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I giovani italiani potranno andare in pensione a 71 anni, età tra le più alte in Europa

La storia dei cervelli in fuga non sembra destinata a concludersi. In questi tempi di crisi finanziaria, infatti, sempre più numerosi sono i giovani neolaureati e non che decidono di trovare fortuna all’estero.

Tra le mete europee predilette ci sono la Svizzera, la Germania, la Gran Bretagna, l’Olanda e i Paesi scandinavi, ma rientrano nelle destinazioni anche luoghi ben più lontani, come gli USA e l’Australia. Uno dei problemi fondamentali alla base delle assunzioni all’estero sta nella redazione del curriculum che risulta, spesso e volentieri, mal compilato o addirittura incomprensibile. Vediamo perché.

Attenti alle traduzioni

Una candidatura perché venga compresa anche oltre i nostri confini deve, necessariamente, essere compilata in lingua inglese. Infatti è abbastanza assurdo pretendere di essere assunti inviando curricula in italiano. Tuttavia non bisogna semplicemente tradurre, ma anche cercare di convertire i dati adeguandoli al sistema in auge nel Paese in cui si cerca lavoro. Una parola che ricorre frequentemente nelle candidature è “doctor”, perché in Italia il diploma di laurea regala questo titolo. Ma se da noi “dottore” è un semplice sinonimo di laureato, all’estero “doctor” ha tutt’altro significato. Riportare inoltre il voto di laurea in centesimi (es. 100/110) o quello di diploma in sessantesimi significa fornire un’informazione non decifrabile: è necessario, pertanto, convertire la valutazione nell’equivalente inglese ad esempio. Lo stesso vale anche per la tipologia di laurea (specialistica, triennale, magistrale): all’estero, infatti, verranno utilizzate altre definizioni.

Formato Europass?

A quanto pare anche il formato Europass genera perplessità e dubbi di comprensione ai recruiter. Infatti si tratta di una tipologia di curriculum troppo estesa e ricca di informazioni spesso inutili. Perché una candidatura venga selezionata e letta deve risultare coincisa e chiara ed evidenziare i dati necessari. Inoltre, frequentemente, all’estero sono richieste anche lettere di presentazione che sottolineino la motivazione del candidato. Per questo, il mancato invio di tale importante elemento della candidatura, può tradursi in esclusione immediata.

Presentare l'ateneo: sì, ma senza esagerare

Inutile, addirittura dannoso, dilungarsi nella presentazione dell’università frequentata. Infatti i nostri atenei sono pressappoco sconosciuti all’estero, e non vantano la gloria che possiedono all’interno del nostro Paese. Questo vale anche per la grandi Università. Le uniche ad essere un po’ note sono quelle storiche, come quella di Bologna, i Politecnici di Milano e Torino, oltre alle private Bocconi e Luiss. Ma questo non significa che una laurea conseguita in uno di quest’ultimi atenei rappresenti un bigliettino da visita o il pass verso il posto di lavoro.

Chiarezza

Insomma ciò che conta per fare in modo che la candidatura vada a buon fine, è un curriculum breve, leggibile e compilato in considerazione del sistema vigente nel Paese estero di riferimento.
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