Concetti Chiave
- L'intervallo di riferimento è una gamma di valori di laboratorio stabilita su un campione di circa 300 persone considerate generalmente sane.
- I valori estremi del 5% della distribuzione vengono esclusi per evitare la mancanza di garanzia di salute totale dei partecipanti al campione.
- Un valore fuori dall'intervallo di riferimento non implica automaticamente una patologia; può essere necessario approfondire con ulteriori esami.
- Condizioni genetiche o familiari possono spiegare valori anomali senza indicare una malattia, come nel caso di varianti emoglobiniche familiari.
- I marcatori tumorali non sono generalmente richiesti per screening a causa dell'alta probabilità di risultati fuori dall'intervallo anche in individui sani.
Intervallo di riferimento
L’intervallo di riferimento è un insieme di valori, delimitati da un limite inferiore ed un limite superiore, entro il quale è possibile circoscrivere risultati di laboratorio eseguiti su un campione base di persone (in genere 300) verosimilmente sane. È importante sottolineare che comunque non vi è certezza che la popolazione presa in esame sia perfettamente sana; per esserne matematicamente certi bisognerebbe eseguire su ciascuna persona esami invasivi, dannosi e non necessari (come colonscopia o tac total body), che non sono raccomandabili a individui in buona salute. Con i dati di laboratorio ottenuti si costruisce una curva dalla quale vengono eliminati gli estremi. Il taglio dei dati all’estremità viene effettuato per raggirare il problema della mancanza di garanzia di salute totale dei soggetti. Si elimina, quindi, il 5% della distribuzione: il 2,5% dei pazienti con valori molto alti e il 2,5% dei pazienti con valori molto bassi. Da notare che i pazienti eliminati dalla curva di distribuzione non sono soggetti patologici; si tratta solamente di un algoritmo statistico. In virtù di questo, il termine intervallo di riferimento non deve essere confuso con l’intervallo di normalità, proprio perchè è noto che alcuni soggetti “normali”, anche se in piccola percentuale, siano stati esclusi dai dati.Un soggetto che presenta valori che si discostano in alto o in basso dall’intervallo di riferimento non può essere associato automaticamente ad una condizione patologica. Si può indagare questa situazione: se si è certi che non ci siano errori nel risultato, si può procedere eseguendo ulteriori esami, oppure, se ci sono i presupposti, assumendo che il paziente in questione appartenga al 2,5% di soggetti esclusi dalla distribuzione e rinunciando ad approfondire con altre indagini.
Ad esempio, nel caso di un paziente sospetto di covid, la cui positività è praticamente certa (presentante polmonite interstiziale bilaterale, mancata saturazione, e che ha avuto contatti stretti verificati con soggetto affetto), se il tampone naso-faringeo risultasse negativo, probabilmente l’esame verrebbe ripetuto, ipotizzando un falso negativo.
Si consideri ancora un paziente di 50 anni, con valore elevato di emoglobina (18 g/dL) dalla nascita, con carattere familiare (lo stesso valore è riscontrabile nel padre e nel nonno paterno). In questo caso non servirebbe approfondire le analisi, perchè desumibilmente si tratta di una condizione genetica: una variante emoglobinica che porta la famiglia ad avere un valore di emoglobina nel sangue più elevato (non si tratta, in questo esempio, di una eritroleucemia e non è, quindi, patologica).
Oppure, si consideri una coppia che si sottopone ad esami prematrimoniali. Il medico richiede di controllare tutti i marcatori tumorali. Una ricerca di 30/40 anni fa, infatti, ha riportato che, quando si richiede il “tredicesimo” esame di laboratorio, sulla base dell’intervallo di riferimento, la probabilità che compaia l’asterisco nel referto (che indica un valore fuori dall’intervallo) anche se si è sani, è del 99,9%. In questo caso, dunque, essendo stati prescritti esami di tutti i marcatori tumorali era matematicamente certo che sarebbe stato presente l’asterisco almeno su un valore. Nel caso riportato, il marcatore è il CEA (antigene carcino-embrionario), un marker tumorale che aumenta principalmente nei pazienti con cancro del colon retto ma anche, più raramente, nelle neoplasie intestinali, nel cancro del pancreas e in alcune forme di microcitoma polmonare. Per screening i marcatori tumorali non si richiedono mai proprio per questo motivo! Una delle cause dell’aumento del CEA sono le sigarette.
Domande da interrogazione
- Che cos'è l'intervallo di riferimento e come viene determinato?
- Perché l'intervallo di riferimento non deve essere confuso con l'intervallo di normalità?
- Cosa si dovrebbe fare se un risultato di laboratorio si discosta dall'intervallo di riferimento?
- Qual è l'importanza di considerare la storia familiare nei risultati di laboratorio?
- Perché non si richiedono esami di tutti i marcatori tumorali per screening?
L'intervallo di riferimento è un insieme di valori delimitati da un limite inferiore e superiore, utilizzato per circoscrivere risultati di laboratorio su un campione di persone verosimilmente sane. Viene determinato eliminando il 5% degli estremi della distribuzione dei dati.
L'intervallo di riferimento non deve essere confuso con l'intervallo di normalità perché alcuni soggetti "normali" possono essere esclusi dai dati a causa del taglio statistico degli estremi.
Se un risultato si discosta dall'intervallo di riferimento, si può indagare ulteriormente con altri esami o considerare che il paziente appartenga al 2,5% escluso dalla distribuzione, rinunciando ad ulteriori indagini se non ci sono errori evidenti.
La storia familiare è importante perché può spiegare valori anomali come una condizione genetica, evitando ulteriori indagini non necessarie, come nel caso di valori elevati di emoglobina ereditari.
Non si richiedono esami di tutti i marcatori tumorali per screening perché è matematicamente certo che almeno un valore risulterà fuori dall'intervallo di riferimento, anche in soggetti sani, come dimostrato dalla probabilità del 99,9% di ottenere un asterisco nel referto.