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CAPITOLO 1 – EPISTEMOLOGIE: LO STATUTO SCIENTIFICO DELLA FILOSOFIA DELL’EDUCAZIONE
Per sapere quali siano i fondamenti della sua struttura scientifica è necessario spingersi
alle origini di quel sapere stesso per cogliere modalità e cause del suo nascere e del
suo diventare scienza. La f.d.e ha attraversato la storia e la cultura del mondo
occidentale. Essa coglie e problematizza le idee prodotte pedagogicamente e
filosoficamente rispetto a un dato momento storico, pur vivendo quel dato momento
storico. Essendo assai problematica per statuto scientifico la f.d.e è difficilmente
delineabile o definibile. Il suo profilo si nasconde dietro le scelte e le decisioni operate
politicamente, socialmente e culturalmente. Nel mondo occidentale si registrano, sin
dall’antichità, tentativi di elaborare idee di educazione nonché numerosi sforzi di
interpretare l’educabilità del soggetto. Chi pensa l’educazione, senza cercare
un’immediata traduzione pratica delle proprie concezioni, sosta al livello teoretico della
conoscenza dell’uomo che si forma educandosi: elabora filosofia dell’educazione. Chi si
è soffermato a studiare l’essenza dell’uomo e la sua continua trasformazione a contatto
con gli altri uomini ha pure contribuito alla f.d.e , la cui nascita come scienza si è
verificata in tempi recenti.
Il problema politico l’educazione indica la relazione formativa tra due o più
Se
soggetti e se la politica concerne le scelte da compiersi per il bene comune, allora a
livello di pensiero precedente l’azione, le scienze politiche e quelle pedagogiche
dovrebbero essere fortemente interconnesse. Storicamente sembra che la pedagogia,
prima ancora di essere denominata quale “ancilla philosophiae” fosse proprio
considerata “ ancilla rei pubblicae administrandi artis” quale secondaria presenza o
sostegno all’arte di governare la comunità sociale. Si può sostenere però che la f.d.e è
stata “domina” piuttosto che “ancilla” dell’arte di amministrare la comunità. Lo è stata
per secoli, ma da quando le scienze politiche si sono proposte l’obiettivo di raggiungere
il bene comune, di operare affinché la comunità sociale migliorasse il suo benessere,
aiutata a farlo attraverso l’educazione. Un pensiero educativo che deve progettare
anzitutto lo “stare bene” dei cittadini: diventa fondamentale stimolare l’atteggiamento
libero, critico e creativo del soggetto di fronte alla realtà, e quindi va educato lo stile di
comunicazione, di apprendimento e di decisionalità del singolo. Nel caso di un governo
politico proiettato sui propri interessi, la f.d.e non diventa neanche “ancilla” perché il
suo pensiero viene annichilito e asservito al potere: costretto a produrre idee non di
educazione, ma di conformazione, nutrite non alla fonte della libera e autonoma
formazione del soggetto, bensì a quella della dipendenza deformante dell’individuo
massificato. Gli stili educativi caratterizzano ogni cultura. L’educazione come problema
politico non riguarda, alla stregua ciò che si pensa comunemente, soltanto le prime età
della vita. Con l’esempio del nazionalsocialismo, che per anni è riuscito a imporre stili
educativi deformanti, si riesce a spiegare bene la differenza tra ancilla e domina:
quando la produzione di idee educative, quindi di stili educativi, non fanno altro che
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cercare di annichilire l’individuo, massificandolo, rendendolo così innocuo, si parla di
“ancilla” perché tale produzione è stata asservita al potere. Quando invece la
democrazia e il governo politico hanno come esclusivo obiettivo il benessere della
comunità sociale, la f.d.e è “domina”, ovvero precede e coordina il pensiero politico
nella sua proiezione sull’educazione della popolazione.
Il mondo contemporaneo è testimone di scelte profondamente influenzate dal regime
socio-economico rispetto alle prassi educative: queste ultime sono rese strumento per
imporre stili di vita consoni alla modernità. La forza dirompente di denaro e potere ha
coinvolto anche gli stili educativi. Il sopravvento della cultura della violenza veicola a
sé stili di vita, stili formativi e stili educativi. La f.d.e è chiamata a rendersi consapevole
dell’emarginazione e/o nientificazione dell’umano presente negli stili educativi in atto.
Di conseguenza dovrà elaborare un pensiero critico problematico e capace di dialogare
con le altre scienze umane, con le scienze dell’educazione e le scienze pedagogiche in
particolare, per fronteggiare insieme tale problema.
La filosofia dell’educazione ha pertanto il dovere di scuotere le altre scienze
pedagogiche e filosofiche, cosi come tutte le altre scienze umane per:
a) Denunciare l’annichilimento dell’umano;
b) Promuovere significati educativi non moralistici né parentetici;
c) Progettare stili formativi ed educativi consoni all’uomo immerso nella tecnologia;
d) Rilevare gli esiti deformanti di dinamiche intersoggettive improntate
all’autoritarismo;
e) Riscoprire nell’interiorità di ciascun soggetto i valori civili propri dell’umanità quali
punti di riferimento per le scelte di vita.
La filosofia dell’educazione tra pedagogia e filosofia Le scienze umane o
scienze dell’uomo sono quei sistemi di saperi, dialettici e organici, che:
Studiano i mondi dell’umano senza ricorrere necessariamente al metodo
- empirico- sperimentale;
Non hanno il dovere né il bisogno di spiegare gli accadimenti lungo la direttrice
- causa-effetto;
Non additano alcuna nomotetica visione del mondo;
- Bensì interpretano e tentano di comprendere;
- Attribuiscono significati mai assoluti o definitivi.
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Prima che questi saperi assumessero lo status di scienza, il loro oggetto di studio non
era sconosciuto, ma ignorato. Vi sono però stati saperi che hanno sempre preso parte
alla cultura occidentale nel suo sviluppo diacronico e costituito ambito particolare di
analisi e studio per scienze organizzate, socialmente riconosciute, culturalmente
accreditate. È questo il caso della pedagogia. Essa assume uno statuto epistemologico
che lo rende scienza autonoma solo negli ultimi secoli. la pedagogia si è emancipata da
altri sistemi di saperi che si occupavano dei suoi oggetti d’analisi in un determinato
momento storico-culturale ed ha acquisito la sua autonomia scientifica. La filosofia
dell’educazione si è qualificata come scienza solo recentemente, volta a studiare
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l’educazione in modo affrontato e approfondito, diversamente dagli altri saperi quali
filosofia e pedagogia, i quali non sono riusciti ad approfondire tali studi. La f.d.e prende
origine appunto da questi due saperi la filosofia e la pedagogia, dal loro incontro e dalla
loro intersezione. Anche la f.d.e è una scienza dell’educazione.
Filosofia e pedagogia s’incontrano e studiano insieme ciò che è l’educazione,
educabilità, educato. La pedagogia è la scienza che si occupa di educazione e
formazione dell’uomo. L’incontro e la vicinanza con la filosofia potrebbero essere stati
cercati dalla pedagogia stessa desiderosa di incentivare le ricerche su educazione e
formazione a livello teoretico. Dall’altra parte la filosofia ricerca il sapere pedagogico
per l’analisi del rapporto formativo con se stesso ed educativo con l’altro e col sé. Dalla
filosofia dell’educazione queste due “scienze madri” (pedagogia e filosofia) traggono
stimoli verso ulteriori sviluppi scientifici; la f.d.e è riuscita ad acquisire una struttura
conoscitiva che attinge tanto all’impostazione filosofia quanto a quella pedagogica,
avendo trovato in esse qualcosa in comune: la teoresi.
La filosofia specula, ragiona, riflette e produce idee, pensa, contempla, pone dubbi e
non cerca né propone certezze, è dialettica e mai assoluta nei suoi tentativi di risposta
alle domande. Sono queste le modalità di conoscenza che appartengono alla filosofia e
possono essere sintetizzate in un unico termine: teoresi. La pedagogia anch’essa vuole
conoscere praticamente, ovvero per agire, e poieticamente, ossia per produrre.
L’educazione interessava tanto chi governava la polis quanto a chi studiava l’uomo nella
sua essenza interiore e nella sua esistenza ponendosi domande, problemi e dubbi.
Quindi la pedagogia ha imparato a porre le proprie strategie di conoscenza a diversi
livelli: pratico, teorico, metateorico e teoretico. Ha imparato a: 1) analizzare e ricercare
gli elementi che fondano un itinerario formativo per il soggetto che vuole agire
educativamente (il conoscere pratico aristotelico) 2) ha imparato a studiare quanto è
necessario per un’efficacie azione educativa, atta a incentivare il darsi forma umana
dell’altro. 3) ha imparato a riflettere alla fonte problematica, alla ricerca dell’incerto o
dell’indefinito. Pertanto la pedagogia produce i suoi saperi tanto lungo il crinale teorico
quanto lungo quello teoretico, tenendoli in costante rapporto e dialogo costruttivo.
Che cosa possiedono in comune la filosofia e la pedagogia dal punto di vista della loro
peculiare modalità di avvicinare euristicamente l’uomo? La facoltà di conoscere
teoreticamente. E di questa facoltà si è appropriata la filosofia dell’educazione,
sussumendola dalla filosofia e dalla pedagogia: intorno ad essa ha costruito la sua
logica, il suo linguaggio e la sua argomentazione. Proprio perché possiede una propria
logica e un proprio linguaggio, accanto a uno specifico oggetto di studio, la filosofia
dell’educazione è riuscita a fondarsi come scienza autonoma, con uno statuto
epistemologico specifico, svincolato da quelli filosofici e pedagogici. Non è parte né della
filosofia né della pedagogia, anche se queste scienze rappresentano per essa saperi di
riferimento fondamentali e imprescindibili.
La filosofia dell’educazione e le altre scienze f.d.e ha dimensione
la
transdisciplinare. Tale dimensione può appartenere a ogni scienza dell’educazione. La
filosofia dell’educazione rispetto alle altre scienze dell’educazione possiede una
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peculiarità: è interessata a conoscere il pensiero sull’educazione elaborato da qualsiasi
scienza. Pertanto la transdisciplinarietà si estende verso gli altri saperi che pensano e
interpretano l’educazione. Da questo derivano non solo modalità differenti
nell’attribuire significati all’educativo ma anche strategie euristiche e reti concettuali
nel cogliere l’educativo del mondo contemp