Concetti Chiave
- Corazzini si distanzia dall'immagine tradizionale di poeta, mettendo in discussione il ruolo del poeta vate e sottolineando la sua stessa impotenza e fragilità.
- L'opera esprime una rassegnazione alla morte, percepita come imminente, attraverso un atteggiamento di passività e stanchezza esistenziale.
- La tematica del pianto è accompagnata da un andamento stilistico cantilenante, con frequenti ripetizioni e un ritmo cadenzato derivante dalle rime.
- Il testo assume la forma di una preghiera laica, arricchita da immagini religiose, che evocano la sofferenza e il desiderio di sacrificio del protagonista.
- La malattia viene rappresentata non come segno di distinzione, ma come simbolo di inettitudine esistenziale, tipico dell'antieroe novecentesco.
Indice
La visione del poeta secondo Corazzini
Corazzini afferma di non essere un poeta, almeno per come questo vocabolo viene tradizionalmente inteso: io so che per esser detto: poeta, conviene / viver ben altra vita! (vv. 52-53), una vita come opera d’arte, sublime e inimitabile, quale quella di d’Annunzio. Non è così per Corazzini, che smitizza radicalmente il ruolo del poeta vate: le sue espressioni si riducono a un pianto (Io non sono che un piccolo fanciullo che piange, v. 3) offerto al Silenzio (v. 4), dove il silenzio, con l’iniziale maiuscola, è l’opposto della parola e della poesia. A differenza dell’artista decadente, Corazzini non rivendica alcuna sensibilità fuori dal comune (Le mie tristezze sono povere tristezze comuni, v. 6).
Rassegnazione e desiderio di sofferenza
Più che una “volontà” di morte, Corazzini esprime una “rassegnazione” alla morte, che sente come imminente. Egli vive una condizione di stanchezza esistenziale che porta di per sé a morire (Io voglio morire, solamente, perché sono stanco, v. 10), in un atteggiamento di totale passività nei confronti del reale (si dice infatti rassegnato come uno specchio, v. 15), un oggetto che riflette con indifferenza le cose. C’è però un desiderio di sofferenza, venato di masochismo e di vittimismo, che prelude allo sfogo del pianto (e desiderai di essere venduto, / di essere battuto / di essere costretto a digiunare, vv. 37-39). La malattia non viene più esaltata, come avveniva nella letteratura romantica (e in parte ancora in quella decadente), quale segno di distinzione spirituale e di aristocratico distacco.
La malattia dell'antieroe novecentesco
Quella di Corazzini, oltre a essere una malattia reale, è simbolicamente la malattia (Oh, io sono, veramente malato!, v. 48) dell’antieroe novecentesco: l’inettitudine esistenziale, di cui la vocazione alla morte è conseguenza.
Il pianto e la preghiera laica
Il pianto come motivo tematico trova un corrispettivo stilistico nell’andamento cantilenante e quasi salmodiante del testo, in cui si susseguono frequenti ripetizioni (perché, poeta, povero) e suoni scanditi con martellante continuità (come per esempio nel caso della presenza ossessiva della p). Il ritmo lento e cadenzato è dato inoltre dalle rime, costituite da alcune parole chiave che si ripetono a breve distanza (poeta, morire, fanciullo, tristezza, vane, silenzio, malato).
Il componimento appare come una preghiera (e infatti si chiude con un Amen) dal tono volutamente basso e prosastico, con periodi brevi e di studiata semplicità. Si tratta di una preghiera laica, ma intessuta di diverse immagini religiose: i grandi angioli / su le vetrate delle catedrali (vv. 11-12), che costituiscono un richiamo alla morte; il rosario di tristezza (v. 25); l’anima sette volte dolente (v. 26), con allusione alle sette spade che nell’iconografia cattolica trafiggono il cuore della Madonna; la comunione quotidiana con il silenzio (v. 30); la postura del poeta dormiente con le mani in croce (v. 33). La stessa aspirazione alla sofferenza espressa ai vv. 37-39 indica la volontà del protagonista di atteggiarsi secondo il modello della Passione di Cristo.
Domande da interrogazione
- Qual è la visione del poeta secondo Corazzini?
- Come si manifesta la rassegnazione alla morte in Corazzini?
- Qual è il significato della malattia nell'opera di Corazzini?
- In che modo il pianto e la preghiera laica si manifestano nel testo?
- Quali elementi stilistici caratterizzano il componimento di Corazzini?
Corazzini non si considera un poeta nel senso tradizionale, smitizzando il ruolo del poeta vate e riducendo le sue espressioni a un pianto offerto al Silenzio, senza rivendicare una sensibilità fuori dal comune.
Corazzini esprime una rassegnazione alla morte, percepita come imminente, attraverso una stanchezza esistenziale e un atteggiamento di passività, accompagnato da un desiderio di sofferenza.
La malattia in Corazzini è sia reale che simbolica, rappresentando l'inettitudine esistenziale dell'antieroe novecentesco, con una vocazione alla morte come conseguenza.
Il pianto si esprime attraverso un andamento cantilenante e ripetitivo, mentre la preghiera laica si caratterizza per un tono basso e prosastico, con immagini religiose che richiamano la Passione di Cristo.
Il componimento è caratterizzato da un ritmo lento e cadenzato, con rime e ripetizioni frequenti di parole chiave, creando un effetto stilistico di preghiera laica.