Fabrizio Del Dongo
Genius
6 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Il Canto 9 dell'Inferno rappresenta la continuazione del canto precedente, con Virgilio in attesa del messaggero celeste per superare la resistenza dei diavoli di Dite.
  • Virgilio rassicura Dante sulla sua conoscenza dell'Inferno, nonostante le limitazioni dovute alla sua discesa avvenuta prima della venuta di Cristo.
  • Le tre Furie appaiono per distogliere Dante, evocando la pericolosa Medusa, ma Virgilio protegge il discepolo chiudendogli gli occhi per evitare il pericolo.
  • L'arrivo del messaggero celeste simboleggia l'aiuto divino necessario per superare gli ostacoli infernali, sottolineando il bisogno della Grazia per vincere il peccato.
  • Gli eretici, tra cui gli epicurei, sono puniti con il contrappasso di giacere in tombe infuocate, e Dante mostra particolare interesse per questa categoria di dannati.

Indice

  1. L'attesa del messo celeste
  2. Virgilio e la conoscenza dell'Inferno
  3. L'apparizione delle Furie
  4. L'arrivo del messo celeste
  5. Il significato del messo celeste
  6. Gli eretici nel VI Cerchio

L'attesa del messo celeste

Il Canto IX è la necessaria conclusione di quello precedente, che si era chiuso nell'attesa dell'arrivo del messo celeste preannunciato da Virgilio per rassicurare Dante e destinato a vincere l'opposizione dei diavoli della città di Dite, decisi a non permettere l'ingresso di Dante ancor in vita La stessa atmosfera di attesa e inquietudine apre il Canto IX, che mostra da un lato i dubbi di Virgilio (la guida si sforza di non inquietare Dante, anche se le sue parole lasciano trasparire dubbi) e dall'altro i timori del discepolo, che addirittura chiede al maestro se lui conosce la strada che conduce al Basso Inferno, mettendo implicitamente in forse la sua autorità finora indiscussa.

Virgilio e la conoscenza dell'Inferno

Virgilio spiega che poco dopo la sua morte la maga Eritone lo aveva evocato per far ritornare sulla Terra un morto, quindi egli conosce perfettamente la strada che conduce al fondo dell'Inferno, anche se è assai raro che un'anima compia tale percorso partendo dal Limbo. Va comunque detto che la conoscenza dei luoghi infernali da parte di Virgilio è limitata dal fatto che la sua prima discesa avvenne prima della venuta di Cristo, per cui egli ignora ad esempio che alcuni ponti rocciosi delle Malebolge sono crollati per il terremoto seguito alla morte di Gesù e ciò causerà l'inganno che sarà perpetrato ai suoi danni dai Malebranche; del tutto inesperto sarà invece del Purgatorio, dove sarà addirittura costretto a chiedere più volte ai penitenti qual è la via più rapida per l'ascesa.

L'apparizione delle Furie

L'atmosfera prosegue con l'apparizione improvvisa delle tre Furie, che distolgono Dante dal discorso di Virgilio e attirano la sua attenzione: le creature demoniache si affacciano dagli spalti di Dite e minacciano Dante evocando Medusa, la terribile Gorgone che ha il potere di pietrificare chi la guarda in volto. La minaccia è reale e spinge Virgilio a chiudere gli occhi al discepolo, altrimenti nulla sarebbe di tornar mai suso (il maestro non si accontenta che Dante si copra gli occhi, ma mette le sue mani su quelle del poeta per evitare ogni rischio). Le Furie e Medusa sono la consueta demonizzazione di divinità classiche del mondo degli Inferi, che anche in questo caso si oppongono vanamente al prosieguo del cammino di Dante, anche se la Gorgone non viene mostrata direttamente, ma solo evocata dalle minacciose parole delle tre Erinni.

L'arrivo del messo celeste

La parte centrale del Canto è poi occupata proprio dall'arrivo del messo celeste, preceduto dall'ammonimento di Dante ai lettori che dovranno, se hanno gli 'ntelletti sani, osservare bene la dottrina che s'asconde / sotto 'l velame de li versi strani. Non sarà l'ultima volta che il poeta rivolgerà simili richiami al suo pubblico, né è molto chiaro a cosa intenda riferirsi in questo caso: è probabile che Dante inviti i lettori a cogliere il senso della «sacra rappresentazione» che ha per protagonista il messo, ovvero la necessità dell'aiuto e del soccorso della Grazia divina per superare gli ostacoli del peccato, senza la quale la sola ragione è di per sé insufficiente. L'aiuto di Dio è necessario perché Dante vinca i suoi dubbi e la sua viltà, come già era accaduto nella selva per mezzo di Virgilio, e superi l'opposizione dei demoni che è del resto vana in quanto il suo viaggio non è folle, ma voluto dal Cielo, come il messo non manca di ricordare ai diavoli nei suoi rimproveri.

Il significato del messo celeste

Quasi impossibile, poi, identificare con certezza il messo, che molti commentatori hanno indicato in un angelo (uno degli arcangeli, Gabriele o Michele?), altri in un personaggio, altri ancora in un contemporaneo di Dante. Quel che è certo è che il suo compito è vincere la ribellione dei demoni al volere divino. La città di Dite rappresenta inoltre il confine tra l'Alto e il Basso Inferno dove sono puniti i peccati più gravi (quelli di violenza e frode), per cui il passaggio di Dante riveste probabilmente una particolare delicatezza che rende necessario un intervento superiore, il cui significato preciso probabilmente ci sfugge; quel che è certo è che dopo l'intervento del messo le porte della città infernale si aprono e l'ingresso dei due poeti può avvenire “senz'alcuna guerra”, mentre ogni presenza demoniaca all'interno scompare e Dante sarà libero di visitare il VI Cerchio in cui sono puniti gli eresiarchi e tutti i loro seguaci.

Gli eretici nel VI Cerchio

Gli eretici sono costretti a giacere in tombe infuocate con i coperchi sollevati, contrappasso che sarà spiegato nel Canto X dicendo che fra essi ci sono gli epicurei, che affermavano la mortalità dell'anima, in quanto composta da atomi come il corpo; particolarmente interessato a questa categoria di dannati si mostra subito Dante, soprattutto perché sa (o intuisce) che fra loro si trova il concittadino Farinata Degli Uberti, la cui perdizione gli è stata preannunciata da Ciacco, e forse per l'interesse ai temi filosofici manifestato negli anni del suo «traviamento». Virgilio gli spiega che in ogni tomba sono collocati i seguaci di una stessa setta eretica, tormentati in misura maggiore o minore dal fuoco a seconda della gravità del peccato commesso.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo del messo celeste nel Canto IX?
  2. Il messo celeste è destinato a vincere l'opposizione dei diavoli della città di Dite, permettendo a Dante di proseguire il suo viaggio. Rappresenta l'aiuto della Grazia divina necessario per superare gli ostacoli del peccato.

  3. Come viene descritta la conoscenza dell'Inferno da parte di Virgilio?
  4. Virgilio conosce la strada che conduce al fondo dell'Inferno grazie a un'esperienza passata, ma la sua conoscenza è limitata poiché la sua discesa avvenne prima della venuta di Cristo, ignorando quindi alcuni cambiamenti avvenuti dopo.

  5. Qual è la minaccia rappresentata dalle Furie e da Medusa?
  6. Le Furie minacciano Dante evocando Medusa, la Gorgone che può pietrificare chi la guarda. Virgilio protegge Dante coprendogli gli occhi per evitare il pericolo.

  7. Qual è il significato simbolico del messo celeste?
  8. Il messo celeste simboleggia l'intervento divino necessario per superare la ribellione dei demoni e rappresenta la necessità dell'aiuto divino per affrontare i peccati più gravi.

  9. Come sono puniti gli eretici nel VI Cerchio?
  10. Gli eretici giacciono in tombe infuocate con i coperchi sollevati, un contrappasso che riflette la loro negazione dell'immortalità dell'anima, con la gravità del tormento variabile a seconda del peccato commesso.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community