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L'ARTE - QUESTIONI GENERALI

L'Etruria è, fra le regioni dell'Italia antica, quella che ha avuto la più grande tradizione artistica nel corso del I millennio a.C. Per quanto riguarda l'originalità dell'arte etrusca, Plinio il Vecchio parla di statue bronzee fabbricate in Etruria sparse per il mondo, della coroplastica che in Etruria sarebbe stata introdotta da maestri - Eucheir, Eugrammos, Diopos - venuti da Corinto intorno alla metà del VII secolo a.C., di un coroplasta di Veio - Vulca - che in pieno arcaismo avrebbe plasmato a Roma le statue di Giove capitolino e dell'Eracle fittile; sostiene che si era in grado di distinguere una statua "tuscanica" da una greca con la stessa facilità con cui si distingueva un oratore asiano da uno attico. In tempi più vicini a noi, nella seconda metà del secolo XVI discutendo della Chimera di Arezzo (tav. 48), Giorgio Vasari.dice che in essa «siriconosce la perfezione di quell’arte essere stata anticamente appresso i Toscani, come si vede allamaniera etrusca», «perché i capelli, che sono la più difficile cosa che facci la scultura, sono ne’Greci espressi meglio, ancor che i Latini gli facessino poi perfettamente a Roma». Nella secondaWinckelmannmetà del secolo classifica come etrusche alcune statue per il «contorno duro etagliente» o per le «pieghe tirate quasi a piombo, e segnate con delle incisioni che vanno parallele adue a due».Il dibattito più vivace su questo tema si è avuto nei primi decenni del secolo XX, dopo la scopertache cammina» nel santuario del Portonaccio a Veio.celebre statua dell’«ApollodellaLa situazione dell’Etruria è un po’ particolare. Qui sono presenti modelli allotri (estranei), introdottida manufatti e maestri originari del Vicino Oriente o della

Grecia odell' Europa centro-settentrionale a seconda dei periodi, tutte regioni progredite in quanto atradizione artistica o artigianale, arrivati grazie alle ricchezze di cui disponeva l'Etruria per le suerisorse naturali. Questi modelli sono rielaborati, combinati e adattati alle esigenze della clientelalocale. Sta in questo l'originalità dell'arte etrusca, benché il risultato, dai punto di vista qualitativo,non sempre sia felice rispetto ai modelli: l'espressione spesso è prosaica, di norma si insiste e sisviluppano gli aspetti più superficiali di un'iconografia con conseguente apertura al decorativismo ealla stilizzazione. Tuttavia a volte lo stesso maestro, artista o artigiano, cosciente di aver fatto unfirma:lavoro destinato a restare, vi appone la propria e questo si riscontra in Etruria, anche se nonfrequentemente, già dal VII secolo a.C.I modelli allotri presenti in Etruria in misura più massiccia

E più a lungo di altri sono stati quelli ellenici (euboici, corinzi, greco-orientali, laconici, attici, egineti, magno-greci), i quali non solo hanno fornito spunti ai maestri locali, ma hanno anche imposto una disciplina conforme alle correnti di stile affermate in Grecia. Anche la denominazione corrente dei periodi, dal geometrico all'ellenismo, è la stessa invalsa per l'arte greca. I limiti cronologici iniziali e finali dei vari periodi possono essere diversi: ad esempio l'arcaismo in Grecia termina alla fine del VI secolo a.C., mentre in Etruria si prolunga fino ai primi decenni del V secolo a.C.; o l'ellenismo, che in Grecia inizia subito dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) e in Etruria qualche decennio più tardi. Il grosso della documentazione etrusca è dato da testimonianze, che sono quasi tutte opere di artigianato di qualità ora più o ora meno elevata. Molte opere d'arte sono andate perdute: le statue di

Bronzo arrivate a noi sono veramente poche rispetto alle notizie che si trovano nelle fonti letterarie, statue che potrebbero essere state fuse per recuperare il metallo secondo un uso comune nell'antichità; i templi o le case dei ricchi potevano essere decorate con pitture, se si deve dare credito a una notizia di Plinio o al ritrovamento di lastre dipinte nel santuario del Portonaccio a Veio o nell'area urbana di Caere. Comunque, anche nelle opere più modeste è possibile apprezzare, ad esempio, in certe tazze un certo intento creativo, specialmente quando si innova una "forma". L'impasto della seconda metà dell'VIII secolo a.C., l'aggiunta di semplici motivi geometrici incisi sulla parte più espansa del corpo o la resa a treccia del bastoncello delle anse rendono il vaso più leggero e più piacevole alla vista: nella combinazione del principio "estetico" con l'aspetto funzionale si.

può ravvisare un atto creativo, che rivela una sorta di sensibilità artistica almeno nel maestro che per primo ha realizzato la suddetta combinazione. L'opera d'arte, proponendo qualcosa di nuovo, ha un linguaggio che va al di là dei limiti regionali o nazionali, ma è anche legata alle istanze ideologiche dei destinatari, a fattori politici ed economici. Si prendano le fatiche di Eracle, che hanno avuto una notevole fortuna nel repertorio della ceramica attica a figure nere della seconda metà del VI secolo a.C. e dell'arte etrusca dello stesso periodo: la fortuna è favorita dal fatto che ad Atene i tiranni Pisistrato e i Pisistratidi e in Etruria qualche magnate si compiacevano di rappresentarsi in Eracle. Inoltre, su alcune lastre di rivestimento architettonico del palazzo della zona F di Acquarossa (intorno al 540 a.C.) sono introdotti i gruppi di Eracle che vince il leone e il toro in una sfilata di armati a piedi, a cavallo e.sucarro: l'allusione a un'impresa militare del signore che abitava nel palazzo è scontata, per cui la scelta dei gruppi di Eracle vittorioso su animali feroci dovrebbe rientrare in un preciso programma autocelebrativo dello stesso signore. L'arte etrusca non può essere considerata in blocco, prescindendo dalle situazioni locali: basterà ricordare la grande affermazione della pittura tombale a Tarquinia e l'assenza o quasi di questo genere figurativo a Vulci, un centro non meno ricco di Tarquinia nella problematica artistica. Analogamente i cosiddetti canopi, cinerari antropomorfizzati (coperchio a testa umana, anse a forma di braccia, indicazione dei capezzoli), sono diffusi solo a Chiusi nei secoli VII e VI a.C. Inoltre, la scultura arcaica in pietra di Chiusi dipende stilisticamente da quella di Vulci: i tratti dalici - testa piatta, fronte bassa e orizzontale, occhi orlati, zigomi e mento robusti, labbra rigonfie e serrate, lineamenti sul

piano facciale, tettonica del corpo a parti giustapposte —, propridella scultura vulcente dei primi decenni del VI secolo si attardano nelle statue chiusine degli anniintorno alla metà del VI secolo e si combinano a tratti greco-orientali — cranio bombato, frontecurvilinea, profilo obliquo, labbra «sorridenti», lineamenti sui piani laterali, superfici sfumate —.Sono, questi, elementi da considerare nel giudizio sull’arte etrusca.

Dopo la nascita del Regno d’Italia (1860), si è cominciato a fare attenzione ai dati topografici econtestuali dei rinvenimenti. La polemica sorta sull’ordinamento tipologico o topografico da dare aireperti destinati al museo archeologico di Firenze, subito dopo la sua istituzione nel 1870 è il segnodi un nuovo approccio all’arte antica in generale ed etrusca in particolare, con cui si valorizzano,Le nostre conoscenze sull’arte eoltre che l’oggetto in sé, le

Le circostanze di ritrovamento sull'artigianato artistico dell'Etruria sono settoriali: la documentazione proviene in massima parte da tombe e da aree sacre. Poco si sa della produzione destinata all'arredo domestico: nei pochi scavi di abitati i materiali rinvenuti, oggetti destinati alla cucina o alla mensa o alle pratiche della vita quotidiana, sono frammenti lasciati dagli antichi proprio perché ridotti in questo stato al momento dell'abbandono volontario o forzato dell'abitazione. Inoltre diversi manufatti di provenienza tombale presentano riparazioni eseguite in antico, che fanno pensare a un uso prolungato nella vita di tutti i giorni prima di far parte di un corredo funebre.

Informazioni indirette ma eloquenti per l'arredo domestico possono venire da alcune tombe, che riproducono in pietra o in stucco i mobili di una casa: ad esempio le tombe ceretane delle Sedie e degli Scudi o delle Cinque Sedie o dei Rilievi (VII secolo a.C.) (IV secolo a.C.).

Un'ulteriore limitazione al nostro patrimonio conoscitivo è data dal fatto che molti manufatti erano fabbricati in materiale deperibile: stoffa, legno. Se ne può avere un'idea nei pochissimi casi felici in cui sono stati ritrovati manufatti del genere, ad esempio i troni o gli utensili lignei delle tombe di Verucchio di facies orientalizzante decorati con motivi ornamentali o realistici (matrone impegnate nella filatura e tessitura). Talvolta l'ideologia che sottende a grandi opere di destinazione funeraria o domestica è la stessa: una maschile e l'altra femminile (VII secolo a.C.) fungono da acroteri nel palazzo magnatizio di Murlo (primo quarto del VI secolo a.C.) sono state riconosciute immagini di antenati, che fanno ipotizzare un culto di questi. Diverso è il caso delle statue acroteriali del tempio del Portonaccio a Veio, delle che

Rappresentano miti di Apollo, le quali, data la natura dell'edificio, devono rientrare in un programma civico-politico della città di Un'ultima osservazione riguarda il risvolto sociale della produzione artistica e/o Veio.artigianale. In genere le tombe che hanno restituito i documenti archeologici appartengono ai ceti alto o medio-alto, che avevano la disponibilità di costruire una tomba e di deporre un corredo più o meno ricco. I ceti meno abbienti dovevano pur disporre di manufatti, magari di impegno modesto, che purtroppo non conosciamo perché le loro sepolture sono poco note.

LA FASE FORMATIVA

La civiltà dell'età del Bronzo si definisce "appenninica" nella sua fase di apogeo (secc. XV-XIII) e nei suoi esiti finali, "subappenninica" e "protovillanoviana" (secc. XII-X); l'età del Ferro, invece, è caratterizzata per ricchezza economica, per estensione territoriale e per

Articolazione sociale nella cultura "villanoviana"

L'articolazione sociale nella cultura "villanoviana" (secc. IX-VIII) è caratterizzata da tratti fondamentali che definiscono la sua cultura protourbana.

Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
12 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione alla Etruscologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pizzirani Chiara.