Concetti Chiave
- Il testo celebra l'invenzione del telescopio da parte di Galileo, strumento che rende visibili oggetti distanti e rivela dettagli nascosti del cielo.
- Galileo è paragonato a un novello Endimione, colui che può osservare la Luna senza veli, grazie alla sua scoperta rivoluzionaria.
- Il poeta prevede che Galileo scoprirà nuovi aspetti celesti, come le lune di Giove, influenzando la percezione dell'universo.
- Si sottolinea il parallelismo tra le scoperte oceaniche di Colombo e quelle celesti di Galileo, che esplora il cielo senza pericoli.
- La gloria di Galileo è dipinta come eterna, con la sua immagine e il suo contributo destinati a rimanere immortali tra le stelle.
Indice
L'invenzione del telescopio
Tempo verrà che senza impedimento
queste sue note ancor fien note e chiare,
mercé d'un ammirabile stromento
per cui ciò ch'è lontan vicino appare
e, con un occhio chiuso e l'altro intento
specolando ciascun l'orbe lunare,
scorciar potrà lunghissimi intervalli
per un picciol cannone e duo cristalli.
Galileo e le sue scoperte
Del telescopio, a questa etate ignoto,
per te fia, Galileo, l'opra composta,
l'opra ch'al senso altrui, benché remoto,
fatto molto maggior l'oggetto accosta.
Tu, solo osservator d'ogni suo moto
e di qualunque ha in lei parte nascosta,
potrai, senza che vel nulla ne chiuda,
novello Endimion, mirarla ignuda.
Nuove scoperte celesti
E col medesmo occhial, non solo in lei
vedrai dapresso ogni atomo distinto,
ma Giove ancor, sotto gli auspici miei,
scorgerai d'altri lumi intorno cinto,
onde lassù del'Arno i semidei
il nome lasceran sculto e dipinto.
Che Giulio a Cosmo ceda allor fra giusto
e dal Medici tuo sia vinto Augusto.
Il contributo di Colombo e Galileo
Aprendo il sen del'ocean profondo,
ma non senza periglio e senza guerra,
il ligure argonauta al basso mondo
scoprirà novo cielo e nova terra.
Tu del ciel, non del mar Tifi secondo,
quanto gira spiando e quanto serra
senza alcun rischio, ad ogni gente ascose
scoprirai nove luci e nove cose.
L'immortalità delle scoperte
Ben dei tu molto al ciel, che ti discopra
l'invenzion del'organo celeste,
ma vie più'l cielo ala tua nobil opra,
che le bellezze sue fa manifeste.
Degna è l'imagin tua che sia là sopra
tra i lumi accolta, onde si fregia e veste
e dele tue lunette il vetro frale
tra gli eterni zaffir resti immortale.
La gloria eterna di Galileo
Non prima no che dele stelle istesse
estingua il cielo i luminosi rai
esser dee lo splendor, ch'al crin ti tesse
onorata corona, estinto mai.
Chiara la gloria tua vivrà con esse
e tu per fama in lor chiaro vivrai
e con lingue di luce ardenti e belle
favelleran di te sempre le stelle.
Verrà un giorno in cui senza impedimento
queste sue macchie saranno conosciute,
visibili grazie a un magnifico strumento
per cui ciò che è lontano appare vicino
e ciascuno, osservando l’orbita lunare
con un occhio chiuso e l’altro attento,
potrà accorciare lunghissime distanze
grazie a un tubo e due lenti.
L’invenzione del telescopio, sconosciuto in quest’epoca,
sarà fatta da te, Galileo,
un’opera che avvicina agli occhi, benché lontanissimo,
l’oggetto, reso di gran lunga più grande.
Tu, unico osservatore di ogni suo movimento
e di qualunque suo segreto nascosto,
potrai vederla nuda, senza che alcun velo la copra,
come un nuovo Endimione.
E con lo stesso telescopio, non solo vedrai
da vicino ogni suo minimo particolare,
ma scorgerai Giove, con i miei auspici,
tutt’intorno cinto di altre stelle,
grazie alle quali i semidei dell’Arno
lasceranno il loro nome scolpito e dipinto.
Sarà giusto allora che Giulio Cesare ceda il posto a Cosimo
e che Augusto sia vinto dal tuo Medici.
Solcando il cuore dell’oceano,
ma non senza pericolo e guerra,
Cristoforo Colombo mostrerà agli abitanti della terra
un nuovo cielo ed un nuovo continente.
Tu, novello Tifi del cielo, non del mare,
senza alcun rischio osservando quanto il cielo si estende
e quanto contiene, mostrerai a tutti i popoli
nuove stelle e nuovi mondi nascosti.
Tanto devi tu al cielo, che ti rivela
l’invenzione del cosmo,
ma molto più deve il cielo alla tua nobile opera,
che manifesta le sue bellezze.
La tua immagine è degna di essere accolta lassù
tra le stelle, dove acquista gloria e nome
e il fragile vetro delle tue lenti
possa essere immortale tra gli eterni astri.
Lo splendore che cuce una degna corona
per il tuo capo non deve estinguersi
prima che il cielo estingua
i raggi luminosi delle stesse stelle.
La tua gloria vivrà splendente con esse
e tu per la fama vivrai luminoso e famoso fra loro
e con fasci di luce belle e splendenti
parleranno sempre di te le stelle.

Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza del telescopio secondo il testo?
- Quali scoperte ha fatto Galileo con il telescopio?
- Come viene paragonato Galileo a Cristoforo Colombo nel testo?
- Qual è il contributo del cielo alle scoperte di Galileo?
- Come viene descritta la gloria di Galileo nel testo?
Il telescopio è descritto come uno strumento ammirabile che permette di vedere oggetti lontani come se fossero vicini, avvicinando agli occhi oggetti altrimenti inaccessibili e rivelando dettagli celesti nascosti.
Galileo ha utilizzato il telescopio per osservare dettagli della Luna e scoprire che Giove è circondato da altre stelle, ampliando la comprensione del cosmo.
Galileo è paragonato a Colombo come un esploratore, ma del cielo anziché del mare, scoprendo nuove stelle e mondi nascosti senza i rischi del viaggio oceanico.
Il cielo ha rivelato a Galileo l'invenzione del telescopio, ma il testo sottolinea che il cielo deve molto di più a Galileo per aver reso manifeste le sue bellezze.
La gloria di Galileo è descritta come eterna e splendente, destinata a vivere con le stelle, con la sua fama che continuerà a brillare e a essere celebrata attraverso i secoli.