Concetti Chiave
- I primi versi del canto sottolineano l'insufficienza della ragione umana per comprendere i grandi misteri, evidenziando la necessità della rivelazione divina.
- Virgilio rappresenta l'astratta Ragione, caratterizzata da umanità e drammaticità, che si confronta con il suo ruolo di guida e la sua natura diafana.
- La spiegazione di Virgilio sui corpi ultraterreni introduce l'idea che la ragione umana non può percorrere le vie divine e deve accettare i suoi limiti.
- Virgilio riflette malinconicamente sull'incapacità dei grandi pensatori, come Aristotele e Platone, di raggiungere la verità suprema a causa dei limiti umani.
- Il canto critica la presunzione di conoscere il destino ultraterreno degli altri, mostrando la bontà divina che supera i giudizi umani.
Indice
Introduzione
I primi 45 versi del canto costituiscono una variazione del tema dell'insufficienza della ragione umana a penetrare i grandi misteri, e della conseguente necessità per l'uomo di rimettersi alla rivelazione. Questo nuovo monito all'umiltà è posto in bocca proprio a Virgilio, cioè alla Ragione stessa, della quale tuttavia è poco prima riaffermata l'insostituibilità ("e come sare' io sanza lui corso?..."). Il canto rievoca grandi eventi contemporanei al poeta, vicini biograficamente a lui; è intriso - come sempre quando egli tocca argomenti che gli stanno particolarmente a cuore - di echi classici (Manfredi è insepolto e tali possono essere considerati tutti gli scomunicati, che non potevano essere sepolti in terra consacrata).Astratta Ragione - il personaggio di Virgilio
L'astratta Ragione è qui un uomo, rappresentato, come non mai prima, con forte intensità drammatica. Per quel recupero di umanità che caratterizza tutto il Purgatorio, Virgilio è presentato subito, nei primi versi, nella sua misura umana: anche lui si era lasciato trascinare dalla musica di Casella, trascurando così per un momento il suo dovere di maestro e di guida: ora se ne muove egli stesso rimprovero; e riacquista subito la sua dignità anche esteriore, lasciando la fretta che l'onestade ad ogn'atto dismaga.Il poeta poi immagina che Virgilio spieghi a Dante come, essendo egli rivestito, come tutto gli esseri oltremondani, d'un corpo aereo, questo è diafano e quindi non dà ombra: spiegazione a rigore non necessaria, dopo l'episodio del tentativo vano di abbracciare Casella (Purgatorio II 76-84); ma che serve per introdurre la variazione che s'è detta: Virgilio infatti aggiunge che questi corpi aerei possono tuttavia sofferir tormenti, caldi e geli; ma come questa avvenga, Dio non vuol ch'a noi si sveli: è pazzo, o sciocco, chi crede che la ragione umana possa percorrere la infinita via seguita da Dio: l'uomo deve contentarsi di sapere che le cose sono, non pretendere di conoscerne l'essenza e la meta ultima: se avesse potuto vedere tutto da solo, non sarebbe stata necessaria la rivelazione.
Desiderio di giungere alla verità suprema
Ma il discorso di Virgilio non finisce qui: egli pensa malinconicamente ai grandi spiriti del passato, Aristotele, Platone, sui compagni del Limbo, e anche a sé stesso; proprio per l'insufficienza dei loro mezzi umani, per quanto di eccezione, son destinati a desiderare vanamente, in eterno, di giungere alla verità suprema, a Dio.E' stato bene osservato da molti che questa dichiarazione dei limiti della ragione posta qui all'inizio del canto non è senza segreto legame con l'episodio che lo chiude, di Manfredi: tutti, anche e soprattutto le più alte gerarchie della chiesa, credono che egli, morto scomunicato, sia dannato, e invece è salvo, per la suprema bontà di Dio che nessun uomo, neppure un papa comunicatore, può pretendere di pregiudicare.
La polemica, a parte la scomunica, si estende anche verso la comune degli uomini che credono di conoscere la sorte ultraterrena degli altri uomini: un tema che sarà sviluppato in Paradiso XIII 139-142.