
Si sente dire spesso che molti dei lavori del futuro devono ancora essere inventati. Ma anche quelli tradizionali, già esistenti, sono destinati a cambiare volto. La tecnologia, infatti, non aiuta solo a sperimentare cose nuove.
Realtà aumentata, intelligenza artificiale, 3D e materiali hi-tech possono mettersi al servizio delle persone e rendere più agevoli mestieri e professioni. Così le grandi aziende investono, sperimentano, coinvolgono gruppi di ricerca in progetti innovativi che possono migliorare la vita delle persone; anche sul lavoro. La chiave di tutto è soprattutto una: sicurezza.Per capirlo basta farsi un giro tra gli stand della Maker Faire Rome 2017, la più grande fiera sull’innovazione d’Europa. Ogni anno, nei padiglioni della manifestazione, si può capire in anticipo quali sono le tendenze seguite dagli innovatori. E quest’anno, forse mai come in passato, ai primi posti c’è proprio la salute associata al mondo del lavoro. Una delle iniziative più interessanti messe in campo per la “Maker Faire – The european edition” e sicuramente quella di Eni, portata avanti in collaborazione con il MIT di Boston, il leggendario Massachusetts Institute of Technology, un laboratorio da cui negli ultimi anni sono uscite invenzioni che stanno facendo storia.
Lavoro più sicuro grazie alla tecnologia
I ricercatori del MIT Design Lab hanno infatti sposato il progetto “Augmented Health and Safety” (Salute e Sicurezza Aumentate). Un pacchetto di quattro strumenti dall’aspetto avveniristico ma con finalità molto concrete e piantate a terra. L’obiettivo è semplice: dimostrare che un drone, un dispositivo wearable (indossabile), un congegno hi-tech non sono oggetti fini a sé stessi ma possono trovare applicazione quotidiana. Anzi, possono diventare addirittura fondamentali per migliaia di lavoratori. In particolare per quelli esposti ai pericoli.Dalla testa ai piedi, ogni parte del corpo è protetta e monitorata. Una garanzia in più, soprattutto per chi è esposto a materiali esplosivi o infiammabili oppure a temperature molto alte o molto basse. Il Deep Vision Shield sembra più un casco da robot che studiato per lavorare. Ma è un concentrato di tecnologia ‘buona’: attraverso sensori incorporati ultraleggeri e miniaturizzati raccoglie i dati provenienti dall’ambiente circostante (aria, luce, rumore) e i dati sullo stato di salute (ad esempio, disidratazione) di chi lo indossa; rendendoli immediatamente disponibili all’interno del casco grazie ad un sistema di Realtà Aumentata. In più, è in grado di fornire una protezione attiva, prevenendo traumi e imprevisti, grazie a materiali intelligenti, ideati proprio per la prevenzione dell’uomo.
Indumenti all'avanguardia
Con gli ‘Active Glove’, invece, è proprio il caos di dire che, per una volta, ‘buttare le mani avanti’ conviene: i sensori posizionati sotto questi guanti hi-tech rilevano pericoli nelle vicinanze (come, ad esempio, superfici calde o presenza di campi di alta tensione); ‘spie digitali’ flessibili e miniaturizzate che avvisano l’operatore.La maglietta e i calzari ‘Sensing suit’, invece, garantiscono la conservazione dei parametri biomedici ottimali. La prima monitora temperatura corporea, frequenza cardiaca, idratazione e respirazione; assicurando comfort termico sia in ambienti molto caldi (raffreddando l’epidermide quando supera una certa temperatura) sia in quelli particolarmente freddi (fornendo un isolamento pressoché assoluto). Le calze, si ‘preoccupano’ di evitare che i piedi si congelino.