Concetti Chiave
- L'alpinismo, secondo Kurt Diemberger, è una sfida interiore e un momento di ascolto, più che un'attività agonistica, poiché la montagna è una creatura viva e mutevole.
- "Gli spiriti dell’aria", pubblicato nel 1994, è un diario di viaggio che racconta le avventure di Diemberger in luoghi remoti come la Groenlandia, l'Arizona e le Hawaii.
- Il libro introduce figure leggendarie dell'alpinismo, come Benoît Chamoux e Reinhold Messner, sottolineando le imprese epiche e i rischi dell'esplorazione.
- Kurt Diemberger è noto per aver scalato due "ottomila" senza ossigeno e portatori, testimoniando un approccio puro e minimale all'alpinismo.
- La vita di Diemberger è caratterizzata da un equilibrio tra il desiderio di esplorazione e l'attaccamento alla famiglia, esplorando vari ambienti naturali.
Gli spiriti dell’aria di Kurt Diemberger
L’alpinismo non è solo uno sport perché la montagna non è lo strumento della nostra attività agonistica ma una creatura viva, in continuo cambiamento, che può diventare nemica e pericolosa, abitata da elementi naturali, o da “spiriti”, come sostiene l’alpinista Diemberger. Scalare un monte è una sfida che deve essere condotta con umiltà, è lotta con se stessi, è prova ed è ascolto, è soprattutto essenzialità: la montagna aguzza lo sguardo interiore e insegna a riconoscere la presenza di Dio… o degli Dèi.
Gli spiriti dell’aria è stato pubblicato a Londra nel 1994 ed è il diario di viaggio di un instancabile esploratore, sempre pronto ad ascoltare i messaggi che gli provengono dalla Natura.
Kurt Diemberger alpinista, esploratore, documentarista, è nato a Salisburgo, in Austria, ma risiede in Italia da molti anni. Ha al suo attivo imprese memorabili come la scalata di due “ottomila” della catena himalayana senza ossigeno e senza portatori: il Broad Peak nel 1957, quando perse la vita il suo amico Hermann Buhl, uno dei più grandi rocciatori di tutti i tempi, e il Dhalaulagiri nel 1960. fa parte di quell’ultima generazione di alpinisti, attivi negli anni Cinquanta e Sessanta, non compromessi con l’industria dello sport e dello spettacolo, che hanno cercato la grande impresa con il minimo uso di materiali artificiali. Diemberger ha anche esplorato foreste, ghiacciai e deserti, conducendo una vita vagabonda, sempre in bilico tra desiderio d’avventura e attaccamento alla famiglia.