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Concetti Chiave

  • I fotoautotrofi ossigenici, come i cianobatteri, utilizzano la fotolisi dell'acqua, producendo ossigeno come prodotto di scarto.
  • I fotoautotrofi non ossigenici impiegano composti ridotti dello zolfo come donatori di idrogeno, senza produzione di ossigeno, usando batterioclorofilla per assorbire la luce.
  • I batteri fotosintetici eterotrofi possono usare sia CO2 che sostanze organiche per la sintesi della materia, impiegando la luce per produrre ATP.
  • Alcuni Archea utilizzano la fotofosforilazione non fotosintetica tramite batteriorodopsina, creando un gradiente di protoni per produrre ATP.
  • L'Halobacterium halobium vive in ambienti iperosmotici e utilizza la batteriorodopsina per convertire la luce in energia chimica attraverso il flusso protonico.

Indice

  1. Tipi di fotoautotrofi
  2. Fotofosforilazione non fotosintetica

Tipi di fotoautotrofi

I fotoautotrofi sono batteri fotosintetici suddivisi in:

-Fotoautotrofi ossigenici – utilizzano la fotolisi dell’H2O e producono ossigeno come molecola di scarto (es. cianobatteri);

-Fotoautotrofi non ossigenici – questi microrganismi utilizzano l’energia luminosa come fonte di energia e la CO2 come fonte di carbonio, ma utilizzano composti ridotti dello zolfo come donatori di idrogeno, anziché acqua e quindi il processo si svolge senza produzione di O2. Questi batteri presentano un solo fotosistema e hanno un pigmento particolare chiamato batterioclorofilla che assorbe nel range 800-1100 nm (es. batteri sulfurei verdi e batteri sulfurei purpurei);

-Fotosintetici eterotrofi – posseggono varie alternative per concludere la fotosintesi: per esempio utilizzano la luce per la sintesi di ATP e per la sintesi della materia possono utilizzare CO2 o sostanze organiche preformate (es. batteri non-sulfurei come Rodospirillum);

-Archea che utilizzano la fotofosforilazione non fotosintetica.

Fotofosforilazione non fotosintetica

-Fotosforilazione non fotosintetica: alcune specie di Archea, come per esempio l’Halobacterium halobium, i quali vivono in ambienti estremamente iperosmotici, presentano un particolare pigmento proteico, chiamato batteriorodopsina, coniugato ad un retinoide (detto retinale) che cattura la luce dando origine direttamente a un gradiente di protoni H+ attraverso la membrana, flusso che si associa alla sintesi di ATP. L’espulsione di protoni H+ energizza la membrana, il ritorno degli idrogenioni è attuato dal sistema ATP-sintetasico con produzione di ATP.

Domande e risposte