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Concetti Chiave

  • La luce divina di Dio è descritta come penetrante e risplendente sull'universo, variabile in intensità a seconda della perfezione delle creazioni che la accolgono.
  • Dante racconta la sua esperienza nell'Empireo, dove la luce divina è massima, e sottolinea l'incapacità umana di descrivere pienamente tali visioni mistiche.
  • Nella terza cantica, Dante vive un'esperienza religiosa mistica, unendosi a Dio in un'estasi che trascende i limiti della conoscenza umana e della memoria.
  • La Commedia è definita una "visione" che attribuisce verità assoluta alla materia trattata, riflettendo la fede religiosa di Dante e la complessità della sua esperienza ultraterrena.
  • Dante invoca Apollo per ricevere ispirazione poetica necessaria a descrivere l'esperienza paradisiaca, riconoscendo la sfida di esprimere l'ineffabile in termini umani.

Indice

  1. La Luce Divina
  2. Esperienza Mistica di Dante
  3. Sfida Poetica e Invocazione

La Luce Divina

La luce gloriosa di Dio, colui che è la causa prima e il motore di tutto il creato, penetra e risplende sull’universo, in misura maggiore in un luogo e minore in un altro (a seconda che la cosa creata è più o meno perfetta e quindi più o meno disposta ad accogliere in sé la luce divina).

Io fui nell’Empireo, il cielo che riceve in maggior quantità la luce divina, e vidi cose che colui al quale è consentito di ritornare da là in terra, non è capace, (poiché non se ne ricorda) né può (perché ogni parola sarebbe inadeguata) descrivere;

perché avvicinandosi a Dio, che è oggetto del suo desiderio, la nostra mente si addentra così profondamente (nella sua conoscenza), che la memoria non può seguirla.

Esperienza Mistica di Dante

I versi 5-9 hanno il compito di introdurre il lettore nella mutata dimensione spirituale della terza cantica, dove Dante vivrà un'esperienza religiosa di carattere mistico. Canto    1 Paradiso - Parafrasi articoloTrascesi i modi di una normale esistenza e superati i limiti posti ad ogni umana conoscenza, il Poeta si accosta e penetra nella vita trinitaria, percependo Dio e unendosi a Lui in uno slancio sublime di amore, nel quale la creatura perde coscienza di sé, occupata e dominata dalla presenza della divinità. Un'ulteriore testimonianza del fatto che Dante sta parlando dell'« excessus mentis», dell'« uscita da sé » propria dei mistici, è da cercarsi nel richiamo (versi 73-75) al passo di San Paolo, nel quale l'apostolo rivela di essere stato rapito al terzo cielo (il paradiso) e di aver udito "parole ineffabili, che non è dato all'uomo di poter esprimere" (Il Corinti XII 2-4). Accanto a questa e ad altre testimonianze dell'Antico e del Nuovo Testamento occorre ricordare che, nel Medioevo, la letteratura mistica latina vantava nomi quali quelli di San Bernardo, di San Bonaventura, di Riccardo di San Vittore, che continuavano e sviluppavano il filone mistico della letteratura patristica latina. "Visione" è il termine con il quale la Commedia è comunemente definita, e con esso si vuole sottolineare "il valore di assoluta verità che lo scrittore attribuisce alla sua materia: verità assicurata, quanto all'assunto pratico, dalla saldezza dell'ideologia; quanto alla concezione generale del tema, dalla fede religiosa, che gli permette di conferire all'esperienza dell'oltremondo una pienezza di realtà non inferiore e non diversa da quella con cui accoglie i dati dell'esperienza terrestre; e quanto infine ai particolari, dall'ampiezza e dalla minuzia degli elementi attinti a un patrimonio di cultura, unitariamente rivissuto nelle sue componenti classiche e medievali-(Sapegno). Limitato al Paradise, tale termine ha un'accezione ancora più profonda, perché siamo di fronte alla « visione » del divino che prende possesso dell'umano, Da qui la preoccupazione, nel Poeta, di avvisare, fin dall'inízio, che quanto egli viene descrivendo è solo un tentativo di esprimere ciò che, per sua natura, è inesprimibile (vidi cose che ridire né sa né può chi di là su discende): infatti la facoltà espressiva risulta inadeguata per queste altezze speculative (cfr. Convivio III, III, 15; Vita Nova XXI), e la memoria - che è facoltà più limitata rispetto a quella intellettiva non è in grado di ritenere perfettamente quanto la creatura ha visto e sentito nel momento di mistica unione con Dio (Epistola XIII, 78 e 83-84). Sulla difficoltà della traduzione del suo trasumanar (verso 70) nei termini sensibili e razionali del linguaggio, Dante ritornerà frequentemente nel corso della terza cantica: rilevare lo sforzo continuo di concretizzare un'esperienza che è al di sopra di ogni umana esperienza (Epistola XIII, 78), è compito che la critica, dal periodo romantico in poi, si è proposto come fondamentale. Tuttavia quel tanto della visione del paradiso che io non ho potuto tesoreggiare nella mia memoria, sarà ora argomento della mia poesia.

Sfida Poetica e Invocazione

O eccellente Apollo, riversa in me tanto della tua virtù poetica per l’ultimo lavoro (la terza cantica), quanta tu ne richiedi per concedere l’ambito titolo di poeta.

Fino ad ora mi è stato sufficiente l’aiuto delle Muse; ma adesso mi è necessario affrontare l’ultimo argomento con il soccorso di entrambi.

Il satiro Marsia osò sfidare Apollo ad una gara musicale, con il patto che il vincitore avrebbe potuto fare ciò che avesse voluto del vinto. Essendo stato superato nella prova, il satiro fu legato dal dio ad un albero e scorticato (Ovidio - Metamorfosi VI, 382-400).

O divina potenza, se ti concedi a me tanto che io possa esprimere la tenue immagine del paradiso che è rimasta impressa nella mia memoria, mi vedrai venire al tuo diletto alloro, e incoronarmi poi di quelle fronde di cui l’arduo argomento e il tuo aiuto mi renderanno degno.

Così di rado, o padre (dei poeti), si colgono le foglie dell’alloro per il fatto che trionfi o un imperatore o un poeta, e ciò è colpa e vergogna dei pervertiti desideri degli uomini.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato della "Luce Divina" nel contesto del testo?
  2. La "Luce Divina" rappresenta la gloria di Dio, che penetra e risplende sull'universo in misura variabile a seconda della perfezione delle cose create. Dante descrive l'Empireo come il cielo che riceve la maggior quantità di questa luce.

  3. Come viene descritta l'esperienza mistica di Dante?
  4. L'esperienza mistica di Dante è un viaggio spirituale che trascende i limiti umani, avvicinandosi a Dio e unendosi a Lui in un atto sublime di amore. È un'esperienza che va oltre la memoria e le capacità espressive umane.

  5. Quali riferimenti storici e letterari supportano l'esperienza mistica di Dante?
  6. Dante fa riferimento a San Paolo e alla letteratura mistica medievale, citando figure come San Bernardo e San Bonaventura, per sottolineare la natura mistica e l'ineffabilità della sua esperienza.

  7. Qual è la sfida poetica che Dante affronta nella terza cantica?
  8. Dante invoca Apollo per ottenere la virtù poetica necessaria a descrivere il paradiso, riconoscendo che l'aiuto delle Muse non è più sufficiente per affrontare l'ultimo e più arduo argomento della sua opera.

  9. Qual è il significato dell'invocazione ad Apollo nel contesto del testo?
  10. L'invocazione ad Apollo rappresenta la richiesta di ispirazione divina per esprimere l'esperienza del paradiso, un compito che Dante considera al di sopra delle capacità umane e che richiede un aiuto superiore.

Domande e risposte

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