Anna___04
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Concetti Chiave

  • Kierkegaard sottolinea l'importanza della scelta individuale per raggiungere la felicità, opponendosi a visioni che cercano sintesi tra virtù e felicità.
  • Critica Hegel ponendo l'accento sull'individuo, sostenendo che la libertà umana è un mare di possibilità che genera angoscia.
  • Descrive tre stadi dell'esistenza: estetico, etico e religioso, ognuno separato da un abisso, con la fede come soluzione ultima all'angoscia esistenziale.
  • L'angoscia è centrale nel pensiero di Kierkegaard, vista come il sentimento della possibilità e una condizione necessaria per avvicinarsi alla fede.
  • L'attimo rappresenta il contrasto tra la verità divina e la non verità umana, con il Cristianesimo visto come un evento storico senza testimoni privilegiati.

Indice

  1. Kant e Schopenhauer: virtù e felicità
  2. Kierkegaard e la filosofia della scelta
  3. L'angoscia e la libertà umana
  4. Gli stadi della vita secondo Kierkegaard
  5. La fede e la disperazione

Kant e Schopenhauer: virtù e felicità

Per Kant non si può raggiungere contemporaneamente virtù e felicità, quindi postula un mondo in cui esse coincidono.

Per Schopenhauer, avendo una visione pessimistica che tutto è male, e che il nostro mondo è un pendolo che oscilla tra noia e dolore, non è possibile la felicità. L'unica felicità è l'ascesi (o nirvana).

Alla fine de Il mondo come volontà e rappresentazione per il saggio il nulla è tutto, per i comuni il tutto è nulla.

Kierkegaard e la filosofia della scelta

Per Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo e fautore del pensiero aut-aut, e quindi della filosofia della scelta, "la scelta giusta è quella che rende felici". L'angoscia è il sentimento che scaturisce dalle possibilità di scelta, l'angoscia continua a seguirci anche dopo la scelta, ma l'uomo che non sceglie è destinato ad essere infelice. Scegliere significa determinare la forma della propria vita, e se questo può sembrare spaventoso, sicuramente quando si compie la migliore scelta non si ha bisogno di farsi domande, lo si intuisce subito.

Per Kierkegaard non c'è sintesi, ma c'è la scelta, e tra un modo di vivere e un altro c'è un abisso senza continuità. Per lui non è la ragione o lo spirito a vivere, ma l'uomo singolo che fa le sue scelte.

L'angoscia e la libertà umana

Kierkegaard polemizza l'idealismo romantico e mette il singolo al primo posto. L'uomo è un essere singolo che deve scegliere tra alternative inconciliabili e quindi la libertà umana è vista come un mare di possibilità, quasi tutte dannose per l'uomo. Si ha quindi angoscia e l'uomo si sente paralizzato di fronte al nulla.

C'è sempre un abisso tra l'uomo e Dio, ovvero il finito e l'infinito, non c'è conciliazione.

Per lui l'idealismo abolisce l'individuo, la vita umana non è fatta di gradi e astrazioni, che di fatto non sono mai totali.

È l'individuo che vive le esperienze, irripetibili. Le questioni umane sono unicamente imputabili a scelte e azioni del singolo.

Gli stadi della vita secondo Kierkegaard

Per il filosofo esistono tre stadi: la vita estetica, etica e religiosa. Tra questi tre stadi non c'è continuità, non c'è un passaggio continuo, ma tra l'uno e l'altro c'è un abisso.

Il primo stadio è quello della vita estetica: l'uomo vive nell'attimo, irripetibile. Solo quando l'uomo si abbandona all'angoscia, rompe l'involucro dell'estetica e fa un salto. La vita etica è rappresentata dal marito, che può essere felice nel matrimonio. Questo stadio però comporta una scelta, e quindi l'accettazione anche dei lati negativi della vita etica. Subentra l'angoscia, e quindi il salto nella vita religiosa, simboleggiata da Abramo, che obbedisce al comando divino. C'è un rapporto assoluto con l'assoluto. La fede è paradosso e scandalo: Dio che è infinito diventa finito e mortale quando muore tramite suo figlio sulla croce, per gli uomini. Kierkegaard evidenzia la condizione angosciosa esistenziale dell'uomo. Infatti prima di compiere una scelta prova angoscia, il puro sentimento della possibilità.

L'avvenire per il filosofo lo vede negativo perché le possibilità sono tante e spesso negative, tranne quando l'uomo si avvicina alla fede.

La fede e la disperazione

L'angoscia mette in contatto l'uomo col mondo, la disperazione mette in contatto l'uomo con se stesso.

Quando l'uomo non vuole essere se stesso si dispera.

La disperazione è una malattia mortale che può essere guarita dal rapporto con Dio. Lo scandalo del cristianesimo è quindi l'uomo singolo davanti a Dio.

Anche nella fede l'uomo deve sempre scegliere.

Dio è la verità, mentre l'uomo vive nella non verità. L'uomo non può trarre da sé la verità.

Il Cristianesimo è un fatto storico particolare che non ha testimoni privilegiati.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la visione di Kierkegaard sulla felicità e la scelta?
  2. Kierkegaard crede che la felicità derivi dalla scelta giusta, nonostante l'angoscia che accompagna il processo decisionale. L'uomo che non sceglie è destinato all'infelicità.

  3. Come critica Kierkegaard l'idealismo di Hegel?
  4. Kierkegaard critica l'idealismo di Hegel mettendo l'accento sull'individuo e le sue scelte, sostenendo che l'idealismo abolisce l'individuo e che la vita umana non è fatta di astrazioni.

  5. Quali sono i tre stadi dell'esistenza secondo Kierkegaard?
  6. I tre stadi dell'esistenza sono la vita estetica, etica e religiosa. Tra questi stadi non c'è continuità, ma un abisso che richiede un salto esistenziale.

  7. Qual è il ruolo dell'angoscia nella filosofia di Kierkegaard?
  8. L'angoscia è il sentimento che scaturisce dalle possibilità di scelta e mette in contatto l'uomo col mondo. È una condizione esistenziale che precede la scelta.

  9. Come Kierkegaard vede il rapporto tra l'uomo e Dio?
  10. Kierkegaard vede un abisso tra l'uomo e Dio, con la fede che rappresenta un paradosso e scandalo. L'uomo deve sempre scegliere, anche nella fede, per avvicinarsi a Dio.

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