
Il 13,1% delle imprese italiane ha già inserito in organico - o prevede di farlo a breve - personale specificamente dedicato alla gestione delle tecnologie di intelligenza artificiale.
In prospettiva, sono oltre 686mila i nuovi ingressi di lavoratori con competenze digitali avanzate previsti nei prossimi anni: il 12,4% del totale delle assunzioni programmate, secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confartigianato, contenute nella ricerca “I pionieri dell’AI”.
Più in generale, l’indagine mostra come nel 2024 oltre 181mila imprese abbiano già introdotto soluzioni legate all’IA nei propri processi produttivi o gestionali.
Una quota pari all’11,4% delle imprese attive nei settori non agricoli, che conferma una crescita costante e diffusa dell’adozione di queste tecnologie nel tessuto produttivo italiano. Ecco i principali risultati emersi dalla ricerca.
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Servizi in testa, ma anche la manifattura accelera
A guidare l’avanzata dell’IA sono le aziende del comparto Servizi, dove il tasso di adozione tocca il 12,6%, seguite dalle imprese manifatturiere (8,8%) e da quelle delle Costruzioni (7,7%). Ma il vero salto di qualità si registra nei settori ad alta intensità digitale: informatica e telecomunicazioni (33,4%), finanza e assicurazioni (24,7%), servizi avanzati alle imprese (22,0%).
Nel manifatturiero, a farsi traino sono i comparti più innovativi - chimica, farmaceutica, raffinazione (16,3%), elettronica e dispositivi medici (14,2%) - mentre i settori più tradizionali, come legno-arredo o ceramica, restano ancora sotto la soglia del 10%.
L’artigianato che non ti aspetti
Sorprende, però, la vivacità della componente artigiana. Anche le piccole imprese, spesso a conduzione familiare, riescono a integrare soluzioni intelligenti nei propri processi produttivi o gestionali.
Su 181.652 imprese pioniere, quasi 35mila sono artigiane, pari al 19,3% del totale. Nelle Marche l’incidenza tocca il record del 27,5%, seguite da Veneto (24%), Sardegna (23,4%), Bolzano (23,3%), Emilia-Romagna e Toscana (23,1%).
Lombardia locomotiva dell’innovazione
Sul piano territoriale, la Lombardia conferma la propria leadership con 32.080 imprese pioniere, seguita da Lazio (17.669), Campania (17.221), Veneto (15.507) ed Emilia-Romagna (13.649).
La cosa interessante è che la grande maggioranza di queste imprese - 177.887 su 181mila - è composta da micro e piccole realtà, a conferma che l’intelligenza artificiale non è più una prerogativa delle big tech o dei colossi industriali, ma un’opportunità accessibile a chiunque abbia la capacità di sperimentare.
Cybersecurity e marketing digitale: dove si usa l’IA
Ma come viene applicata, concretamente, l’intelligenza artificiale nelle imprese italiane? La funzione più diffusa riguarda la cybersicurezza (22,1%), seguita dall’analisi documentale (18,3%) e dalla gestione delle relazioni con i clienti (CRM, 14,9%).
Sul fronte dei processi interni, l’IA è ormai parte integrante della gestione economico-finanziaria (41,9%) e del marketing digitale, promozione ed e-commerce (35,4%).
Il nodo delle competenze
Resta però un ostacolo cruciale: la mancanza di competenze. Più della metà dei profili richiesti dalle imprese è oggi difficile da reperire, con punte di criticità in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Toscana.
Eppure, senza personale qualificato - data scientist, analisti, sviluppatori, esperti di etica e governance dei dati - la corsa all’IA rischia di rallentare.