Concetti Chiave
- La luce divina di Dio è descritta come penetrante e risplendente sull'universo, variabile in intensità a seconda della perfezione delle creazioni che la accolgono.
- Dante racconta la sua esperienza nell'Empireo, dove la luce divina è massima, e sottolinea l'incapacità umana di descrivere pienamente tali visioni mistiche.
- Nella terza cantica, Dante vive un'esperienza religiosa mistica, unendosi a Dio in un'estasi che trascende i limiti della conoscenza umana e della memoria.
- La Commedia è definita una "visione" che attribuisce verità assoluta alla materia trattata, riflettendo la fede religiosa di Dante e la complessità della sua esperienza ultraterrena.
- Dante invoca Apollo per ricevere ispirazione poetica necessaria a descrivere l'esperienza paradisiaca, riconoscendo la sfida di esprimere l'ineffabile in termini umani.
La Luce Divina
La luce gloriosa di Dio, colui che è la causa prima e il motore di tutto il creato, penetra e risplende sull’universo, in misura maggiore in un luogo e minore in un altro (a seconda che la cosa creata è più o meno perfetta e quindi più o meno disposta ad accogliere in sé la luce divina).
Io fui nell’Empireo, il cielo che riceve in maggior quantità la luce divina, e vidi cose che colui al quale è consentito di ritornare da là in terra, non è capace, (poiché non se ne ricorda) né può (perché ogni parola sarebbe inadeguata) descrivere;
perché avvicinandosi a Dio, che è oggetto del suo desiderio, la nostra mente si addentra così profondamente (nella sua conoscenza), che la memoria non può seguirla.
Esperienza Mistica di Dante
I versi 5-9 hanno il compito di introdurre il lettore nella mutata dimensione spirituale della terza cantica, dove Dante vivrà un'esperienza religiosa di carattere mistico.
Sfida Poetica e Invocazione
O eccellente Apollo, riversa in me tanto della tua virtù poetica per l’ultimo lavoro (la terza cantica), quanta tu ne richiedi per concedere l’ambito titolo di poeta.
Fino ad ora mi è stato sufficiente l’aiuto delle Muse; ma adesso mi è necessario affrontare l’ultimo argomento con il soccorso di entrambi.
Il satiro Marsia osò sfidare Apollo ad una gara musicale, con il patto che il vincitore avrebbe potuto fare ciò che avesse voluto del vinto. Essendo stato superato nella prova, il satiro fu legato dal dio ad un albero e scorticato (Ovidio - Metamorfosi VI, 382-400).
O divina potenza, se ti concedi a me tanto che io possa esprimere la tenue immagine del paradiso che è rimasta impressa nella mia memoria, mi vedrai venire al tuo diletto alloro, e incoronarmi poi di quelle fronde di cui l’arduo argomento e il tuo aiuto mi renderanno degno.
Così di rado, o padre (dei poeti), si colgono le foglie dell’alloro per il fatto che trionfi o un imperatore o un poeta, e ciò è colpa e vergogna dei pervertiti desideri degli uomini.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato della "Luce Divina" nel contesto del testo?
- Come viene descritta l'esperienza mistica di Dante?
- Quali riferimenti storici e letterari supportano l'esperienza mistica di Dante?
- Qual è la sfida poetica che Dante affronta nella terza cantica?
- Qual è il significato dell'invocazione ad Apollo nel contesto del testo?
La "Luce Divina" rappresenta la gloria di Dio, che penetra e risplende sull'universo in misura variabile a seconda della perfezione delle cose create. Dante descrive l'Empireo come il cielo che riceve la maggior quantità di questa luce.
L'esperienza mistica di Dante è un viaggio spirituale che trascende i limiti umani, avvicinandosi a Dio e unendosi a Lui in un atto sublime di amore. È un'esperienza che va oltre la memoria e le capacità espressive umane.
Dante fa riferimento a San Paolo e alla letteratura mistica medievale, citando figure come San Bernardo e San Bonaventura, per sottolineare la natura mistica e l'ineffabilità della sua esperienza.
Dante invoca Apollo per ottenere la virtù poetica necessaria a descrivere il paradiso, riconoscendo che l'aiuto delle Muse non è più sufficiente per affrontare l'ultimo e più arduo argomento della sua opera.
L'invocazione ad Apollo rappresenta la richiesta di ispirazione divina per esprimere l'esperienza del paradiso, un compito che Dante considera al di sopra delle capacità umane e che richiede un aiuto superiore.