Concetti Chiave
- Antonio Ambrosetti, matematico di rilievo, critica l'uso della matematica per dimostrare la non esistenza di Dio, opponendosi alla cultura pseudo-matematica dominante.
- Ambrosetti si contrappone a figure come J. A. Paulos, mettendo in discussione la legittimità di chi si definisce matematico solo per lavori di Logica.
- L'autore sottolinea la distinzione tra matematica e fede, citando esempi di matematici italiani che coniugavano entrambi senza contraddizioni.
- Ambrosetti sostiene che dimostrazioni matematiche sulla non esistenza di Dio sono illusorie, promuovendo la libertà di credere o non credere.
- Il libro esplora come la matematica possa avvicinare a Dio, terminando con riflessioni personali dell'autore.
Indice
Critica alla cultura pseudo-matematica
Nell'argomentazione della sua tesi questa circostanza è significativa. Il prof. Ambrosetti sostiene di aver intrapreso la stesura di questo libro per contrastare una serie di libri, di tipo filosofico-divulgativo, che pretendono di dare una dimostrazione matematica alla non esistenza di Dio. L'autore si propone insomma di manifestare il suo dissenso contro la presenza dominante di una cultura pseudo-matematica per la quale l'ateismo è il risultato inevitabile e incontrovertibile della razionalità matematica.
Ambrosetti contro Paulos e Odifreddi
Il caso nazionale più eclatante è sicuramente quello di P. Odifreddi, che su questo tema ha scritto e detto tantissimo; Ambrosetti, tuttavia lo cita raramente, se la prende invece apertamente con J. A. Paulos, il cui ultimo libro La prova matematica dell'inesistenza di Dio (Rizzoli, 2008), con una Prefazione di Odifreddi, deve averlo irritato particolarmente. Così come lo hanno irritato le varie domande del tipo “Ma come fa, uno scienziato, anzi un matematico come lei, a credere in Dio?” E allora si è proposto di scrivere qualcosa controcorrente e anticonformista, per rispondere alla domanda: cosa può fare la matematica per verificare qualcosa sul mistero di Dio?
Matematica e fede secondo Ambrosetti
Dimostrerò, scrive Ambrosetti, che Matematica e Dio riguardano due campi distinti e non ci sono prove matematiche né a favore né contro la Sua esistenza. L'attacco parte proprio dall'uso improprio del termine matematico: chi può definirsi matematico? Paulos, sostiene Ambrosetti, non può essere definito matematico in quanto ha pubblicato pochissimi lavori di Logica che non sembrano aver avuto riscontro nella comunità matematica, pur insegnando matematica non può essere ritenuto un matematico. E allora chi può essere definito matematico? “Mi piace pensare alla Matematica come a una materia in cui si dimostrano teoremi e si sviluppano teorie”, scrive Ambrosetti, “La Matematica che si occupa di Algebra, Geometria, Analisi, Calcolo Numerico, Fisica Matematica, Teoria dei Numeri eccetera. Invece devo ammettere di avere personalmente delle difficoltà a considerare come un vero matematico chi si è occupato solo di Logica di tipo, diciamo, filosofico.
Esempi di matematici credenti
” Contro gli pseudo-matematici che divulgano l'ateismo Ambrosetti ricorda due grandi matematici italiani, Giovanni Prodi e Ennio De Giorgi, nei quali pensiero matematico e fede in Dio si coniugavano senza dare luogo a contraddizioni. Insomma, se su un piatto della bilancia ci sono Odifreddi e Paulos l'autore mette sull'altro braccio due matematici italiani meno noti al grande pubblico ma sicuramente di grande spessore scientifico.
Riflessioni finali di Ambrosetti
Per un credente, scrive Ambrosetti c'è una ragione profonda per rendersi conto di quanto siano illusorie queste 'dimostrazioni matematiche' della non esistenza di Dio. Se, per assurdo, fosse possibile provare matematicamente che Dio esiste o non esiste, tutti non potremmo che uniformarci all'una o all'altra verità. Saremmo o tutti credenti o tutti atei e sarebbe un mondo monotono e noioso, dove sarebbe inutile scrivere saggi sull'esistenza di Dio. Nella seconda parte del libro l'autore dà un'idea del perché la matematica può avvicinare a Dio. Il libro si chiude con piccole testimonianze dell'autore. Insomma Ambrosetti, senza insistere sul perché un matematico dovrebbe essere un credente ci tiene a restituire, a matematici e non, la libertà di poter essere un credente.
Domande da interrogazione
- Qual è l'obiettivo principale del libro scritto da Antonio Ambrosetti?
- Come Ambrosetti definisce un vero matematico?
- Qual è la posizione di Ambrosetti riguardo alla possibilità di dimostrare matematicamente l'esistenza o la non esistenza di Dio?
- Quali esempi di matematici italiani cita Ambrosetti per sostenere la compatibilità tra pensiero matematico e fede in Dio?
- Qual è il messaggio finale che Ambrosetti vuole trasmettere ai lettori, matematici e non?
L'obiettivo principale del libro di Ambrosetti è contrastare i libri filosofico-divulgativi che pretendono di dimostrare matematicamente la non esistenza di Dio, manifestando il suo dissenso verso una cultura pseudo-matematica che associa inevitabilmente l'ateismo alla razionalità matematica.
Ambrosetti definisce un vero matematico come qualcuno che dimostra teoremi e sviluppa teorie in campi come Algebra, Geometria, Analisi, Calcolo Numerico, Fisica Matematica, e Teoria dei Numeri, esprimendo difficoltà a considerare come veri matematici coloro che si occupano solo di Logica di tipo filosofico.
Ambrosetti sostiene che Matematica e Dio riguardano due campi distinti e non ci sono prove matematiche né a favore né contro l'esistenza di Dio, sottolineando che tali dimostrazioni sarebbero illusorie.
Ambrosetti cita Giovanni Prodi e Ennio De Giorgi come esempi di matematici italiani nei quali il pensiero matematico e la fede in Dio si coniugavano senza contraddizioni.
Ambrosetti vuole restituire ai lettori, matematici e non, la libertà di poter essere credenti, senza insistere sul perché un matematico dovrebbe esserlo, ma sottolineando l'importanza della libertà di scelta in materia di fede.