
Oggi per un giovane entrare nel mondo del lavoro non è per niente semplice. Gli ostacoli da affrontare sono diversi, a partire dal comprendere e far fronte alle richieste delle aziende. Skuola.net ha intervistato la Prof.ssa Michéle Favorite, Professor of Business and Communications presso la John Cabot University per aiutare i ragazzi a capire quello che le imprese vogliono da loro.
Ecco i consigli colloquio di lavoro.
Prof.ssa Favorite, secondo lei che cosa si aspettano le aziende dai giovani oggi?
È molto semplice: le aziende oggi vogliono assumere giovani che sappiano aggiungere valore all’impresa. Questo vuol dire sapersi rimboccare le maniche, avere un approccio pragmatico (e non solo teorico), essere flessibili e sapere collaborare con gli altri. Spesso, le aziende non si aspettano che i giovani abbiano già le competenze specifiche per saper fare un lavoro specifico, anzi. Molte preferiscono formare loro stesse i giovani, ma per poter essere formati e assorbire al meglio quello che l’azienda propone loro, i ragazzi devono avere già delle capacità di base che potranno essere applicate a qualsiasi tipo di lavoro, le così dette “soft skills”. Si tratta di un’apertura mentale e una curiosità verso ciò che è nuovo, la capacità di analisi critica, un approccio pragmatico ai problemi, l’abilità di lavorare in team con persone diverse (per razza, età, estrazione sociale e culturale, nazionalità,ecc.). A queste naturalmente vanno aggiunte competenze informatiche e la conoscenza dell’inglese.
Come dovrebbe essere il profilo di un giovane che si accinge ad entrare nel mondo del lavoro?
Oltre alle soft skills, il profilo dovrebbe corrispondere il più possibile alla posizione che il giovane vuole ricoprire: se l’azienda richiede la conoscenza del software Photoshop, il candidato deve sapere mettere in risalto questa conoscenza. Dopo aver studiato molto attentamente i requisiti di una posizione, il giovane deve creare un profilo cucito “su misura” per quella. Insomma, le qualifiche del candidato devono combaciare con quelle richieste dall’azienda. Tutto ciò può sembrare banale, eppure sono sempre sorpresa dal fatto che la maggior parte dei curricula che si vedono in giro sono davvero deludenti, generici, poco accattivanti. Il giovane oggi deve rendersi conto che la concorrenza è spietata: per un buon posto di lavoro la richiesta è molto maggiore rispetto al passato. Proprio per questo il giovane in gamba deve prima di tutto differenziarsi dalla mischia, apparire unico, diverso (e migliore) rispetto agli altri, accumulando esperienze e credenziali non banali che mostrano inventiva, passione, impegno. Per esempio, come può un candidato mostrare che lavora bene in squadra? Spiegando che ha svolto attività di gruppo (sport, teatro, musica, volontariato). Oppure, come fa a dimostrare che lavora bene sotto pressione? Descrivendo attività agonistiche, raccontando che ha fatto il cameriere in un bar con 50 clienti a sera, ecc. Il giovane dovrebbe provare a mettersi nei panni della persona in azienda – di solito qualcuno nella Direzione delle Risorse umane - che ha il compito di esaminare centinaia di curricula per una sola posizione. Mediamente, questa persona dedicherà meno di un minuto ad ogni curriculum. Ebbene, dovrà esserci qualcosa nel curriculum del giovane candidato che balzerà agli occhi del lettore nel giro di pochi secondi. Non serve solo la competenza specifica, bisogna anche saper farla risaltare: nel curriculum infatti esistono posizioni più strategiche rispetto ad altre, come per esempio l’inizio e la fine. Non a caso, scrivere un curriculum richiede molto tempo.
Tra le caratteristiche che bisogna avere oggi per lavorare, qual è quella che lei ritiene indispensabile oggi?
In un mondo che cambia continuamente e diventa sempre più complesso, penso che la caratteristica più importante sia la capacità di aprirsi al nuovo, la realizzazione che chi smette di imparare e di essere curioso rimane indietro, che ad ogni problema può esserci una soluzione nuova e fresca, e che sono proprio i giovani ad essere portatori di novità e vitalità. Ma specialmente in Italia trovo che i giovani non sanno sognare, si sentono limitati ed oppressi dal contesto generale obiettivamente difficile. Specialmente a loro direi che la caratteristica fondamentale per riuscire nel mondo del lavoro – e nella vita - è saper sognare. Oltre a questo, l’altra caratteristica fondamentale è lavorare molto sodo e non avere paura di rimanere dietro alla scrivania qualche ora in più, pur di raggiungere l’obiettivo.
Serena Rosticci