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di Mika
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Concetti Chiave

  • L'umanità medievale viveva in un ambiente naturale in costante evoluzione, influenzato da cambiamenti climatici e fenomeni geologici, con le foreste che dominavano il paesaggio e la fauna diversa da quella attuale.
  • Le innovazioni tecnologiche medievali, come l'uso del ferro e l'energia idraulica, hanno migliorato l'agricoltura e l'artigianato, ma la vita quotidiana rimaneva una lotta contro un ambiente spesso ostile.
  • La struttura sociale medievale era divisa principalmente tra contadini, guerrieri e chierici, con ogni gruppo che svolgeva ruoli specifici nella società, in un sistema che rispecchiava l'ordine divino.
  • I cavalieri e la nobiltà vivevano in castelli che non erano solo fortificazioni difensive, ma anche residenze che riflettevano il potere e lo stile di vita privilegiato della classe dominante.
  • La vita cittadina medievale era dinamica, con mercanti e artigiani che animavano le strade e le fiere, mentre le città erano centri di commercio e cultura, protetti da mura e governati da consigli cittadini.

"La vita quotidiana nel medioevo"

di Robert Delort

* Capitolo 1: L'uomo e l'ambiente

* Capitolo 2: Strutture mentali e vita sociale

* Capitolo 3: Coloro che lavorano: i contadini

* Capitolo 4: Coloro che combattono: i guerrieri

* Capitolo 5: Coloro che pregano: i chierici

* Capitolo 6: Il mondo cittadino: mercanti, artigiani, borghesi

Indice

  1. L'ambiente medievale
  2. Uomini e ambiente
  3. La lotta contro la natura
  4. Il nutrimento medievale
  5. Aspetto e salute degli uomini medievali
  6. Il senso del tempo
  7. L'apprendimento dello spazio
  8. La conoscenza del mondo
  9. Comportamenti e atteggiamenti religiosi
  10. La famiglia cristiana
  11. Le condizioni della vita contadina
  12. La vita in paese e a casa
  13. I rapporti sociali
  14. Formazione ed evoluzione della classe cavalleresca
  15. La vita nobile
  16. Gli aspiranti alla perfezione
  17. La chiesa e il mondo
  18. La chiesa tutrice dell'occidente
  19. La vita commerciale
  20. La città e la vita cittadina

L'ambiente medievale

L'ambiente medievale: La vita quotidiana di un qualunque organismo è condizionato dalla natura dell'organismo stesso e dall'ambiente in cui vivono; per quel che riguarda il medioevo si pensa che né l'ambente né l'uomo abbiano subito variazioni fondamentali e che le loro interazioni abbiano solo costituito la trama della storia; ma ciò non è così per fattori abiotici.

Le stesse forme del terreno possono subire gravi modificazioni: terremoti, eruzioni vulcaniche, abissi che si aprono di colpo, slittamento del terreno... Le modificazioni del rilievo sono accelerate talvolta dall'azione delle acque: improvviso sprofondamento di un pezzo di ghiaccio che trascina un pezzo di montagna; innalzamento delle acque che sommergono città e campi... La vita quotidiana nel Medioevo di DelortImportanza fondamentale hanno le variazioni climatiche: per esempio il risalire del fronte polare e delle acque calde che portano il tepore, fa disciogliere la banchisa e i ghiacciai; il livello del mare tende dunque ad aumentare e le coste basse sono invase. La formazione vegetale che copre la maggior parte dell'Occidente è così la foresta. Ma questa foresta non è del tutto simile a quella di cui conosciamo i residui; è nata o ha ripreso vigore nel corso di un periodo fresco ed umido ai tempi merovingi. Ma la foresta "naturale" anche nelle regioni dove è piena di vigore e si rigenera da sé non conserva la medesima composizione: c'è una costante lotta tra le diverse essenze, favorite volta a volta da impercettibile sfumatura climatiche su terreni simili. La variazioni spontanee, o lievemente influenzate dall'uomo, nel predominio delle varie essenze, hanno conseguenze molto importanti: il terreno da cui ricavano questo o quel minerale può essere modificato nella sua composizione, ma soprattutto lo strato di foglie morte, presto decomposte, costituisce la pellicola, di terra vegetale chiamata humus. Perciò, descrivere l'Occidente medievale come un'immensa foresta di querce e di faggi che lasciavano il posto agli abete e ai carpini verso il nord o nelle montagne è una constatazione fondamentale per chi voglia studiare la vita degli uomini in questo periodo. La fauna dell'occidente era perciò leggermente diversa qualitativamente da quella che conosciamo; e la proporzione relativa della specie come il numero egli individui che appartenevano a queste era molto differenti. Le specie più diffuse erano orsi, lupi, linci, cinghiali, ma a differenza di adesso la vita quotidiana è stata in parte una lotta costante contro una natura schiacciate e malconosciuta.

Uomini e ambiente

Uomini e ambiente: Il medioevo ha ereditato dall'antichità un erto numero di tecniche e di arnesi che lasciavano l'uomo meno disarmato del primitivo di fronte al mondo. Le principali risorse dell'uomo erano sempre il ferro e il fuoco. La produzione del metallo, riservata a lungo alle armi, poté essere destinata ugualmente agli strumenti che permettevano di lavorare il legno, e anche a pietra, ma soprattutto la terra. Dall'epoca carolingia si utilizza una vasca di notevoli dimensioni murata al suolo con aerazione naturale da parte dei venti; si aveva quindi un metallo di migliore qualità. La migliore utilizzazione dell'energia idraulica, mulini, natanti, mulini mossi dalla marea e soprattutto mossi dalla corrente o su diga, è forse il progresso più importante che abbia realizzato il medioevo. La conoscenza dei venti marini delle vele e delle strutture marittime ha probabilmente permesso ai normanni di elaborare nel secolo XII un nuovo tipo di mulino: quello a vento che fu molto utile anche per la macinazione del grano. La forma di energia più comunemente impiegata era quella animale e quella fornita dagli uomini stessi. Tuttavia questi sforzi furono più efficaci grazie ad invenzioni semplici ma rivoluzionarie come la carriola o la ruota a cerchione e raggi, guarnita di placche di ferro se non cerchiata. Anche la caccia e ala pesca dispongono di un arsenale molto attrezzato. Gli assalti e i paralleli sfruttamenti dell'ambiente hanno avuto conseguenze fondamentali che sfuggirono spesso al controllo umano; il rinnovamento delle essenze fu affrettato; il massacro preferenziale dei grandi alberi favorì quelli più scadenti; lo sfruttamento della foresta, se da un canto porta molti vantaggi, ha accresciuto il deterioramento del manto vegetale e modificato in parte l'idrografia, il microclima e anche il suolo e il rilievo. La sistemazione dello spazio pone ugualmente il problema delle carreggiate nelle paludi, dei ponti sui corsi d'acqua, dell'utilizzazione dei guadi, della scelta dei valichi. E se il cammino medievale seguì spesso quello romano, il solo esempio dei magnifici ponti sparsi nell'occidente ci ricorda a sufficienza l'entità dello sforzo compiuto a quell'epoca dagli uomini.

La lotta contro la natura

La lotta contro il vento, il freddo, la pioggia, il calore eccessivo e anche contro le bestie, la notte, il malocchio, la natura coi suoi aspetti spaventosi porta, come nei secoli precedenti a costruire case e a istaurare ei climi artificiali. Visto il predominio della foresta il materiale base è il legno; per i castelli eretti sui poggi, per le case, o almeno per il loro colombaio, nelle città, che perciò spesso bruciano; per la capanna di un contadino o un paesano... Le chiese sono spesso di legno; e lo stesso dicasi dei bastioni dei grod polacchi, dell'ossatura egli argini, rinforzati con pioli, della palizzata delle case fortificate e soprattutto sono di legno le armature, le travi che sostengono i pavimenti o il lastrico della strada, le capriate o i travicelli dei tetti, i mobili, molti arnesi o utensili domestici. La tecnica del clima artificiale non è molto progredita, ma sono dei fuochi di legna in via eccezionale di torba, che permettono di migliorare di poco la temperatura ambiente intorno al camino signorile o al focolare rustico. Queste costruzioni proteggono contro l'eccessivo calore dell'estate, se ce n'è bisogno; proteggono abbastanza male dall'umidità e soprattutto dal freddo: correnti d'aria passano attraverso le fragili finestre senza vetro o dei buchi del muro. Vi erano pochi tessuti che evitano il contatto dei muri o dei pavimenti di gelida terra battuta o di pietra, e il riscaldamento generale era insufficiente. L'abito ha certo parecchie funzioni, e quella di difendere dal freddo non è la principale. Tutti vestivano in lungo; si possono appena rilevare alcune sfumature, d'altrocanto funzionali per l'uomo in genere, tanto per il lavoratore e per il guerriero, che portano entrambi durante l'attività un costume più corto e comodo, quanto i nobili che non si devono muovere, portano vestiti di materiali più preziosi. Non ci sono abiti stagionali e si mette lo stesso vestito d'estate e di inverno; perciò si è costretti a sovrapporre parecchi capi di vestiario, e anche se i più intimi non sono molto attillati, gli strati d'aria che li separano sono ottimi isolanti. Il capo esterno, quasi sempre è foderato di pelliccia, ossia del m,material più efficace contro la dispersione del calore, spesso, ma leggero, impermeabile all'acqua ma non all'aria.

Il nutrimento medievale

Il nutrimento elementare dell'occidente medievale, è qualitativamente paragonabile al nostro: i glicidi e gli idrati di carbonio in genere erano forniti dai cereali. Con la farina ottenuta macinando i grani si confezionano pastoni, gallette o pani, grazie al lievito di birra. Lipidi e proteine venivano da alimenti vegetali o animali; poche erano la frutta e la verdura, salvo quelle dei ricchi signori, che nei loro banchetti sfoggiavano anche frutti esotici. Le bevande alcoliche erano diffusissime, soprattutto il sidro e il vino, quest'ultimo considerato come elemento fondamentale per la comunione cristiana, insieme con il pane. La vite era coltivata ovunque il clima lo permettesse anche in Inghilterra, e i vigneti più importanti erano quelli nella zona parigina. In generale vi era una dipendenza troppo grande dai cereali in genere, poiché davano troppi glicidi, poca energia, ma soprattutto perché si veniva a dipendere troppo dal raccolta stagionale e quindi a volte la popolazione aveva problemi di carestia e di sussistenza.

Aspetto e salute degli uomini medievali

Gli uomini nel medioevo: Non abbiamo dati sicuri sull'aspetto dell'uomo medievale, poiché gli studi di ematologia mettono in evidenza miscugli di popolazioni che spesso risalgono alla preistoria. In generale possiamo dire che i caratteri somatici più evidenti sono studiabili scientificamente grazie a documenti ma non grazie allo studio dei morti poiché per caratteri religiosi vi era la presenza dell'inumazione dei cadaveri. Abbiamo molte informazioni sull'alta statura del guerriero germanico, sulla piccola statura dell'Unno mongolo, sul persistere nella Normandia merovingia di popolazioni mediterranee installate fin dall'epoca neolitica, sulla rarità degli invasori germanici nei cimiteri meridionali e così via... Ragioni religiose e psicologiche favorivano il matrimonio e la procreazione. Il matrimoni avevano luogo sia prestissimo che più tardi, soprattutto tra i nobili inglesi. Il matrimonio delle vedove era difficile e poco frequente: anche se il vedovo si risposa il baby-boom era contenuto dalla relativa mancanza di donne in età di essere fecondate e nelle città dl numero dei celibi troppo per metter su famiglia; inoltre la procreazione fuori del matrimonio era punita e le pratiche contraccettive erano probabilmente molto diffuse. Infine il periodo di fecondità di una donna è relativamente breve: ridotto dalla morte di parto o dalla morte del coniuge e forse anche dal fatto che la pubertà cominciava più tardi. Una forte natalità non corrispondeva necessariamente a famiglie molto numerose se le fa da contrappeso una mortalità considerevole dovuta alle condizioni generali dell'alimentazione e dell'igiene e a condizioni particolari che favoriscono lo scoppiare di epidemie e di gravi malattie. Le malattie e le epidemie più diffuse durante tutto il medioevo furono le seguenti: peste bubbonica e polmonare, vaiolo, lebbra, psoriasi, malaria... Inoltre i medici erano poco numerosi e non poteva raggiungere con le loro cure, talvolta scadenti e basati sulla stregoneria, il mondo campagnolo dove vi è una specie di selezione naturale e una lotta per la vita, definita una delle più importanti e tragiche caratteristiche della vita medievale. I fasci di età più tragici e in cui si riscontano il maggior numero di morti sono la nascita, l'infanzia e la pubertà e quindi a 35 una persona si poteva considerare già vecchio: questa popolazione era quindi giovane e ciò portava forti squilibri come il diventar re a 14 anni e sposarsi prestissimo; la morte è quindi vista come un fenomeno del tutto abituale e che spaventa solo quando è fortemente dolorosa o di forte numero, cioè quando vi sono epidemie.

Il senso del tempo

Il senso del tempo: La successione dei tempi è un problema fondamentale di cui l'uomo ha avuto coscienza al più presto, e su cui i filosofi e i teologi hanno prima esercitato il loro ingegno. In effetti è il sole che imprime al tempo il suo ritmo: basta infatti pensare all'alternarsi elle stagioni o del giorno e della notte; questa successione immutabile e perfetta, un frammento di eternità, appartiene a Dio, dunque alla sua Chiesa. Le feste liturgiche costellano infatti i grandi avvenimenti astronomici dell'annata, solstizio, equinozio... Ed è proprio la chiesa che fornisce al popolo un migliore senso del tempo, scandendo la giornata con il rintocco della campane, che hanno nome dai campi dei contadini i quali dividevano il loro tempo ascoltando da lontano il loro suono. Per misurare il tempo vi furono molti macchinari, come per esempio le meridiane o i quadranti solari, tutt'oggi presenti in numerose chiese, ma per la notte o per i giorni senza sole bisognava adottare sistemi più rudimentali come le candele (per esempio 3 candele = una notte...) o le clessidre, in cui il filoni sabbia scendeva lentamente fino alla mattina successiva... Per quel che riguarda i nomi dei giorni della settimana dedicati agli dei romani o germanici è cambiato poco a parte il giorno del sole (sunday) divenuto in latino domenica; altrettanto dicasi per i nomi dei mesi derivati dai nomi latini che riflettono l'anno religioso romano. In compenso i giorni del mese non si indicano più come a Roma secondo le Calende, le none, le Idi, ma si numerano da uno a trentuno, preannunciando l'uso attuale, o annunciano il santo festeggiato in quel determinato giorno.

L'apprendimento dello spazio

L'apprendimento dello spazio: Nemmeno lo spazio era visto, appreso e misurato come ai giorni nostri. Se ne ha un esempio elementare nella straordinaria confusione della metrologia medievale, a un tempo complessa e approssimativa, di cui è impossibile offrire dei rigorosi termini equivalenti. Ogni paesino aveva il suo proprio sistema di misure, derivate in genere dalle misure romane, ma variabili quanto a tipo e grandezze molto diverse dai vicini. Nemmeno la rinascita del commercio internazionale fece adottare un sistema semplice, razionale e generalizzato, e nonostante qualche semplificazione locale i mercanti si contentarono molto naturalmente di una tavola di conversione che oggi ci sembra di una grande pesantezza. D'altra parte le misure campione, di cui in occidente si sono conservate migliaia di esemplari al tempo della loro sostituzione col sistema metrico erano più o meno ben imitate entro i limiti territoriali della loro applicazione e più o meno ben impiegate da coloro che le utilizzavano; di qui una mancanza di precisione del tutto abituale nella misurazione dello spazio. In linea di massima il numero è assai poco conosciuto e ancor peggio maneggiato e non soltanto dalla stragrande maggioranza della popolazione rurale. Non ha sempre il significato che ai giorni nostri. Se si considerano le più grandi opere del medioevo i molti castelli e le chiese non si può non essere colpiti dalla loro mancanza di unità, dallo scarso rigore della loro esecuzione e dal fatto che restano incompiute. Ma questo modo di ragionare e di apprendere il tempo e lo spazio in contrasto con quella che a noi sembra la logica non è necessariamente segno di mentalità imprecisa.

La conoscenza del mondo

La conoscenza del mondo: Questa difficoltà nell'apprendimento e nel dominio dello spazio e del numero o nel ragionamento, derivano solo in parte dalle deficienze della tecnica e della scienza. Quindi è evidente che Dio ha creato il mondo. A seconda del livello della riflessione la maniera in cui l'ha creato può essere considerato in vari modi: pensadolo da tutta l'eternità, traendo dal nulla la materia con cui l'ha plasmato durante i sei giorni biblici; stabilendo le leggi che regolano il corso delle cose. Queste leggi possono essere sospese in qualunque momento dal creatore. Ci sono quattro elementi fondamentali: terra, acqua fuoco, aria, il tutto chiuso come in un guscio d'uovo, in un cielo rotondo, perché la forma rotonda è la migliore, come provano largamente le volte della case e dei ponti, le botti, i tini e le ruote... Il fuoco è un'aria molto secca e risplendente prodotta a volta dall'urto dei venti (lampi), ricade a terra (folgore). L'aria stessa è più o meno spessa a seconda della vicinanza degli elementi pesanti. Sostiene gli uccelli che vi navigano come pesci nell'acqua, fa piegare una verga che vi si brandisca in tutte le direzioni, si mette in movimento sottoforma di vento. L'acqua è rappresentata principalmente dal mare profondo, d vanno a finire i fiumi che però anche ne nascono attraverso le vene della terra, la quale è considerata l'elemento fondamentale, al centro del mondo, attorno a cui girano il cielo, le stelle, i pianeti, e come realtà geografica circondata dal mare circolare, l'oceano, che nutre ed accoglie gli uomini e il loro ambiente. L'attenzione del volgo si rivolge soprattutto all'ambiente immediato, costituito dal mondo minerale, vegetale e soprattutto animale. Quest'ultimo ha segnato un'impronta molto profonda nella mentalità medievale. Il nobile che va a caccia grossa e che alleva cani, cavalli o falconi; il contadino coi suoi animali domestici e i rapaci nocivi che li minacciano; il filosofo che li studia; il chierico che segue il corso dei paragoni biblici.

Comportamenti e atteggiamenti religiosi

Comportamenti e atteggiamenti nella vita quotidiani: La religione che plasma con tanta precisione e condiziona addirittura la visione del mondo, ha anche un influenza fondamentale sul comportamento di ciascun individuo. Ogni serio studio della vita medievale dovrebbe cominciare con l'esposizione non solo del dogma, ma anche della morale cristiana. Il peccato è dappertutto; lo spaventoso inferno è vicino poiché la morte si aggira in ogni luogo. Ricordiamo che il bagaglio elementare del cristiano comporta i 10 comandamenti di Dio, i 12 articoli della fede, eventualmente l'enunciato dei doni dello spirito santo e delle virtù cardinali, e la messa in guardia contro i 7 peccati capitali, teste della bestia dell'apocalisse. La morte per s stessa non stupisce: viene così spesso da essere familiare; è solo transitoria perché il postulato dell'immortalità dell'anima è accettato senza importanti discussioni. Il vero problema era di sapere quali possibilità c'erano di accedere alla vita eterna dopo aver abbandonato la vita terrestre, regno dell'imperfezione, della disuguaglianza, del peccato. La chiesa assicurava che i virtuosi sarebbero andati in paradiso, che le probabilità erano uguali per tutti e che erano più favorevoli per coloro che avevano sofferto e lottato. Il diavolo è un personaggio onnipresente, ben noto e temuto: questo principe delle tenebre si serve di tutti i trucchi possibili per fare il male. Lo si rappresenta certo orribile, alato, munito di artigli, puzzolente, col suo corteo di demoni; ma si sa che è l'astuzia stessa, la tentazione che può assumere gli aspetti più diversi, servi di argomenti speciosi, stillare il suo odio sotto parole irreprensibili, conquistare la fiducia dell'innocente e far vacillare i santi. Il suo fine unico ed evidente è di popolare inferno, per l'eterno tormento dei peccatori. La vita del cristiano senza posa esposta a un simile nemico, è dunque difficile: egli ha proprio bisogno di aiuto degli angeli, di ripetuti miracoli che lo salvino dal dramma e gli restituiscano la fiducia. Ma d'altra parte il diavolo conferisce una temibile efficacia alle pratiche magiche, alla stregoneria: spesso i cristiani si fanno ingannare da maghi, da falsi profeti che compiono pretesi miracoli e tutto ciò che esce dall'ordinario, che stupisce, che non è capito, è considerato soprannaturale. Contro questi riti la chiesa ha dovuto combattere molto, anche se a volte anche questa si schierava dalla loro parte.

La famiglia cristiana

La famiglia cristiana: La base della società germanica è la famiglia, ma una famiglia di tipo particolare, un gruppo sociale fondamentale, molto strutturato, una specie di essere collettivo ben diverso dalla famiglia romana, e questo nonostante una comune origine indo-europea. Nel mondo dei lavoratori, altri tipi di raggruppamento mostrano ugualmente la persistenza di questo bisogno medievale di unirsi, aiutarsi, di dare agli individui il senso della comunità. Ma il trionfo della famiglia ristretta è stato spesso progressivo variabile secondo le regioni: qualche volta retrocede, quando ci sono delle difficoltà, come accese alla fine del medioevo. Ci si può stupire di questo trionfo tardo mentre il sacramento del matrimonio era al centro della dottrina cristiana; ma se nei primi tempi del medioevo, lo schiavo, il coloro fittavolo, il forestiero, colui che si era sposato fuori dal feudo non hanno in genere conosciuto altra famiglia oltre a quella che avevano fondato con la benedizione del prete, spesso sono stati adottati dalla famiglia del loro coniuge; inoltre essi stessi e la maggior parte dei loro figli sono rimasti raggruppati su una stessa terra, in un medesimo luogo, al servizio di uno stesso clan. Il matrimonio cristiano ha tuttavia una duplice caratteristica che lo rende molto più solido degli impegni germanici e soprattutto romani, e accentua quindi la coesione e la stabilità della famiglia ristretta che fonda. E' infatti un sacramento, è indissolubile, è un contratto. In complesso, la situazione della donna nella società medievale è nettamente migliorata nel corso dei secoli. Certo la chiesa la esclude sempre da ogni partecipazione liturgica, da qualunque carica politica: tratta da Adamo, la donna è responsabile della sua caduta; deve quindi obbedire all'uomo e dedicarsi soprattutto alla casa, alla procreazione e all'educazione dei figli, ma viene riconosciuta facilmente uguale all'uomo sul piano spirituale. La donna deve imparare ad avere un contegno bello e semplice; delle povere ragazze possono diventare ricche signore per un matrimonio che hanno così meritato; signorine di nobile nascita restano zitelle o fanno cattivi matrimoni se non hanno buon nome. Durante l'infanzia le bambine dovrebbero guardasi dalle vecchie, spesso lubriche e anche dai ragazzi, perché molte volte è accaduto che ragazzi e ragazze si innamorino fin dalla più tenera età e si uniscano prima di quanto gli altri credano che vi siano portati dalla natura. Sarebbe errato credere che solo le popolane, padrone di casa incaricate dell'alimentazione dei mariti e dell'educazione dei figli, si vedano riconosciuta apertamente una situazione che occupano di fatto nella maggior parte delle società. La logica di questo matrimonio cristiano ha una conseguenza immediata: i bambini. E' probabile che il sentimento provato per il bambino abbia subito, nell'espressione, le stesse costrizioni dell'amore coniugale. In tali condizioni le nascite e le prime settimane di vita, sono causa di grandi gioie; certo, troppo spesso, il bambino non è vitale, muore in breve tempo oppure, nato deforme, e in questo caso considerato un castigo del cielo, rischia di essere soppresso e di essere esposto di notte alla porta di una chiesa accanto ai piccoli bastardi. Ma nel caso che si spera fose il più frequente le matrone che assistono la madre lavano con cura il neonato, la fasciano strettamente e lo depongono nella piccola cesta mobile dove sarà spesso cullato. Insomma i bambini della società cristiana sono in parte protetti; gli aborti, gli infanticidi, le pratiche contraccettive presso gli sposi sono peccato mortale punito e represso e si raccomanda la continenza durante le mestruazioni, per evitare di procrear bambini mostruosi, durante la gravidanza, per evitare di ledere o di schiacciare l'embrione, e durante l'allattamento perché si pensa che il latte materno sia formato dal sangue mestruale e che una fecondazione metterebbe in moto questo sangue portando la morte del lattante. Esiste dunque un amore del bambino e numerose sono le balie a cui vengono affidati con amore, per la grande percentuale di morti infantili.

Le condizioni della vita contadina

Le condizioni della vita contadina: Il lavoro dei contadini dipende in effetti dai mezzi di cui dispongono per agire sull'ambiente naturale. Le condizioni climatiche e il ritmo delle stagioni richiedono piante e animali domestici pressoché adatti alla latitudine e al ciclo vegetativo normale; bisogna scegliere il suolo in funzione della sua fecondità o cercare di migliorare questa fecondità. Al disopra di tutto si pone il problema delle arature delle sementi, dei raccolti, dunque delle tecniche agrarie e dei metodi di coltivazione. In epoca carolingia una proprietà privata reale comporta due falci, due falcetti, qualche pala ferrata, perché il metallo è in primo luogo riservato ai guerrieri. La progressiva istallazione del fabbro nelle campagne è un evento notevole; per la società contadina in seno alla quale questo ricco maniscalco signore del fuoco occupa un posto distinto; ma molto di più per il progresso tecnico che rappresenta. Il pesante aratro di ferro ha portato una rivoluzione su numerosi punti: costoso, pesante non è a portata di tutti. La comparsa e la diffusione di altri strumenti h ugualmente facilitato la vita quotidiana del contadino, come per esempio il torchio, i mulini a vento e a acqua, il frantoio, il torchio... L'uso della forza motrice tradizionale fornita da animali da tiro, è stato a sua volta molto facilitato dalla diffusione delle nuove tecniche. Il pesante aratro poneva per esempio il problema dell'attacco: animali più numerosi, più forti, più rapidi. Si ferrano i buoi si usano se è possibile i cavalli, prima di allora riservati solo esclusivamente alla guerra. Qualunque sia la bestia che tira, lo stesso sistema di trazione va migliorato; il contadino non attacca più il bove per il garrese, ma fissa il giogo sulla sua fronte e sulle sue corna, il che gli permette di utilizzare più efficacemente la sua forza. Per impiegare meglio un numero più grande di animali nel tirare un solo aratro, bisognava utilizzare l'attacco in fila e non quello in linea. La terra per recuperare la propria fertilità deve riposare; il sistema del maggese è dunque molto adottato in occidente. Tuttavia perché questo riposo sia più corto e fruttuoso il contadino cerca di aiutare la natura, aggiungendo del letame o sotterrando delle foglie e facendo pascolare i greggi su quelli che riposano. Il maggese stesso è molto sorvegliato e lavorato; un'aratura arieggia la terra vi nasconde le cattive erbe. Queste pratiche assumono il loro valore quando questa rotazione si fa a libello di una grande proprietà o della terra di un villaggio; tutto lo spazio coltivabile è allora diviso in tre appezzamenti, in ciascuno dei quali il contadino ha delle parcelle; tutte le parcelle dello stesso appezzamento nello stesso anno sono o lasciate a riposo, o seminate del medesimo grano, di inverno o di primavera. I vantaggi sono notevoli i due terzi e non più solo la metà del terreno sono coltivati. Il gregge allevato dai contadini non è qualitativamente diverso da quello attuale; tutte le proporzioni tra le diverse specie sono cambiate parecchio; il pollame comprende innumerevoli specie di galline; non mancano tuttavia il pavone e il cigno; solo il tacchino è sconosciuto. Raro è il bestiame grosso; pochi cavalli prima del secolo XIII, eccetto i grossi possidenti; pochi buoi oltre quelli necessari per turare l'aratro, qualche vacca qua e là, per assicurare la riproduzione, ma il latte è poco utilizzato. Si aggiunga attorno alla famiglia del contadino un certo numero di cani di cui non sappiamo precisamente le razze; i gatti nono erano moto presenti, tranne quelli venuti dall'Egitto, che scacciavano i topi nelle case dei grandi signori.

La vita in paese e a casa

La vita in paese e a casa: Durante tutto il medioevo i centri abitati sono sparsi, di modeste dimensioni e in parte instabili; non sono dei villaggi in senso proprio anche se esistono vaste proprietà capaci di riunire parecchi terreni contadini. Questa trasformazione si è operata attorno a tre poli: il castello, la cinta paesana, la chiesa parrocchiale. Il castello protegge le abitazioni raccolte attorno alla sua altura e le chiude nella sua rete di poteri signorili più o meno costrittivi. La costruzione di una cinta, muro di pietre o semplice palizzata, può pure indicare la volontà dei paesani di raggrupparsi in un centro determinato. Questo tipo di incastellamento, costrittivo per gli uomini pari passo con l'affermarsi della signoria, ma non sempre comporta la costruzione di una casa fortificata. Infine la rete delle chiese parrocchiali è solidamente fissata. Cimiteri e preghiere contribuiscono a riunire i fedeli. Si sono costruite quindi le case e si delineato il parcellare sui resti delle villae dell'alto medioevo, che si tratti della costituzione di piccole proprietà o di terre concesse in sfruttamento dal signore del fondo. Le zone di terreno incolto necessario all'agricoltura estensiva che prevaleva prima, hanno cominciato ad arretrare per essere integrate nei campi arati di un'agricoltura totalmente sedentaria e a tendenza intensiva. Una lenta spinta demografica e una padronanza sempre più sicura delle tecniche agrarie hanno senza dubbio permesso e stimolato un consumo accresciuto e organizzato. Le ripercussioni sono fondamentali: legati fino allora dai soli vincoli di sangue gli uomini hanno dovuto imparare a vivere insieme a comportasi da vicini; la comunità paesana ha potuto costituirsi. Si è creata una nuova rete d'obblighi sostenuta da un nuovo ideale favorevole ad un nuovo punto collettivo: la pace. Dappertutto i contadini annualmente hanno spinto più lontano i loro aratri. Con procedimento anarchico e subdolo hanno preso terre contigue ai loro terreni occupate fino allora da paludi, boschi o sodaglia. Talvolta anche interi villaggi si formano sotto la guida di un signore laico o ecclesiastico o di un'associazione di signori. Si tratta dei dissodamenti più spettacolari e più noti perché hanno lasciato tracce numerose in documentazioni scritte. La gran maggioranza delle terre occidentali si presente allo stesso modo distribuita e organizzata: tre aureole che vanno dalla foresta al villaggio; ai margini del bosco i pascoli, i prati, le terre dissodate o le lande non ancora coltivate dove pascolano le greggi comunali; più vicino le terre cerealicole, coltivate o a maggese e spesso le vigne e i frutteti sulle colline ben esposte; infine il villaggio, circondato dai cortili, dai recinti, dai giardini o frutteti lavorati in permanenza. L'agglomerato cittadino può avere varie forme e la sua distribuzione urbana nelle strade può variare da zona a zona; i modelli più frequenti e di cui i hanno maggiori tracce sono quello a scacchiera, a spina e a strade. In genere la case sono spesso raggruppate senza un ordine preciso attorno la piazza principale dove sorgeva la chiesa, ma il loro numero non è mai molti rilevante, al massimo qualche decina, e fra queste parecchie del medesimo tipo, molto semplice. I materiali più usati erano pietra, argilla, ma soprattutto il legno, ricavato facilmente dalle numerose e grandi foreste, e per questo non abbiamo molte tracce di abitazioni. All'interno della casa le testimonianze maggiori ci indicano letti molto grandi e madie fornite di serrature; tavolo s cavalletti e panche (le sedie erano un lusso); utensili in stagno e metallo oppure in coccio, come le brocche, le caraffe... La vita quotidiana e quella annuale di un contadino si svolgeva scandita dal tempo della natura e dall'alternarsi delle stagioni e dei mesi; anche la vita religiosa era molto importante e erano presenti molte feste, anche oltre a quelle dell'ano liturgico (come sagre, matrimoni, battesimi...) che davano un piccolo segno di allegria a quello che ci può sembrare una vita monotona e triste.

I rapporti sociali

I rapporti sociali: La società contadina ha quindi un certo numero di caratteri generali, soprattutto di ordine economico e materiale, che permettono di coglierne un aspetto complessivo; tuttavia sarebbe arbitrario considerarla monolitica, poiché vi sono varie categorie. Fino all'epoca carolingia ci sono stati degli schiavi rurali nel senso vero e proprio del termine, ossi privi di qualunque libertà rispetto al padrone; non possedevano nulla, vivevano in gruppi vicino al centro di sfruttamento dove risiedeva l'amministratore; potevano abitare capanne distinte, con la compagna e coi figli che appartenevano anche questi al padrone. Ci sono poi anche i contadini schiavi veri e proprio che possono essere venduti, non hanno nessuna personalità giuridica, né civile, né penale, è il padrone che ne è responsabile e giudica il loro talento. Non possono prestar giuramento, perché in caso di spergiuro rischierebbero la mutilazione della mano e questo danneggerebbe il padrone a cui tutto il loro corpo appartiene. Non possono farsi preti, né prender moglie al di fuori della proprietà del padrone, senza il permesso di questo, né prestar servizio militare, né far parte dei tribunali. Anche tra tutti questi schivi rurali vi è una distinzione: schiavi in gruppo dei tempi merovingi o carolingi concentrati attorno alla casa del signore che lavorano sotto la direzione dell'amministratore; schiavi sistemati che due o tre volte alla settimana hanno una vita autonoma sulla parcella in cui vivono; schiavi dei paesi mediterranei nel basso medioevo il prezzo è così elevato che l padrone se ne serve isolatamente, non li opprime con un lavoro che li logorerebbe e li considera come una specie di domestici agricoli. Gli antichi schiavi rurali sono a loro volta gli antenati dei servi che avevano le stesse caratteristiche, cioè la dipendenza, la corvée... Quindi una parte dei contadini che i loro contemporanei consideravano liberi sono dei servi e in certe epoche avrebbero addirittura costituito la maggioranza dell'intera popolazione. Col passare del tempo, si è poi andato formandosi un ceto di contadini di classe sociale media che ovviamente avevano una vita più agiata dei servi e degli schiavi rurali. In generale il signore è un fattore fondamentale per il feudalesimo e tutta struttura sociale della villa si forma attorno a lui; è lui che offre la protezione ai contadini, chiede i tributi, fa pagare i pedaggi, le sue guardie sono più o meno il corpo di polizia della zona ed è lui stesso che spesso decide su dispute tra i vari contadini. Il castello è quindi un luogo importantissimo non solo per la difesa della zona, ma anche per la vita sociale stessa.

Formazione ed evoluzione della classe cavalleresca

Formazione ed evoluzione della classe cavalleresca: La classe dei cavalieri si può definire nata a seguito dei rapporti del feudalesimo che legavano un signore con i suoi vari vassalli. Non vi erano, infatti, solo obblighi materiali ma c'era anche un forte vincolo morale, rappresentato da varie cerimonie come quella dell'investitura e dell'omaggio. Queste consistevano nel far inginocchiare il vassallo e donargli un simbolo del feudo o chiedergli di prestar giuramento per prestargli sempre auto e consiglio. L'aiuto era soprattutto inteso come sostegno militare, ed era una cosa reciproca. In particolare era una specie di mestiere per i cavalieri che dedicavano la loro vita intera all'esercizio delle armi. Un po' alla volta questi cavalieri si fondono con l'antica nobiltà carolingia perché ne condividono i privilegi: guerre, ozi, potere di comando sui contadini, e soprattutto la coscienza di risalire attraverso la genealogia, a un antenato divino ed eroico, fondatore per eccellenza della nobile casa. Così si è costituita quella che è chiamata nobiltà medievale, che trasmette la propria condizione per via di sangue.

La vita nobile

La vita nobile: Qualunque sia il livello della loro fortuna, i nobili si distinguono dagli altri per genere di vita e per una mentalità particolare; per il loro habitat, per gli abiti lussuosi e ricchi, la loro alimentazione abbondante e costosa, perla loro vita di relazione, la vita di corte, i sentimenti che esprimono, la forza dei legami familiari e per le,oro occupazioni, poco produttive e generalmente violente. A lungo si è ripetuto che l'occidente si era rivestito di castelli in funzione delle invasioni o dell'anarchia locale; di fatto né i testi ne le vestigia arrivati fino a noi permettono di affermarlo; in molti casi i castelli comparsi in epoca tarda raggruppano da dieci a trenta o più parrocchie, e, più che popolare l'occidente, vi sono disseminati. Signori di media potenza hanno fatto rialzare un'altura naturale o creare di sana pianta una piccola collina, grazie alla terra accumulata con le corvée contadine, vi hanno fatto costruire una torre di legno, un modesto castello protetto da un fossato, da una palizzata e da una scarpata, una bassa corte adiacente, la traccia di edifici adibiti asd attività proficue e una cappella attestano chiaramente che si tratta di un habitat permanente. Le somiglianze col castello feudale sono dunque sorprendenti, e si capisce che, mentre il castello di pietra costosissimo da costruire, è relativamente raro, l'altura coronata da una torre di legno circondata da pali sia molti comune. Questi castelli tanto diversi presentano almeno due caratteri comuni: sono delle residenze permanenti concepite per essere razionalmente difesa. La funzione difensiva sembra fondamentale per gli elementi che costituivano il castello stesso: presenza di fossati, paludi o scarpate naturali, ponte levatoio, porte blindate, mura molto alte, feritoie, giro di ronda, torri e bastioni... Tuttavia il castello non è unicamente costruito per assicurare un'eventuale difesa contro il nemico o per dominare dall'alto la pianura; è ugualmente concepito per servire da abitazione al signore, alla sua famiglia, ai suoi servitori, e anche ai suoi vassalli e a quanti stanno attorno a loro. Comporta essenzialmente la presenza di una sala e una o più camere. La sala è in genere nel mastio e molto grande perché è lì che siede il signore per amministrare la giustizia, ricevere ospiti, banchettare, chiacchierare, rilassarsi... Accanto alla sala che ha queste funzioni generiche, le altre stanze hanno funzioni precise: camere, per esempio, soprattutto nelle torri, senza camino né altro mezzo di riscaldamento né finestra, con un gran letto munito di cortine, un pagliericcio e lenzuola e coperte; corpo di guardia, caserme, oratorio, latrine; al pianterreno le cucine e le scuderie; al sottosuolo silos, dispense, a volte la prigione e il famoso sotterraneo che raggiunge i dintorni. Al di fuori della cinta si trovava il frutteto ben chiuso, dove il signore amava passeggiare, e dove le dame incontravano talvolta i loro innamorati. Il matrimonio è spesso il risultato di un'intesa fra lignaggi: il signore può maritare le ereditiere minorenni con un candidato di sua scelta, dare il suo parere sul matrimonio di una vassalla o di un vassallo; probabilmente ci sono meno matrimoni d'amore presso i nobili che preso gli altri, il che non significa che questi sacri vincoli siamo meno saldi. Il nobile anche se i suoi mezzi non sempre gli permettono di farsi armare cavaliere, ha come principale occupazione quella di non lavorare e preparasi alla guerra mediante sport violenti. La caccia è a un tempo un eccellente esercizio un gioco appassionante un utile sport, poiché distrugge delle fiere e degli animali nocivi e fornisce alla tavola del signore una ricca dieta carnea che mantiene e aumenta il vigore dei commensali. Orsi, cervi, cinghiali, lepri erano braccati da cani di grandezza e razza selezionate. La muta è uno degli elementi caratteristici della casa signorile, coi suoi addestratori e i suoi canili. La pesca di fiume o di stagno era anch'essa spesso sportiva; così la vera caccia alla lontra, e al salmone, con tridenti, cani, reti zavorrate con piombo. Aggiungasi che i giovani nobili non cacciavano in permanenza; molto spesso seguivano dei corsi di equitazione nella foresta su terreno scosceso o facevano lunghissime passeggiate a cavallo per il solo piacere di cavalcare. Ma il principale addestramento alla battaglia si faceva nei tornei e nelle giostre. Resta difficile precisare la differenza dei due, poiché si alternavano col passare del tempo; in generale si pensa che i tornei fossero raduni di più gente, mentre le giostre si facevano in campana senza la vegetazione alta. Questi spettacoli di origine indubbiamente pagana, riunivano il fiore della cavalleria: una fiera permetteva a tutti i nobili presenti di far mostra della loro generosità. Gli spettatori si ammassavano in palchi, specie di tribune, di anfiteatro che dominava la cinta circondata da lizze di legno o da campi cintati dove si affrontavano i campioni, a squadre regionali o nazionali, oppure individualmente. Attraverso questo il sistema degli ambienti di corte e della vita nobile in genere messa in comune con gli altri, si capisce meglio come si diffondevano in tutta la nobiltà occidentale, le medesime mode, gli stessi giochi e maniere di vivere e di pensare.

Gli aspiranti alla perfezione

Gli aspiranti alla perfezione: In generale vi è la tendenza di mescolare chierici e laici fino all'epoca moderna, anche se la proporzione dei chierici vi è sempre più accentuata; essa riunisce tutti coloro che rinunciano al mondo per servire Dio. Alcuni fanno vita solitaria, e gli eremiti casti, poveri ed umili che popolano i deserti steppici e boscosi sono personaggi ben noti ai contadini che spesso li cibano e vanno a chieder loro consigli, benedizioni, e anche interventi miracolosi; gli eremiti sono ugualmente ben noti ai viandanti smarriti che accolgono e che rimettono sulla strada giusta, dai cacciatori che passano non lontano dalla loro capanna dai tipacci dagli ufficiali forestali che vanno in cerca del miele o del legname da costruzione dai vagabondi, dai briganti, e anche dagli innamorati che rinunciano temporaneamente al mondo esterno. La maggior parte degli aspiranti alla perfezione vive tuttavia in gruppo in una casa comune secondo le prescrizioni di una regola e sotto l guida di un capo. Fra di loro solo una minoranza ha professato, ha abbracciato la condizione perfetta stabilita dalla regola, e sono i professi canonici, monaci, ecc.; alcuni sono stati ordinati sacerdoti ma nessuna regola impone che i professi siano obbligatoriamente ordinati; per secoli essi sono sempre considerati come dei laici. Il capo della comunità è l'abate, designato o eletto dai padri; ha una larga giurisdizione sui professi e sugli altri; gestisce il temporale, spesso considerevole, e a questo titolo gode, in epoca feudale, di una posizione preminente, come signore di numerosi vassalli e contadini; si fa aiutare da tutto uno strato maggiore di familiari: priore, a cui spesso affianca un vice-priore; prevosto, cameriere, tesoriere, infermiere, elemosiniere, cellerario, cantore... La vita quotidiana di questi religiosi dipende dunque da un lato dalla regola adottata, dalla sua applicazione più o meno rigida, e, d'altra parte, dalla situazione locale del monastero: numero dei monaci, ricchezze fondiarie... La presenza di ordini anche mendicanti ha una grande influenza, poiché erano volti all'azione e vivevano nel mondo, in seno alle città, o predicando e confessando lungo le strade, in tutti gli ambienti. Impossibile ricordare la vita medievale senza dare un posto notevole a questi religiosi e in genere a tutti questi monaci ed aspiranti alla perfezione. Rari gli ordini che sono scomparsi nel medioevo; nessuno ha esattamene sostituito quelli che lo avevano preceduti; tutti si sono giustapposti nel corso dei secoli.

La chiesa e il mondo

La chiesa e il mondo: Mentre gli aspiranti alla perfezione separati dal mondo dalle mura del loro convento e dalla varietà delle vite e della condizioni, dalla stretta osservanza della regola, per un pezzo non si sono distinti in vario modi dalla massa dei laici, del personale al servizio della divinità che vive nel mondo si organizza rapidamente in un ordine doppiamente gerarchizzato in base alla capacità o al potere. La stretta gerarchia che regge il clero occidentale deriva in gran parte alla strutture amministrative del basso impero, cioè da quelle che il cristianesimo ha conosciuto quando si è impiantato nel mondo romano; la cellula principale ne era la famosa città antica; un certo numero di città si raggruppava in province, che avevano per capitale una di esse. Il sacerdote della città dipendeva in qualche misura dacolui che vegliava sulla metropoli. Ma col progresso della cristianizzazione e la conversione degli elementi rurali il vescovo non è stato più l'unico sacerdote della città. Consolo è stato circondato, aiutato, consigliato, da un certo numero di chierici che stavano intorno a lui, quelli che costruirono il capitolo della cattedrale; ma soprattutto si sono formate attorno alla città episcopale le nuove cellule elementari della cristianità occidentale, le parrocchie, cui davano vita numerosi chierici. La parrocchia ha una notevole forza di coesione economica, perché, come abbiamo visto, è nata contemporaneamente alla costituzione del villaggio. Talvolta, col progresso dei dissodamenti e la crescita della popolazione una parrocchia troppo grande si divide in nuove parrocchie; il primitivo parroco diventa allora un decano, ha un certo diritto di sorveglianza sui nuovi vicari le cui parrocchie restano raggruppate in un decanato. Parecchi decani si riuniscono in un arcidiaconato e parecchi arcidiaconati formano una diocesi, che molto spesso in luoghi romanizzati corrisponde alla vecchia città e dipende dal punto di vista spirituale dal vescovo, personaggio fondamentale per la chiesa cristiana.

La chiesa tutrice dell'occidente

La chiesa tutrice dell'occidente: I chierici, in apparenza tanto influenzati dai laici al punto da perdere una gran parte delle loro virtù hanno di fatto chiuso tutta la società occidentale nella rete della loro stretta gerarchia, nell'osservanza obbligatoria di un certo numero di riti e di prescrizioni. Hanno del pari sorvegliato e guidato gli sforzi, dosato e verificato l'acquisizione delle conoscenze, mantenuto la divisione della società in ordini voluti da Dio e combattuto aspramente coloro che contestavano un tale monopolio educativo o una tale visione del mondo. La chiesa ha il diritto di giudicare in parecchi casi tutti i cristiani e in tutti i casi i chierici o le persone a loro assimilate; questo tribunale è diverso dagli organi di giustizia laici di cui possono disporre vescovi, abati, capitoli, in quanto signori qualificati all'esercizio di alta o bassa giustizia, in quanto detentori del banno. In primo luogo la chiesa giudicano in foro interno: è censore implacabile di tutti i peccati commessi e, attraverso il tribunale della penitenza, rimette parte della pena dovuta per questi peccati in cambio di una penitenza proporzionata alla loro gravità, da non confondersi con la pena temporale che hanno potuti meritare; un delitto punito materialmente con prigione o con ammenda può richiedere anche un pellegrinaggio o una pubblica penitenza. In certi casi il vescovo o il legato o il papa possono lanciare una scomunica contro il colpevole, che è allora escluso dalla chiesa e dalla società, poiché è privato di tutti i sacramenti che ne sono il fondamento e di ogni contatto con gli altri cristiani. Il foro esterno è investito delle cause perso ali o reali. Sono reputate cause reali tutte quelle che riguardano i sacramenti, i delitti relativi allo spirituale, i testamenti, parecchi giuramenti o impegni, i beni della chiesa, i benefici; causa personali tutte quelle che riguardano un chierico o persona ad esso assimilata. Si capisce così l'incredibile quantità di processi sottratti alla giustizia civile e portati direttamente davanti al vescovo o al giudice vescovile; poiché il matrimonio era un sacramento, tutte le questioni matrimoniali erano di loro competenza; del apri la maggior parte dei casi d'adulterio o infanticidio; e anche la stragrande maggioranza dei testamenti, tutti quelli che comportavano dei pii legati. I beni della chiesa non erano tutti luoghi d'asilo riconosciuti; d'atra parte alcuni erano dei feudi il cui possessore era la chiesa, ma il cui proprietario eminente era un signore laico che cadeva sotto il giudizio del tribunale pubblico; bisognava dunque che quest'ultimo deliberasse in primo luogo sulla qualità del bene prima che si sapesse se il foro poteva esserne investito. Altrettanto accadeva per le decime o per i giramenti perché se prendere a testimoni Dio e i santi avrebbe dovuto normalmente comportare la competenza del foro, il fatto che un tale giuramento fosse alla base dei vincoli vassallatici e della feudalità avrebbe comportato la competenza della chiesa nella stragrande maggioranza delle cause civili o pubbliche. Molti contratti invece erano passati per volontà dei due contraenti al giudice del tribunale vescovile; la chiesa ne era dunque garante e ogni eventuale contestazione doveva essere portata davanti a colui che aveva apposto il suo sigillo sullo scritto. A questo modo non solo l'ordine dei chierici era nettamente distinto dal resto della società cristiana per i suoi privilegi, ma controllava efficacemente attraverso il foro esterno e interno, l'essenziale delle sue attività.

Il mondo cittadino: mercanti, artigiani e borghesi

La vita commerciale

La vita commerciale: L'impero romano ha lasciato in eredità all'occidente medievale una notevole rete di vie lastricate e rettilinee che suggerivano con forza la maggior parte degli itinerari e che furono utilizzate durante tutto il periodo. Accanto a questa strada, delle lastre robuste ma che finiscono solo per fare la loro coesione rendendo la strada impraticabile, eccetto che sui margini, si colloca la strada medievale selciata con ciottoli levigati con la calce, la carreggiata; è più sinuosa della via perché fa parecchie svolte per passare da un certo castello, da una certa abbazia, invece che andare direttamente da una città all'altra. Le strade regie erano le più importante e sono sempre state animate. Vi circolano in primo luogo i grandi di questo mondo che si spostano di continuo non solo per andare da una proprietà all'altra, per consumare le scorte di vettovaglie accumulate dai contadini per il loro signore, ma anche per raggiungere punti qualsiasi, da un'umile capanna alla residenza di un re. Molti vanno a piedi; pochi utilizzano la carrozza o, per lo meno, la vettura con tiro, perché la strada o carreggiata sono troppo dissestate per consentire che un viaggio un po' lungo si svolga con relativa comodità; solo tragitti piccolissimi, parlando in termini chilometrici, vengono coperti al passo indolente di buoi che rendono sopportabili le scosse e permettono di trasportare pesanti derrate; la maggior parte delle persone di media agiatezza, o ricche e potenti, si spostano a dorso d'asino, di mulo, di cavallo. Sulle strade gli animali da sella o da basto sono dunque largamente in maggioranza, anche per certi trasporti di merci, ferrandoli per maggiore forza e minore fragilità. Perciò a causa di questa lentezza generale dei viaggi, l'occidente era immensamente più vasto per i suoi abitanti che il mondo attuale per i loro discendenti. Eccetto che con corrieri straordinari, ci vuole quasi un mese per andare da una parte all'altra del regno di Francia e trenta giorni per andare da Venezia a Bruges passando per la Germania meridionale. La flotta d'acqua dolce non è conosciuta con precisione, salvo in certi casi; per esempio nel caso dei bastimenti che aiutano a scaricare le pesanti navi di mare e che operano il trasferimento delle merci nei porti fluviale maggiori come Amburgo, Lubecca... In genere le navi sono lasciate in riposo durante l'inverno; lasciate sulla spiaggia, ricoperte di un tetto; messe a riparo, ridipinte a primavera ripartono tra le benedizioni e la festa generale; i capitani non sono stati formati in alcuna scuola, non posseggono istruzioni nautiche che, d'altra parte, sarebbero incapaci di leggere; si affidano alla notevole quantità di cognizioni e di esperienze che hanno vissuto e che sono state loro trasmessi oralmente dai precedenti e dai colleghi. I rischi della navigazione ne risultavano ridotti al minimo, ma c'erano; obbligate a passare quasi tutte intorno ai medesimi luoghi, le navi che malmanovravano nei venti e nelle bufere, potevano entrare in collisione le une con le altre. Si aggiungano i bassifondi, scogli affioranti o no, secondo l'ora della marea del nord, ghiacci precoci o persistenti, tempeste e uragani... A questi pericoli naturali se ne aggiungono altri, più terribili, dei predoni, dei pirati, dei corsari, delle navi da guerra; mentre le navi sono fatte per andare alla deriva lunga la costa, i relitti e i sopravvissuti sono saccheggiati dai rivieraschi. Le vie di terra non sono meglio frequentate con la loro massa di signori o cavalieri briganti, di banditi, di fuorilegge, o di soldati in armi. Lo scopo principale di questi banditi di strada non è la distruzione o il saccheggio, ma l'appropriazione delle ricchezze e delle merci. E questo dice l'importanza del commercio nell'animazione e nella vita delle strade. La prima caratteristica del commercio era la presenza di fiere nata nel mercato locale dove l'economia demaniale smaltiva i suoi surplus, dove ci ci si poteva procurare alcuni prodotti artigianali e dove a volte si scambiavano le derrate alimentari in ambito interregionale; alcuni di questi mercati diventarono luoghi di incontri temporanei, a data fissa, delle carovane dei mercanti. L'organizzazione generale di queste fiere poneva diversi problemi; bisognava in primo luogo proteggere sulle vie dell'occidente, tutti quelli che venivano o tornavano con le loro mercanzie e le loro ricchezze, accordar loro un salvacondotto; sorvegliare le transazione e verificare che la sicurezza dei mercanti fosse rispettata durante le fiere; era il compito delle guardie che ebbero un po' alla volta una funzione di giurisdizione contenziosa. Restava anche la questione dei pagamenti; questi non erano regolati immediatamente; dopo le vendite avevano luogo delle compensazioni, una verifica dei conti; chi aveva più venduto che comprato riscuoteva la differenza; chi aveva più comprato la sborsava. Le attività di scambio attirano perciò l'attenzione su un secondo carattere della ripresa commerciale che influenza direttamente la vita quotidiana: l'uso degli strumenti di pagamento e della moneta. Ma se la moneta diffusa dalla città e dai mercanti si afferma sempre di più in campagna rivoluzionando più o meno la vita contadina, per i mercanti si pongono altri problemi, in particolare la difficoltà di trasportare grosse somme sulle strade, di utilizzare monete diverse secondo le regioni in cui si spostano o di riunire somme considerevoli. Il mercante comunque è considerato male dalla chiesa e resta come una specie di fuorilegge; ha una mentalità razionalista di organizzatore metodico, che calcola, computa, prevede, spiega tutto per via di ragione; esige un insegnamento molto diverso da quello che si riceve nelle scuole o nelle università, sotto il controllo dei chierici.

La città e la vita cittadina

La città e la vita cittadina: All'epoca del basso impero l'occidente è disseminato di città; 1200 anni più tardi è pure urbanizzato; tuttavia tra queste due date le città hanno assunto un aspetto completamente diverso, anche se certe hanno conservato la stessa posizione e hanno un numero di abitanti e una superficie paragonabili. La trasformazione è cominciata nel secolo III, sotto l'imperatore Aureliano; la città romana, largamente aperta sulle campagne è stretta dentro una cinta di bastioni spesso tirati su frettolosamente con le pietre degli edifici distrutti. Solo il centro di questa città ha potuto quindi essere protetto e le periferie non difese, spopolate per il decremento demografico e perché i grossi proprietari si sono ritirati sulle loro terre, sono state devastate e abbandonate. L'Italia stessa dove 5 città su 6 sono di origine romana e sedi vescovili, vede un po' alla volta cambiare la loro funzione, la composizione della loro popolazione a anche il loro tessuto urbano. Nel medioevo non sempre è facile distinguere una città da un villaggio, prescindendo dalle città dove si trovano i vescovi, che sono facilmente identificabili. Gli agglomerati devono presentare un certo numero di caratteristiche per essere veramente considerati come cittadini; non si contrappongono in modo assoluto alla campagna, poiché includono numerosi campi, frutteti, giardini, granai, stalle e molti dei loro abitanti continuano a svolgere attività rurali; e nemmeno il muto che li circonda è tipico, perché ci sono dei villaggi fortificati; tuttavia esso separa dalla campagna, protegge dagli attacchi; seleziona gli ingressi delle persone come delle merci, obbliga gli abitanti a stringersi a pigiarsi, soprattutto in periodo di sviluppo demografico o economico, a fare sopraelevazioni, a far più ponti che chiese. Miniature, incisioni, quadri, sigilli, anche meglio delle città medievali quasi intatte che abbiamo conservato, ci mostrano come queste città apparivano alla popolazione: un ammucchiarsi di torri e di campanili all'interno di una solida muraglia, il tutto arieggiato qua e là da numerosi giardini. Le strade erano animate di continuo, dall'alba al crepuscolo, tanto più che la maggior parte dei poveri, dei bambini e delle donne, male alloggiati in abitazioni molte ristrette, vi scendevano a giocare, a chiacchierare con i vicini, a fare qualche spesa, ad ammirare lo spettacolo costantemente offerto dai negozianti, dai clienti, dai signori o dai chierici e dalla folla eterogenea dei passanti. La città non è caratterizzata solo dal suo aspetto esteriore e dalla vita della popolazione che ospita fra le sue mura; ma ancor più, come abbiamo messo in luce, dallo statuto dei suoi abitanti, dal suo diritto che giuridicamente li differenzia da quelli della campagna o da quelli della tradizionale società di classi. Le popolazioni cittadine, minoritarie in un mondo amministrato dal signore, su un suolo che gli appartiene, esercitano tanto attività rurali, pagandogli dei diritti, come parzialmente artigianali o commerciali, versando dei tributi, dei pedaggi, dei telonei; sono sottoposte alla sua giustizia, subiscono l'effetto delle sue guerre e si sentono tanto più isolate in quanto costituiscono dei nuclei densi e dinamici la cui solidarietà è accresciuta dalla muraglia che li pigia gli uni contro gli altri pur proteggendo le loro ricchezze. Una volta riconosciuta l'esistenza del loro comune e dell'assemblea costitutiva e autorizzata la gestione di una parte dei loro interessi, molte di queste città si limitano a farsi accordare e garantire alcuni diritti, il diritto di percepire certe tasse, l'autonomia della bassa giustizia e qualche libertà economica. Dalla più umile alla più facoltosa le città occidentali possiedono così la loro assemblea deliberante e il loro organismo di gestione: il consiglio, diviso talvolta in commissioni specializzate o indipendenti. Entro la cerchia delle sue mura e nel suo distretto cittadino, il consiglio cumula un po' alla volta la maggior parte dei poteri compatibili con quelli che si è riservato il principe; la polizia, per esempio, per regolamentare il porto d'armi, gli assembramenti illeciti, per proteggere la sicurezza delle passeggiate notturne, fare applicare il coprifuoco. Gli obblighi militari sono molto numerosi e pesanti; il cittadino è tenuto a prestare servizio ma può farsi sostituire se il sorteggio lo designa per la mobilitazione; senza di che non potrebbe dedicarsi alle sue normali attività. Per quel che riguarda gli artigiani, si nota fino al secolo XIV un apparente rafforzarsi delle corporazioni, cioè delle associazioni di lavoratori che esercitano lo stesso mestiere e che si impegnano sotto giuramento a osservare le prescritte norme e a rispettare l'autorità dei giurati che esercitano la sorveglianza. Questi mestieri come altre persone giuridiche, avevano una cassa, un sigillo degli emblemi. La loro origine è oscura; nessun legame dimostrabile coi collegia romani; invece notevole influenza, in molti casi, delle confraternite cioè associazioni di carità e mutuo soccorso. In generale il più delle volte il laboratorio è piccolo e serve anche da bottega per lo smercio della produzione; apprendisti e valletti pranzano col maestro e con la sua famiglia per perdere meno tempo; di qui un carattere familiare molto marcato e molto arcaico nei rapporti tra i lavoratori. La divisione interna del lavoro è scarsa: il medesimo operaio fabbrica il medesimo oggetto dalla materia grezza fino alla completa finitura; in compenso è grande a livello di mestiere. Concludendo si può quindi dire che la società medievale era raggruppata per categorie, secondo l'ordine voluto da Dio, e fortunatamente mantenuta ancora nei vari legami delle molteplici solidarietà ne doveva essere definitivamente frantumata.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le principali influenze dell'ambiente naturale sulla vita quotidiana nel medioevo?
  2. L'ambiente naturale nel medioevo influenzava fortemente la vita quotidiana, con variazioni climatiche e geologiche che modificavano il paesaggio e le risorse disponibili. Le foreste coprivano gran parte dell'Occidente, e la fauna era diversa da quella attuale, con specie come orsi e lupi più comuni. Le tecniche ereditate dall'antichità, come l'uso del ferro e del fuoco, aiutavano l'uomo a interagire con l'ambiente.

  3. Come veniva percepito e misurato il tempo nel medioevo?
  4. Nel medioevo, il tempo era scandito principalmente dalla Chiesa attraverso le feste liturgiche e il suono delle campane. Gli strumenti per misurare il tempo includevano meridiane e clessidre, mentre la settimana e i mesi seguivano nomi di origine romana. La percezione del tempo era fortemente legata alla religione e ai ritmi naturali.

  5. Quali erano le principali sfide della vita contadina nel medioevo?
  6. La vita contadina nel medioevo era caratterizzata da sfide legate alle condizioni climatiche, alla fertilità del suolo e alle tecniche agrarie. L'uso di strumenti come l'aratro di ferro e la forza motrice degli animali migliorava l'efficienza, ma la dipendenza dai raccolti stagionali poteva portare a carestie. Il sistema del maggese era comune per mantenere la fertilità del suolo.

  7. In che modo la religione influenzava la vita sociale e mentale nel medioevo?
  8. La religione cristiana aveva un'influenza fondamentale sulla vita sociale e mentale nel medioevo, plasmando la visione del mondo e il comportamento individuale. La paura del peccato e dell'inferno era diffusa, e la Chiesa dettava norme morali e sociali. La famiglia cristiana era centrale, con il matrimonio visto come sacramento indissolubile.

  9. Qual era il ruolo della donna nella società medievale?
  10. Nella società medievale, la donna era esclusa da ruoli liturgici e politici, ma era riconosciuta spiritualmente uguale all'uomo. Doveva dedicarsi alla casa e alla famiglia, ma la sua posizione migliorò nel tempo. Il matrimonio cristiano, indissolubile e sacramentale, rafforzava la coesione familiare, e le donne potevano acquisire status attraverso il matrimonio.

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