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La lingua dell’interiorità: un movimento che dall’esterno arriva all’interno, es: “Vindica te tibi”. Lavora sull’uso del pronome. Interiorità come unico possesso che si ha, l’unico vero patrimonio. Interiorità anche come rifugio, l’unico luogo dove puoi trovare gioia è l’interiorità. Le forme in cui si esprime l’interiorità, prende una dimensione concreta attraverso il linguaggio metaforico (linguaggio giuridico o economico). La ricerca del colloquio tra anime, intimità con sé e con l’interlocutore.
L’ipotassi connota lo stile di Cesare e Cicerone. In Seneca invece la struttura è
paratattica cioè ci sono proposizioni semplici. Questa concezione riflette la condizione
che questi uomini vivono. Gli uomini riconoscono un punto di complessità ma anche
armonia ed è lo stato. Nello stato l’individuo ha uno scopo e ciò dà una stabilità
esistenziale. Questa concezione si trasferisce nella forma. L’uomo deve cercare di
rimotivare il suo essere simbolo nel mondo. L’uomo si deve chiedere quale è il suo
posto quando viene a mancare lo stato. La scelta stilistica di Seneca è una somma di
frasi quindi una somma di un individuo. Su cosa stanno riflettendo gli uomini. Legate
fra loro con congiunzioni, con l’asindeto, con l’anafora o con l’antitesi. Si cerca di
condensare il pensiero nella singola frase, sottintendendo qualche verbo. L’uso di
strutture brevi che condensano il pensiero, lo a usando il participio futuro. Usa un
aggettivo che dice una qualità in senso sintetico. La singola proposizione è molto
carica di significato.
La lingua dell’interiorità: un movimento che dall’esterno arriva all’interno, es:
“Vindica te tibi”. Lavora sull’uso del pronome. Interiorità come unico possesso che si
ha, l’unico vero patrimonio. Interiorità anche come rifugio, l’unico luogo dove puoi
trovare gioia è l’interiorità. Le forme in cui si esprime l’interiorità, prende una
dimensione concreta attraverso il linguaggio metaforico (linguaggio giuridico o
economico). La ricerca del colloquio tra anime, intimità con sé e con l’interlocutore.
Il tono della predicazione è differente dalla lingua dell’interiorità. L’intento è quello
di dare un insegnamento e lo fa usando degli imperativi. Cerca di guidare
l’interlocutore, vuole portare passo passo l’altro nel percorso di crescita. L’altro
elemento è l’anafora accompagnata da un climax, sottolinea l’antitesi oppure con la
forma additiva cioè ripetitiva. La sorpresa: bisogna sorprenderlo affinché non
dimentichi l’insegnamento in latino è il fulmine ad clausa. In una serie di cola l’ultimo
può essere più condensato cioè fatto da più parole. Introdurre una variatio che rompa
l’ordine sintattico cioè una frattura, la variatio di Seneca non lavorava sulla sintassi ma
è il cambiamento introdotto o dall’ordine retorico, è un cambiamento nel ritmo non
nell’ordine sintattico. Una variatio retorica per formare gli individui che sono
nell’universo. L’uso delle preposizioni non ordinarie, “Intus” per lo stato in luogo. Uso
poetico non del linguaggio ordinario. La figura etimologica cioè che hanno la stessa
radice (sedersi sulla sedia). Seneca cerca il rapporto con il lettore, al centro non c’è la
sua figura ma il lettore e il modo per poterlo condurre nel percorso di crescita e il
lettore, al centro non c’è la sua figura ma il lettore e il modo per poterlo condurre nel
percorso di crescita e miglioramento.
“Dio è in noi” Epistulae 41
Si lega all’idea che la natura ha bisogno di noi. La fiammella di logos è Dio
dell’universo, dentro di noi e a quel punto sono Dio se mi comporto facendo prevalere
la bona mens. Così, con il Dio immanente, anche la libertà l’uomo se la dà da solo,
risponde solo a sé stesso. Il principio divino ha bisogno dell’uomo. L’uomo appartiene
a questo divino. È un Dio nell’uomo e dell’uomo, è della natura. C’è questo ideale di
perfezionarsi. La bona mens non la devi chiedere agli altri. L’uso dei pronomi personali
per esprimere il concetto che dobbiamo chiederci le cose. La natura è così
straordinaria, ti fa pensare a una divinità.
Commento “La divinità mette alla prova i migliori” De providentia 4,7-8
Logos che ordina l’universo, se c’è ordine perché le avversità colpiscono una persona
buona? Le avversità dovrebbero essere punizioni per chi se le merita. Le avversità non
devono essere viste come sanzioni ma come una palestra di allenamento e come sono