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Seneca, Lucio Anneo - Stile Opere Pag. 1
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Sintesi
L’ipotassi connota lo stile di Cesare e Cicerone. In Seneca invece la struttura è paratattica cioè ci sono proposizioni semplici. Questa concezione riflette la condizione che questi uomini vivono. Gli uomini riconoscono un punto di complessità ma anche armonia ed è lo stato. Nello stato l’individuo ha uno scopo e ciò dà una stabilità esistenziale. Questa concezione si trasferisce nella forma. L’uomo deve cercare di rimotivare il suo essere simbolo nel mondo. L’uomo si deve chiedere quale è il suo posto quando viene a mancare lo stato. La scelta stilistica di Seneca è una somma di frasi quindi una somma di un individuo. Su cosa stanno riflettendo gli uomini. Legate fra loro con congiunzioni, con l’asindeto, con l’anafora o con l’antitesi. Si cerca di condensare il pensiero nella singola frase, sottintendendo qualche verbo. L’uso di strutture brevi che condensano il pensiero, lo a usando il participio futuro. Usa un aggettivo che dice una qualità in senso sintetico. La singola proposizione è molto carica di significato.
La lingua dell’interiorità: un movimento che dall’esterno arriva all’interno, es: “Vindica te tibi”. Lavora sull’uso del pronome. Interiorità come unico possesso che si ha, l’unico vero patrimonio. Interiorità anche come rifugio, l’unico luogo dove puoi trovare gioia è l’interiorità. Le forme in cui si esprime l’interiorità, prende una dimensione concreta attraverso il linguaggio metaforico (linguaggio giuridico o economico). La ricerca del colloquio tra anime, intimità con sé e con l’interlocutore.
Estratto del documento

L’ipotassi connota lo stile di Cesare e Cicerone. In Seneca invece la struttura è

paratattica cioè ci sono proposizioni semplici. Questa concezione riflette la condizione

che questi uomini vivono. Gli uomini riconoscono un punto di complessità ma anche

armonia ed è lo stato. Nello stato l’individuo ha uno scopo e ciò dà una stabilità

esistenziale. Questa concezione si trasferisce nella forma. L’uomo deve cercare di

rimotivare il suo essere simbolo nel mondo. L’uomo si deve chiedere quale è il suo

posto quando viene a mancare lo stato. La scelta stilistica di Seneca è una somma di

frasi quindi una somma di un individuo. Su cosa stanno riflettendo gli uomini. Legate

fra loro con congiunzioni, con l’asindeto, con l’anafora o con l’antitesi. Si cerca di

condensare il pensiero nella singola frase, sottintendendo qualche verbo. L’uso di

strutture brevi che condensano il pensiero, lo a usando il participio futuro. Usa un

aggettivo che dice una qualità in senso sintetico. La singola proposizione è molto

carica di significato.

La lingua dell’interiorità: un movimento che dall’esterno arriva all’interno, es:

“Vindica te tibi”. Lavora sull’uso del pronome. Interiorità come unico possesso che si

ha, l’unico vero patrimonio. Interiorità anche come rifugio, l’unico luogo dove puoi

trovare gioia è l’interiorità. Le forme in cui si esprime l’interiorità, prende una

dimensione concreta attraverso il linguaggio metaforico (linguaggio giuridico o

economico). La ricerca del colloquio tra anime, intimità con sé e con l’interlocutore.

Il tono della predicazione è differente dalla lingua dell’interiorità. L’intento è quello

di dare un insegnamento e lo fa usando degli imperativi. Cerca di guidare

l’interlocutore, vuole portare passo passo l’altro nel percorso di crescita. L’altro

elemento è l’anafora accompagnata da un climax, sottolinea l’antitesi oppure con la

forma additiva cioè ripetitiva. La sorpresa: bisogna sorprenderlo affinché non

dimentichi l’insegnamento in latino è il fulmine ad clausa. In una serie di cola l’ultimo

può essere più condensato cioè fatto da più parole. Introdurre una variatio che rompa

l’ordine sintattico cioè una frattura, la variatio di Seneca non lavorava sulla sintassi ma

è il cambiamento introdotto o dall’ordine retorico, è un cambiamento nel ritmo non

nell’ordine sintattico. Una variatio retorica per formare gli individui che sono

nell’universo. L’uso delle preposizioni non ordinarie, “Intus” per lo stato in luogo. Uso

poetico non del linguaggio ordinario. La figura etimologica cioè che hanno la stessa

radice (sedersi sulla sedia). Seneca cerca il rapporto con il lettore, al centro non c’è la

sua figura ma il lettore e il modo per poterlo condurre nel percorso di crescita e il

lettore, al centro non c’è la sua figura ma il lettore e il modo per poterlo condurre nel

percorso di crescita e miglioramento.

“Dio è in noi” Epistulae 41

Si lega all’idea che la natura ha bisogno di noi. La fiammella di logos è Dio

dell’universo, dentro di noi e a quel punto sono Dio se mi comporto facendo prevalere

la bona mens. Così, con il Dio immanente, anche la libertà l’uomo se la dà da solo,

risponde solo a sé stesso. Il principio divino ha bisogno dell’uomo. L’uomo appartiene

a questo divino. È un Dio nell’uomo e dell’uomo, è della natura. C’è questo ideale di

perfezionarsi. La bona mens non la devi chiedere agli altri. L’uso dei pronomi personali

per esprimere il concetto che dobbiamo chiederci le cose. La natura è così

straordinaria, ti fa pensare a una divinità.

Commento “La divinità mette alla prova i migliori” De providentia 4,7-8

Logos che ordina l’universo, se c’è ordine perché le avversità colpiscono una persona

buona? Le avversità dovrebbero essere punizioni per chi se le merita. Le avversità non

devono essere viste come sanzioni ma come una palestra di allenamento e come sono

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