Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 5
Letteratura italiana - Umberto Saba Pag. 1
1 su 5
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

XNatpjn una città che apparteneva allora all'Impero austro-ungarico (aJVjgste, il 9 marzo 1883), L'ediSaba ebbe tuttavia la cittadinanza italiana per via del padre, Ugo Edoardo Poh^ discendenteda una nobilefamiglia veneziana. La madre, Felicita Rachele Cohen, apparteneva a unafamiglia ebraica di piccoli commercianti, tradizionalmente legata alle pratiche religiose eagli affari. Ma quando ebbe il figlio, era già stata abbandonata dal marito, un giovane «gaio eleggero», insofferente dei legami familiari. Ben presto il bambino viene messo a balia da unacontadina slovena, Peppa Sabaz, che, avendo perso il proprio figlio, riversa su di lui il suo af- StarfettoeljTsua tenerezza, tinche la madre, austera e severa, lo reclama presso di sé. Privo dellafigura paterna, diviso nel suo amore fra la madre naturalp f la mndrp ndnttivn, •Srìhi? tragfnr-re un'infanzia piuttosto difficilelTmahnconica. che rievocherà più tardi

Nella sua prima infanzia, intitolata "Gli studi II piccolo Berta" (1926), frequenta le scuole con scarso profitto e interrompe gli studi alla quarta ginnasiale, decidendo di proseguirli come autodidatta. L'alternativa è quella di unire la formazione letteraria all'impiego presso una ditta triestina, dove subisce la tirannia delle "ore del lavoro lente". La sola forma di compensazione e di sfogo, destinata a divenire un approdo autentico, è offerta dalla poesia, che inizia ben presto a coltivare (le Poesie dell'adolescenza e giovanili occupano gli anni 1900-1907). L'amore per Leopardi viene contrastato dalla madre, che cerca di fargli leggere piuttosto uno scrittore costruttivo e impegnato come Parini, per combattere la sua tendenza "troppo pessimistica". La formazione letteraria matura via via sui testi di Dante e Petrarca, Ariosto e Tasso, Foscolo e Manzoni, fino ai contemporanei Pascoli e D'Annunzio (per quest'ultimo nutrirà un momento di infatuazione).

anche se il testo cui guarda con maggiore attenzione è quello intimistico e "precrepuscolare" del Poema paradisiaco). Un soggiorno di studio fra il 1905 e il 1906 a Firenze, dove tornerà nel 1911, non lo coinvolge nella battaglia per il rinnovamento letterario che, proprio in quella città, i giovani intellettuali stavano avviando. Particolarmente difficili risulteranno i rapporti con la "Voce", che rifiuta di pubblicargli il saggio Quello che resta da fare ai poeti (edito solo nel 1959), mentre il concittadino Slataper stronca la prima raccolta dei suoi versi. Come Svevo, anche Saba, sia pure in misura diversa e meno clamorosa, sconta la sua collocazione periferica. Intellettuale più legato alle radici profonde della cultura mitteleuropea che agli atteggiamenti, non di rado superficiali, di una cultura nazionale. È un isolamento che

persisterà anche nei decenni successivi, per lo scarso interesse riservato dalla critica fra le due guerre: fa eccezione il numero unico dedicato a Saba da "Solaria" nel 1928, con saggi di Giacomo Debenedetti, Eugenio Montale e Sergio Solmi.

Tra il 1907 e il 1908 compie a Salerno il servizio di leva, un'esperienza che si rifletterà nei Versi militari. Tornato a Trieste sposa Carolina Woelfler, la Lina che canterà nei suoi versi, così come farà per la figlia Linuccia, nata poco dopo. Saba abita a Montebello, alla periferia di Trieste, dove scrive le poesie di Casa e campagna (1909-10), cui seguiranno quelle di Trieste e una donna (1910-12).

Nel 1911 pubblica la prima raccolta delle Poesie e, l'anno successivo, Con i miei occhi. Entrambi i volumi sono firmati con lo pseudonimo che accompagnerà d'allora in avanti lo scrittore, assumendo una valenza emblematica: il rifiuto del cognome.

paternosi risolve jnfatti in un omaggiolOTa maafé~e alla nutrice slovena (che si chiamava appunTcH'ìa^ISazTineritre "saba", in ebraico significa page). Dopo aver pìUTCCjpato ai_primo conflittg_moli-rdìalp/fsn WTTlascia TfTPnpsìp scritte durante la guerra), Saba apre a Trieste una libreria anti-ojiarja, che costituirà, insieme con la poesia, l'occupazione di tutta la sua vita (integrando qua-si l'amore per la letteratura con le tradizioni commerciali della famiglia). Nel 1921 esceJI primoCanzoniere^ in cui Saba raccoglie la sua precedente produzione poetica; sotto questo tito-àelCanzomere J destinato a rimanere definitivo, vpfrannn fftmprpgp nullp iiltorìnn' arNvinvyi^irgVm le0)ncicaio dei decenni cucccasivi. s^fff re^t" di ^sturbi nervosi nel 1928 intraprende una cura cont'incontro uiLallievo di Freud. il triestino Edoardo Weiss. Si accosta così direttamente allajpsicana-i ( j eda,

più in generale, il volume Lettere sulla psicoanalisi, a cura di A. Stara, SEjVÌi-us s Vlano 1991), ^hf gh' ^ffr" strumenti più raffinati per «smascherare l'intimo vero» e per ap-rhe già naratt.pri/gava la sua prnHii7.inne poetica (al-profondire quellala quale avrebbe voluto dare, in un primo momento, il titolo di Chiarezza).:upersejEMB»eae Colpito dalle leggi raffili' ppr la m^ orìgine ebraica, lascia l'Italia per recarsi a Parigi:razziate allo scoppio della_gugrrp, "^ 3 , ° T?™ng ^ d™ T i£n rtti rorrn di proteggerlo; duran-1 Q Q Q rQ TT Tte Poccupaziono naaictq, vive nascosto a Fir^nTf, nRPJte anche nella casa di Montale. Nel 1945L'edizione definitiva Einaudi pubblica 1^ seconda edizione, di molto accresciuta, del Canzoniere: quglladefini-tjva, rbf> abbrarnia I'int.prn ar™ Holl'atH^nfà pnoti ^cr.ivà postuma nel 1961. LesezionirRin cuirisulterà divisa l'opera, oltre a quelle già indicate, sono: La serena disperazione (1913-15), Tre poesie fuori luogo (senza indicazione delle date), QTSP Icgg^p piaganti (1920), L'amorosaspina (1920), Preludio ecqnzonette (1922-23), Autobiografia (1924), I prigioni (1924), Fanciulle (1925), Cuor nwriturò~(Ì925-3ff), L'uomo (1928), PreZw3zoe_^^e (1928-29), Parole (1933-34), storia e cronistoria IJlìàncose (1935-43), 1944, Varie (senza indicazione di data), Mediterranee (1945-46), aei canzoniere Epigrafe (1947-48), IJcj^Ui (1948), Quasi un racconto (1951), Sei poesie della vecchiaia (1953-54). La tiepida accoglienza che la critica aveva riservato alla sua opera induce Saba a farsi interprete di se stesso, scrivendo la Storia e cronistoria del Canzoniere (1948), ricca di acute osservazioni umane e poetiche. Ma, con il riconoscimento della sua statura di poeta che si consolida nel dopoguerra, giungono anche le prime importanti

Attestazioni pubbliche: nel 1946 Saba aveva ricevuto il premio "Arezzo", cui seguirà, nel 1953, l'Accademia dei Lincei; nel medesimo anno l'Università di Roma gli conferisce la laurea. Gli ultimi anni sono resi difficili dalle crescenti crisi depressive e dalla malattia della moglie, che muore nel 1956; Saba stesso morirà nell'agosto 1957.

Nel 1964 esce il volume complessivo delle Prose, che comprende le opere pubblicate in precedenza: in particolare Scorciatoie e raccontini (1946) e Ricordi-Racconti (1956), dove il gusto della narrazione breve e autobiografica si condensa efficacemente nell'apologo e nella morale, sorretta da una ironia lucida e a volte tagliente. Nel 1975 Einaudi pubblicherà il romanzo incompiuto Ernesto, storia - dagli intensi risvolti psicanalitici - dei turbamenti erotici di un adolescente, in cui l'atmosfera triestina è resa da un

singolare impasto di lingua e dialetto.

Caratteristiche formali della produzione poetica

La vita e la poesìa Scorrendo con una certa attenzione i momenti salienti della biografia, emergono alcuni tratti essenziali: la povertà di avvenimenti esteriori, da cui Saba ricava tuttavia costanti suggerimenti per alimentare la sua vena poetica; il suo isolamento, che corrisponde a una sostanziale estraneità nei confronti degli ambienti culturali e delle più avanzate ricerche letterarie. La sua poesia, come si è accennato, è quella di un autodidatta, che si fonda prevalentemente sui libri della tradizione scolastica, ignorando pressoché completamente il laboratorio o rifiuto delle sperimentazioni contemporanee, così vive nel primo Novecento e fertili di risultati innovatori. E questo un limite della poesia di Saba, ma anche la sua forza, la condizione e il segno della sua originalità. La crisi della parola,

che investe la poesia novecentesca, non trova terreno propizio in Saba, che adopera senza timori il termine casalingo e familiare, "per immettersi nelle parole di tutti, nel sermo [discorso] trito e antico che tutti vivono e par-rà lingua quotidiana lano" (Mengaldo). Non solo, ma, insieme con il linguaggio della quotidianità, Saba riprende letteraria e riporta non di rado quello della tradizione letteraria (frequente è ad esempio la presenza dell'anastrofe, di costrutti e termini desueti) che una lunga frequentazione ha fatto diven-tare semplice e chiara. Anche "l'elevazione classica di Saba non è dovuta dunque ai toni alti del linguaggio, quanto alla sottesa situazione di comunione con le cose di tutti i giorni e di unani-mità con gli uomini; il cui insieme comporta coralmente il senso dell'esistenza" (Beccaria). Lata parola e lasintassi predilezione per "la parola che nomina"

(Debenedetti) e definisce con precisione, anzichéalludere o evocare, si inserisce in una struttura sintattica articolata e ben definita, che può con-tenere la poesia, senza sentirne le costrizioni, anche in un verso o in uno schema proprio dellacantabilità tradizionale (fino alle cadenze popolari o a certi toni del melodramma).Negli anni delle avanguardie, Saba non esita ad adottare le forme poetiche del passato, co-teforme metriche me la metrica regolare e l'uso delle rime: i Versi militari ad esempio, che costituiscono laprima serie organica di testi, sono composti interamente nella forma classica del sonetto (cheverrà poi spesso riproposta). Anche in seguito Saba farà ampiamente uso di questi elementi,attribuendo loro una particolare importanza e funzione. La poetica dell'Ermetismo gli rimarràsostanzialmente estranea, nel rifiuto di un dettato di ardua comprensione e dell'analogia co-me tramite di un rapporto cifrato con la realtà.

Pur pulsando nel cuore del Novecento, la sua espressione poetica è stata definita come espressione di una linea antinovecentista, in quanto rifiuta di seguire una linea j.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Menzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Zoppi Garampi Silvia.