Concetti Chiave
- Il problem solving è una tecnica versatile per risolvere problemi, basata su fasi di analisi e creatività, non su intuizioni improvvise.
- Le fasi del problem solving includono analisi della situazione, definizione di obiettivi SMART e valutazione di soluzioni passate.
- È cruciale evitare azioni controproducenti e considerare l'effetto farfalla, valutando i possibili effetti collaterali delle soluzioni.
- Affrontare grandi sfide richiede suddividere i problemi in piccoli step e applicare la tecnica dello scalatore per pianificare retroattivamente.
- Il metodo di problem solving di Bruno Munari nel design enfatizza la scomposizione del problema e la creatività per soluzioni innovative.
Problem solving step by step
Cos’è il problem solving?
Il problem solving è una tecnica per risolvere problemi e raggiungere obiettivi. È un metodo standard e versatile, applicabile ad ogni settore (design, gestione d'impresa, crescita personale, etc.): ogni situazione è diversa dall'altra, ma lo strumento di risoluzione dei problemi può essere lo stesso.Nel problem solving, la soluzione non si trova grazie ad un improvviso colpo di genio, ma si ricerca attraverso una serie di fasi basate sull'analisi e sulla creatività.
La creatività non è un'abilità innata e non riguarda esclusivamente l'ambito artistico: è la capacità di combinare elementi già esistenti per creare qualcosa di nuovo. Può essere migliorata attraverso la pratica e l'esperienza.
Quali sono le fasi?
1. Analisi della situazione di partenza: definire il punto di partenzae / o il problema da risolvere, aiuta a stabilire il percorso verso
l'obiettivo. È difficile orientarsi senza informazioni su dove ci si
trova.
È fondamentale rispondere alle seguenti domande:
I. In cosa consiste il problema?
II. Chi coinvolge?
III. Come funziona?
IV. Dove si verifica
V. Quando si verifica?
n.b. Il perché del manifestarsi di un problema non deve per
forza essere indagato.
In alcuni casi potrebbe intralciare o sviare la ricerca,
facendo perdere tempo ed energia.
2. Definizione dell'obiettivo da raggiungere: stabilire e visualizzare
la situazione ideale o risolta, aiuterà a definire gli step necessari
per realizzarla. È difficile capire quale strada percorrere se il
punto di arrivo non è stato deciso.
È importante che l'obiettivo finale stabilito sia SMART, ovvero:
- Specific (specifico);
- Measurable (misurabile);
- Achievable (realizzabile);
- Relevant (rilevante);
- Time bound (con una precisa durata o scadenza).
Alcune tecniche utili:
- comporre una mood board con immagini, fotografie e
parole chiave, che rappresentano la situazione ideale;
- la tecnica del "fare finta", consiste nel fingere di aver già
raggiunto l'obiettivo, così da visualizzare come sarà la
situazione una volta risolto il problema.
3. Analisi delle tentate soluzioni, ovvero le soluzioni già
sperimentate da altri: sono riproducibili e adeguate al caso?
È importante ricordare che ogni situazione è diversa dall'altra, per
cui una soluzione di successo potrebbe fallire se applicata in un
contesto differente.
In caso vi sia la necessità di personalizzare le soluzioni di successo
o di trovarne di nuovo si può ricorrere alla tecnica del
brainstorming.
Attenzione alle soluzioni paradosso, ovvero a quelle strategie che
appaiono efficaci quando invece peggiorano il problema.
es. Evitare di parlare in pubblico perché si ha paura non risolve il
problema. Potrebbe anzi alimentare la paura stessa.
4. Stabilire cosa non fare: individuare le azioni controproducenti,
che porterebbero a un peggioramento della situazione attuale o
ad un allontanamento dall'obiettivo.
5. Considerare l'effetto farfalla: "Si dice che minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo."
Secondo questa teoria una piccola modifica delle condizioni iniziali può avere grandi ripercussioni su tutta la situazione e stravolgere completamente il risultato finale.
Nel caso del problem solving, la soluzione ad un problema può avere ripercussioni positive e / o negative su altri elementi, più o meno correlati.
Può quindi comportare dei benefici secondari (oltre a quelli principali derivati dall'aver risolto il problema) ma anche degli effetti collaterali.
È importante confrontarli prima di procedere perché effetti collaterali significativi potrebbero causare l'insorgere di nuove problematiche, magari peggiori di quelle appena risolte.
Esempio banale: dimagrire quando si è sovrappeso può comportare l'effetto collaterale di dover restringere i propri abiti, ma i benefici sulla salute sono tali da poter tranquillamente trascurare questo inconveniente.
6. Dividere le grandi sfide in piccoli step: questa fase viene dal detto "Come si mangia un elefante? Si mangia un boccone alla volta”. Questo significa che anche i problemi più grandi, per quanto sembrino insormontabili, si possono risolvere dividendoli in problemi più piccoli, da affrontare uno per volta.
7. Tecnica dello scalatore: stabilire il percorso a ritroso, dalla cima alla base, ovvero definire il piano d'azione partendo dal punto finale a quello iniziale.
Questo ribaltamento di prospettiva aiuta a pianificare al meglio le proprie mosse, perché evita di bruciare le tappe per la fretta di giungere a destinazione.
Lavoro individuale o in gruppo?
Se il lavoro viene svolto individualmente, è bene chiedere un parere esterno, così da evitare di essere offuscati dalle proprie convinzioni.
Se il lavoro viene svolto in gruppo, si hanno più punti di vista a disposizione ma è bene trovare un accordo, una soluzione ottimale per tutti.
Il problem solving applicato al design
Il maestro Bruno Munari, nell'opera "Da cosa nasce cosa" (1981), descrive una procedura simile a quella del problem solving, che il designer seguiva nello sviluppo e nella progettazione di prodotti.
Le principali fasi previste sono:
1. Definizione del problema;
2. Scomposizione del problema in parti più piccole;
3. Raccolta e analisi dei dati;
4. Creatività per elaborare le possibili micro-soluzioni ai micro-problemi;
5. Combinazione e sperimentazione delle possibili micro-soluzioni individuate;
6. Elaborazione dei modelli (possibili soluzioni finali);
7. Verifica e selezione dei modelli (in base a funzionalità e validità);
8. Disegni costruttivi ufficiali;
9. Prototipi;
10. Prodotto finale.
Il metodo di Munari segue fasi precise e ordinate ma non pretende di essere definitivo: è comunque flessibile, adattabile alle varie situazioni e aperto a miglioramenti.
Domande da interrogazione
- Cos'è il problem solving e perché è importante?
- Quali sono le fasi principali del problem solving?
- Come si definisce un obiettivo efficace nel problem solving?
- Qual è il ruolo della creatività nel problem solving?
- Come si applica il problem solving nel design secondo Bruno Munari?
Il problem solving è una tecnica per risolvere problemi e raggiungere obiettivi, applicabile in vari settori. È importante perché fornisce un metodo strutturato basato su analisi e creatività, piuttosto che su intuizioni improvvise.
Le fasi principali includono l'analisi della situazione di partenza, la definizione dell'obiettivo, l'analisi delle soluzioni tentate, la determinazione di cosa non fare, la considerazione dell'effetto farfalla, la divisione delle sfide in piccoli step e l'uso della tecnica dello scalatore.
Un obiettivo efficace deve essere SMART: Specifico, Misurabile, Realizzabile, Rilevante e con una precisa durata o scadenza. Tecniche come la mood board e il "fare finta" possono aiutare a visualizzare l'obiettivo.
La creatività è la capacità di combinare elementi esistenti per creare qualcosa di nuovo. Non è innata e può essere migliorata con la pratica. È fondamentale nel problem solving per elaborare soluzioni innovative.
Bruno Munari descrive un processo simile al problem solving nel design, che include la definizione del problema, la scomposizione in parti più piccole, la raccolta e analisi dei dati, la creatività per micro-soluzioni, la combinazione e sperimentazione, e la verifica e selezione dei modelli.