Concetti Chiave
- Cicerone era un maestro di retorica e distingueva tra pratica (oratoria) e teoria (retorica) nell'arte del parlare bene.
- Identificava tre tipi di oratoria: giudiziaria, forense ed elogiativa, ognuna con un contesto specifico e un'importanza variabile.
- Le opere principali di Cicerone sulla retorica includono "De invenzione", "Brutus", "Orator" e "De Oratore", ognuna affrontando aspetti diversi dell'oratoria.
- Secondo Cicerone, l'oratoria ha tre obiettivi fondamentali: insegnare (docere), rendere piacevole (delectere) e muovere l'uditorio (flectere), utilizzando stili diversi a seconda delle circostanze.
- Un discorso efficace, per Cicerone, deve essere organico e strutturato in cinque parti: inventio, dispositio, elocutio, memoria e actio.
Cicerone e la retorica
Cicerone si occupò anche di retorica, l’arte del parlare bene. Il retore è colui che insegna ad un oratore l’oratoria, infatti il rapporto tra oratoria e retorica è uguale al rapporto esistente tra pratica e teoria. Cicerone fu un maestro di retorica, interessandosi dei modi migliori esistenti per scrivere ed enunciare un discorso.
Ai tempi di Cicerone, esistevano tre tipi di oratoria:
-giudiziaria (che si faceva di fronte ai giudici per difendere o accusare qualcuno);
-forense (riguardava la politica e si faceva nel foro di fronte ad un pubblico; essa si svuotò di significato dopo la caduta della repubblica);
-elogiativa (che si faceva per lodare qualcuno per le sue azioni; era la meno importante e valutata da Cicerone).
Cicerone parla dell’oratoria nelle seguenti opere:
-“De invenzione” (rimasta incompleta);
-“Brutus” (è una storia dell’oratoria dalle sue origini);
-“Orator” ( in cui Cicerone racconta delle finalità che l'oratoria possiede).
-"De Oratore" (in cui Cicerone racconta di che parti un discorso deve essere composto).
Brutus:
Secondo Cicerone l’oratoria era nata nel V secolo a.C in Grecia, non nell’Attica ma in Sicilia, a Siracusa, come un’esigenza pratica di chi, vivendo in un mondo dove le decisioni importanti appartenevano al popolo, voleva indirizzare le azioni del popolo.
Orator:
Cicerone è convinto che l’oratoria abbia tre fini:
-docere: insegnare; per fare ciò c’era bisogno dello stile attico, poiché l’atticismo era uno stile molto efficace, avendo periodi più brevi e concisi.
-delectere: rendere piacevole un discorso; per fare ciò c’era bisogno dello stile asiatico, poiché l’asianesimo era uno stile “ornato”, ricco di figure retoriche, gonfio e ampolloso.
-flectere: muove l’uditorio a seconda delle argomentazioni mosse, piegare gli animi suscitando forti emozioni; per fare ciò serviva uno stile sublime, coinvolgente ed accattivante.
A seconda delle circostante, secondo Cicerone, era preferibile ricorrere ad uno stile piuttosto che ad un altro.
De Oratore:
Inoltre, per Cicerone, un discorso doveva sempre essere organico, composto dalle seguenti parti:
-inventio: l’inventare, il pensare a quelle che sono le caratteristiche del discorso.
-dispositio: la disposizione delle parti.
-elocutio: lo sviluppo di ogni punto, dare cioè eloquenza alle parti.
-memoria: il ricordare gli elementi da utilizzare, richiamando gli avvenimenti necessari per dare forza al discorso, come ad esempio nominare un auctoritas; erano quindi i dati che rafforzavano l’argomentazione.
-actio: l’azione, cioè la gestualità di cui deve servirsi un oratore che ha bisogno di pause, di cambiamenti di tono, al fine di mantenere l’attenzione dell’auditorio.
Domande da interrogazione
- Quali sono i tre tipi di oratoria descritti da Cicerone?
- Quali sono le opere di Cicerone che trattano dell'oratoria?
- Quali sono i tre fini dell'oratoria secondo Cicerone?
- Quali sono le parti di un discorso secondo "De Oratore"?
Cicerone descrive tre tipi di oratoria: giudiziaria, forense ed elogiativa. L'oratoria giudiziaria si svolgeva di fronte ai giudici per difendere o accusare qualcuno, quella forense riguardava la politica e si svolgeva nel foro, mentre l'oratoria elogiativa era usata per lodare qualcuno.
Cicerone tratta dell'oratoria nelle opere "De invenzione", "Brutus", "Orator" e "De Oratore". Ciascuna di queste opere esplora diversi aspetti dell'oratoria e della retorica.
Secondo Cicerone, l'oratoria ha tre fini: docere (insegnare), delectere (rendere piacevole un discorso) e flectere (muovere l'uditorio suscitando emozioni). Ogni fine richiede uno stile diverso: attico, asiatico o sublime.
Secondo "De Oratore", un discorso deve essere composto da inventio (ideazione), dispositio (organizzazione), elocutio (sviluppo), memoria (ricordo) e actio (gestualità). Queste parti garantiscono un discorso organico ed efficace.