Conflittualità del reale: l'uomo greco
La tragedia rappresentava un momento importante per ogni singolo individuo che partecipava alla spettacolo con tutto se stesso. L'evento teatrale era collegato a un evento religioso, in modo particolare al culto del dio Dioniso. Lo spettatore era totalmente coinvolto con la mente e l'anima.
Conflittualità del reale: l’uomo greco apprese ad esorcizzare il rischio e il sentimento della frustrazione, scaricandone le tensioni nella forma artistica della tragedia. Gli riuscì di oggettivare il mistero dell’insuccesso, della rovina e della condanna. L’azione è la conseguenza di una decisione e una scommessa sull’ignoto. L’ignoto assume la figura della divinità e gli dei sono gli arbitri ultimi dell’umano agire, la scelta fra due alternative è soltanto un inganno. Una sola via si apre davanti all’individuo, ed egli è forzato a seguirla.
Sovrapposizione di passato e presente: l’eroe del mito decide e agisce in un’attualità che corrisponde al tempo reale degli spettatori. La sua esistenza rientra nel tempo concluso del mito, in cui essa ha ricevuto una storia preliminare e definitiva. L’eroe imprigionato nella gabbia della simultaneità dei tempi (tratto distintivo della struttura tragica), si trova nell’impossibilità di evadere da ciò che prescrive il suo mito.