LauraMara
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Le Rane

Sono l'ultimo successo della sua carriera. Il tema politico è apparentemente secondario è quello che domina è il tema letterario ossia un giudizio sulla tragedia attica: esprime un giudizio sui grandi autori del teatro attico. A questo tema è funzionale la parodia del viaggio degli inferi. C'è una parodia della discesa di Dioniso agli inferi.
Le rane sono quelle che popolano la palude del fiume Acheronte e che accolgono Dioniso con il suo servo Xantia (il biondo).

Ritroviamo molto del mondo dei vivi nel mondo del morti: Aristofane non riponeva molte speranze nel mondo dei vivi.

Prologo : è appena morto il grande Euripide, Dioniso rappresentato nelle vesti di un cittadino Ateniese decide di scendere all'ade per riportare in vita il suo autore prediletto. È accompagnato da Xantia che gli fa da spalla buffonesca. Il dio per spaventare i guardiani degli inferi si trasveste da Eracle e il travestimento ricopre un ruolo comico. Il coro delle rane è il primo a tentare di fermare il suo cammino. Il coro però subito dopo la parabasi cambia identità e si trasforma in un coro di iniziati che celebrano i culti misterici. Quanto al seguito del fammi io di Dioniso esso è costellato da una serie di incidenti, nell'incontro con i mostri dell'ades. Prima si imbatte nel famoso Caronte, poi incappa in un mostro femminile caro al l'immaginario popolare, è un Dioniso molto umano che ora fa lo spavaldo, ora invece si fa cogliere da attacchi di panico, il dio se la fa addosso e il servo lo pulisce con una spugna. Due ostesse credendolo Eracle per via del suo travestimento lo aggrediscono, Dioniso con il suo servo si imbatte in un irascibile portiere e avviene una gara di frustate tra il dio e il servo. Esaurito il motivo della parodia del motivo della discesa agli inferi si giunge al cuore della commedia. Il regno dei morti non è in pace perché vi ha suscitato un gran scompiglio una baruffa sorta tra Eschilo e Euripide. I due si contendono il titolo di miglior attore tragico. Aristofane non si è dimenticato di Sofocle, semplicemente è sempre stato un tipo Genitile, non scontroso, si pone il limite di rientrare ad Eschilo solo se si prenderà il primato dell'agone. Sofocle rimane in disparte e il cozzo avviene tra Euripide e Eschilo. Eschilo è visto come il rappresentate del buon tempo antico, Euripide è visto come uno scellerato che ha causato il declino del teatro tragico. I due si affrontano scegliendo come giudice della contesa proprio Dioniso e chi altrimenti se non il dio della poesia drammatica.
Qui ha luogo l'agone della commedia dove i due si affrontano. Euripide rimprovera a Eschilo l'ampollosità del suo linguaggio. Eschilo riprova ad Euripide La colpa di aver avvicinato troppo il solenne mondo della tragedia alla realtà quotidiana, il linguaggio dei personaggi è quello dei marcati della piazza. I suoi re somigliano a straccioni coperti di cenci. Le sue ironie sono delle vere e proprie donnacce. Non mancano critiche dal punto di vista stilistico, viene criticata la ripetizione di parole.
Aristofane fa di Eschilo il rappresentante di un teatro tragico impegnato a migliorare lo spirito civico di Atene. Euripide è presentato come un autore alla moda.
Nella parabasi che rompe con l'illusione scenica Aristofane porge consigli su come uscire dal difficile momento politico. Nello scontro tra i due poeti Euripide ha la peggio è d Eschilo prevale, non tanto per le sue qualità artistiche, ma poiché è l'unico che è in grado di porgere consigli alla città su come risollevarsi dalla situazione in cui sono caduti. Eschilo è stato il maestro di una generazione leggendaria. Dioniso quindi cambia idea e lascia Euripide negli inferi e porta con se Eschilo tra le grida di gioia di coloro che hanno assistito all'Agone.

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