depredano i raccolti della vendemmia. Tra le alture e la riva del lago, così come tra le varie colline, si snodano strade che talvolta scendono fra due muri infossati nel suolo e in altri casi si alzano su terrapieni, consentendo a chi vi cammina di vedere un ampio tratto di paesaggio: i luoghi da cui si ammira questo spettacolo sono da ammirare a loro volta, in quanto mostrano il profilo variabile delle cime dei monti che tempera e raddolcisce il carattere in parte selvaggio della natura.

Don Abbondio e i Bravi

Per una delle stradine descritte, la sera del 7 novembre 1628, torna a casa dalla passeggiata don Abbondio, curato di un paesino di quelle terre il cui nome non è citato dall'anonimo, così come non è specificato il casato del personaggio. Il curato cammina lentamente e con fare svogliato, recitando le preghiere e tenendo in mano il breviario, mentre alza di quando in quando lo sguardo e osserva il paesaggio durante il tramonto quando il sole dipingeva i monti di porpora, oppure prende a calci i ciottoli sulla strada. Riapre il breviario e recitò altre preghiere finché giunse ad una curva dove di solito si fermava. Oltrepassata questa, percorre la strada dritta, circa 60 passi, sino a un bivio avente la forma di Y: il braccio a destra saliva verso il monte fino alla casa parrocchiale, l’altra scendeva a valle fino ad un torrente. alla cui confluenza dei due muretti delle vie è posto un tabernacolo, che contiene immagini dipinte di anime del purgatorio con figure allungate e avvolte da fiamme di fuoco: qui, con sua grande sorpresa, vede due uomini che sembrano aspettare qualcuno, il primo seduto a cavalcioni sul muretto e l'altro in piedi, appoggiato al muro opposto della strada. Entrambi indossano una reticella verde che raccoglie i capelli e hanno un enorme ciuffo che cade loro sul volto; portano lunghi baffi arricciati all'insù e due pistole attaccate a una cintura di cuoio; hanno un corno per la polvere da sparo appeso al collo e un pugnale che emerge dalla tasca dei pantaloni, con una grossa spada dall'elsa d'ottone e lavorata. Don Abbondio li riconosce immediatamente come individui appartenenti alla specie dei bravi.

Le Grida contro i Bravi

Ma chi erano in effetti i bravi? L'autore cita una grida dell'8 aprile 1583, emanata dal governatore dello Stato di Milano che minacciava pene severissime contro tutti quei malviventi che si mettevano al servizio di qualche signorotto locale per esercitare soprusi e violenze, intimando a costoro di lasciare la città entro sei giorni. Tuttavia il 12 aprile 1584 lo stesso funzionario emanò un'altra grida in cui si minacciavano pene ancor più severe contro tutti quelli che avevano anche solo la fama di essere bravi, e il 5 giugno 1593 un altro governatore fu costretto a emanarne ancora un'altra con reiterate minacce, seguita da un'altra datata 23 maggio 1598 in cui si ribadivano pene severissime contro i bravi che commettevano omicidi, ruberie e vari altri delitti. La serie interminabile di gride prosegue con un provvedimento datato 5 dicembre 1600 ed emanato da un nuovo governatore di Milano, che minacciava nuovi tremendi castighi contro i bravi (anche se, osserva ironicamente l'autore, quel funzionario era forse più abile a ordire trame politiche e a spingere il duca di Savoia a muover guerra contro la Francia). A quella grida se ne aggiunsero altre prodotte da altri governatori nel 1612, 1618 e 1627, quest'ultima a firma di don Gonzalo Fernandez de Cordova poco più di anno prima dei fatti narrati; ciò basta all'autore a concludere che, ai tempi di don Abbondio, c'erano ancora molti bravi in Lombardia.

L'Incontro con i Bravi

Tornando a don Abbondio, il curato capisce subito che i due bravi stanno aspettando lui, dal momento che al vederlo essi si scambiano un cenno d'intesa e gli si fanno incontro. Il curato si guarda intorno, nella speranza di scorgere qualcuno, ma la strada è deserta; pensa se abbia mancato di rispetto a qualche potente, escludendo di avere conti in sospeso di questo genere; non potendo fuggire, decide di affrettare il passo e affrontare i due figuri, atteggiando il volto a un sorriso rassicurante.

Uno dei bravi lo apostrofa subito chiedendogli se lui ha intenzione di celebrare l'indomani il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, al che il curato si giustifica balbettando che i due promessi hanno combinato tutto da sé e si sono rivolti a lui come un funzionario comunale. Il bravo ribatte che “ questo matrimonio non s’ha da fare, né ora né mai” e don Abbondio tenta di accampare delle scuse poco convincenti con vice mansueta e gentile , finché l'altro figuro interviene con parole ingiuriose e minacciose. Il compagno riprende la parola e si dice convinto che il curato eseguirà l'ordine, facendo poi il nome di don Rodrigo, che riempie don Abbondio di terrore: il curato fa un inchino e chiede suggerimenti, ma il bravo ribadisce l'ordine impartito e intima al religioso di mantenere il segreto, lasciando intendere che in caso contrario ci saranno rappresaglie. Evidenzia anche il fatto che il curato sa il latino. Don Abbondio pronuncia alcune parole di deferenza e rispetto verso don Rodrigo, quindi i due bravi se ne vanno cantando una canzone volgare, mentre il curato vorrebbe proseguire il colloquio entrando in improbabili trattative. Rimasto solo, dopo qualche attimo di sconcerto don Abbondio prende la strada che conduce alla sua abitazione.

La Società e le Leggi

Il curato, evidentemente, non è un uomo molto coraggioso e questa è una misera condizione in tempi come quelli in cui gli tocca vivere, in cui la legge e la giustizia non offrono alcuna protezione contro i soprusi. Le leggi non mancano e sono anzi sovrabbondanti, ma non vengono praticamente mai applicate e l'impunità è profondamente radicata nella società: i malfattori trovano asilo nei conventi, sono protetti dai loro padroni e dai privilegi nobiliari, cosicché le gride minacciano pene che non trovano esecuzione e i delitti si moltiplicano. Gli uomini chiamati a far rispettare le leggi sono impotenti, pavidi o spesso conniventi con i criminali che dovrebbero contrastare, per cui accade non di rado che siano gli uomini onesti e tranquilli ad essere perseguitati dalla giustizia. Alcuni si riuniscono in leghe, associazioni e corporazioni, per scopi leciti o illeciti, ma queste non hanno sempre un grande potere e, specie nelle campagne, un signorotto circondato da una masnada di bravi senza scrupoli può esercitare un dominio quasi tirannico sul paese. Lo stesso nel caso in cui si rifugi in un convento. Le classi sociali, perciò, lottano ognuna per difendere i propri interessi ma anche qui la classe sociale più forte prevaleva.. Don Abbondio non è ricco, né nobile, né coraggioso, quindi ha accettato volentieri in gioventù di diventare prete come volevano i suoi genitori, non per sincera vocazione ma per entrare in una classe agiata e dotata di alcuni privilegi. Non prende mai parte alle contese e, se costretto a prendere posizione, si schiera sempre col più forte; deve ingoiare molti bocconi amari e a volte sfoga il suo malanimo contro gli individui più deboli da cui non ha nulla da temere, criticando sempre aspramente quei religiosi che si battono contro le ingiustizie e le vessazioni. oggi 60 anni. 25 lettori impressioni sul curato. L'incontro coi bravi lo ha sconvolto e ora, mentre torna a casa, pensa come uscire d'impiccio: dovrà dare spiegazioni a Renzo, che sa essere una testa calda, e tra sé inveisce contro lui e Lucia che, a suo dire, hanno il torto di volersi sposare e di metterlo nei pasticci. È irritato anche contro don Rodrigo, che conosce solo di vista e che ha spesso difeso e definito un nobile cavaliere, ma contro il quale ora in cuor suo emette giudizi assai meno lusinghieri. Mentre è immerso nei suoi pensieri, il curato giunge alla sua casa in fondo al paese ed entra richiudendo subito la porta.

Don Abbondio e Perpetua

Il curato chiama la sua domestica, Perpetua, che da anni lo accudisce essendo rimasta zitella e sopportando i brontolii dei suo padrone, il quale a sua volta subisce i suoi. Don Abbondio va a sedersi sulla sua sedia in salotto e Perpetua capisce subito che è sconvolto: gli chiede spiegazioni, ma il curato rifiuta di parlare e chiede del vino, che la serva gli dà non senza qualche resistenza. La donna rinnova più volte le sue richieste, così alla fine il curato si decide a rivelare tutto in quanto desidera confidarsi con qualcuno; Perpetua inveisce contro la prepotenza di don Rodrigo, quindi suggerisce al padrone di informare di tutto con una lettera il cardinale Borromeo, che è noto per la sua onestà e la propensione a difendere i religiosi contro i soprusi dei potenti. Don Abbondio rifiuta l'idea adducendo il timore di ricevere una schioppettata nella schiena, benché Perpetua gli ricordi che i bravi spesso minacciano a vuoto e rimproverando il curato di non mostrarsi abbastanza deciso, attirando su di sé le soperchierie di ribaldi e malfattori. Don Abbondio non vuol sentire ragioni, quindi decide di andare a dormire senza neppure cenare: prende il lume e sale le scale, poi, prima di entrare nella sua stanza, si volta verso Perpetua e le rinnova la preghiera di non farsi sfuggire parola dell'accaduto.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la descrizione del Lago di Como e della città di Lecco nel testo?
  2. Il Lago di Como è descritto con due rami, uno dei quali si stringe tra catene montuose, simile a un fiume, specialmente dove le rive sono unite dal ponte di Lecco. Lecco è la città principale, con un castello che ospita soldati spagnoli che molestano la popolazione locale.

  3. Chi sono i "bravi" e quale ruolo giocano nella storia?
  4. I "bravi" sono malviventi al servizio di signorotti locali per compiere soprusi. Nonostante le numerose grida contro di loro, continuano a operare impunemente, come dimostrato dall'incontro minaccioso con don Abbondio.

  5. Come reagisce don Abbondio all'incontro con i bravi?
  6. Don Abbondio è terrorizzato dall'incontro con i bravi, che gli ordinano di non celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia. Cerca di giustificarsi e promette di obbedire, temendo le conseguenze di un rifiuto.

  7. Qual è la situazione della legge e della giustizia nel contesto descritto?
  8. La legge è inefficace e le grida non vengono applicate, permettendo ai malfattori di agire impunemente. La società è dominata da potenti signorotti e la giustizia spesso perseguita gli onesti invece dei criminali.

  9. Qual è il rapporto tra don Abbondio e la sua domestica Perpetua?
  10. Don Abbondio e Perpetua hanno un rapporto di lunga data, con Perpetua che accudisce il curato nonostante i suoi brontolii. Perpetua cerca di convincere don Abbondio a reagire contro le minacce, ma lui rifiuta per paura.

Domande e risposte

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