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Dalla guerra al raggiungimento di un sogno
civile che in molte città viveva l'esperienza tragica dei bombardamenti aerei diurni e notturni.
L'Etiopia era perduta, in Grecia ed in Africa settentrionale anche avevano dovuto chiedere l'aiuto dei
tedeschi (in Libia si era avuto l'intervento dell'Afrikakorps direttamente comandato dal generale
Rommel). La nostra flotta, priva del radar, non poteva competere con quella inglese che ormai era
padrona del Mediteraneo. Invece di affrontare in modo adeguato i problemi relativi al nostro settore
Mussolini inviò una armata (l'Amir) in terra di Russia con conseguenze disastrose data la mancanza
di mezzi per una guerra di movimento e di attrezzature per poter superare il gelido inverno russo.
Durante tutta la condotta della guerra si può affermare che mentre il coraggio del soldato italiano e il
suo spirito di sacrificio risultarono certo non inferiori a quelli degli altri combattenti, fece
chiaramente spicco l'insipienza dei comandanti, l'impreparazione generale, il pressappochismo di
una classe politica e militare che ineluttabilmente avrebbe portato alla sconfitta. Se poniamo la fine
del 1942 come l'inizio del rovesciamento delle sorti della guerra lo facciamo perché con la fine
dell'anno vediamo su tutti i fronti una generale inversione di tendenza. Abbiamo detto che con la fine
dell'estate 1942 nel Pacifico inizia la controffensiva americana, vediamo ora che in Africa
settentrionale a novembre si ha non solo la controffensiva inglese a El Alamein ma si ha lo sbarco
americano in Marocco e in Algeria quasi una prova generale di quell'attacco alla fortezza tedesca
nell'Europa continentale, una prova di quel secondo fronte richiesto dai russi per poter vedere
diminuita la pressione germanica contro di loro. Le truppe italo-tedesche di stanza in territorio
africano si arresero il 13 maggio 1943, ora gli anglo-americani si preparavano ad attaccare diretta-
mente l'Europa.
Una grande vittoria russa: Stalingrado!
Mentre questi fatti accadevano nel bacino del Mediterraneo, il fronte
russo segnava una serie di successi sovietici tra cui decisamente il
più importante, sia sul piano militare che su quello politico, fu la
vittoria di Stalingrado. L'armata tedesca di von Paulus aveva rag-
giunto la grande città sul Volga il 10 agosto 1942, dal novembre al
febbraio resistette all'attacco russo ma il 2 febbraio i resti di quella
che era stata la sesta armata tedesca dovettero arrendersi ai russi. Da
Stalingrado l'armata rossa sarebbe giunta a Berlino nel 1945 sempre
mantenendo l'iniziativa. Per quanto interessa l'Italia il 1943 fu un anno
di gravi avvenimenti: la perdita dell'Africa nel maggio, lo sbarco in
Sicilia il 10 luglio, il bombardamento di Roma il 19 luglio, il voto del
gran consiglio nella notte tra il 24-25 luglio contro Mussolini, l'arresto
di quest'ultimo a Villa Savoia dopo un ultimo colloquio con il re, la
nomina a capo del governo del maresciallo Badoglio, la dichiarazione dell'armistizio dell'8 settembre,
la fuga del re e dei generali da Pescara a Brindisi, il ritorno sulla scena politica di Mussolini liberato il
12 settembre dai tedeschi, l'inizio di tragici mesi di guerra civile e di enormi distruzioni causate dalla
guerra che eserciti stranieri combattevano sul nostro territorio.
La guerra in Italia
La figura del re, del principe ereditario, di Badoglio e di tutta una
casta politica e militare ampiamente compromessa con il fascismo e
che, nell'assoluta incuria per centinaia di migliaia di soldati italiani
abbandonati sui vari fronti di guerra e nei territori occupati, nel
completo disinteresse per la nazione e, solo con lo scopo di
salvaguardare le proprie vite, avevano gettato l'Italia nel caos, non
escono bene da questa serie di episodi. Ma in ultima analisi quella era
stata la classe politico militare che aveva portato al fascismo, che
aveva condotto la nazione in guerra nel massimo dell'impreparazione
e che chiudeva in modo non degno la propria parentesi storica. In
Italia i tedeschi attuarono una prima linea di resistenza sulla
cosiddetta linea Gustav (Garigliano, Cassino e Sangro) e da questa
linea gli Alleati non riuscirono a passare se non nel maggio 1944 raggiungendo Roma il 4 giugno. Si
arrivò così ad una nuova linea di resistenza tedesca che si stendeva lungo l'Appennino
toscoemiliano da sopra Livorno per Bologna sino alle paludi di Comacchio. Qui si dovette attendere
l'aprile del 1945 per completare la liberazione d'Italia. Negli anni tragici dell'occupazione nazista e del
governo repubblicano fascista di Salò, l'Italia seppe esprimere per mezzo della lotta partigiana il
senso della propria dignità e giustificare il diritto a quel riscatto politico che le competeva. La
resistenza, dopo l'armistizio si trasformò in una lotta aperta contro l'esercito tedesco, passato alla
posizione di esercito occupante. Dopo le prime rivolte popolari avvenute a Roma e a Napoli, (le
quattro giornate di Napoli), si costituirono in Piemonte, nel Veneto, in Emilia e in Liguria le prime
organizzazioni partigiane. Dopo la dichiarazione di guerra alla Germania da parte dell'Italia (13
ottobre 1943) e il riconoscimento della cobelligeranza italiana da parte degli anglo-americani, il
Comitato di liberazione nazionale dell'alta Italia assumeva la guida della lotta partigiana al nord
contrapponendosi anche sul piano legale allo pseudo governo fascista.
I partigiani
Nonostante le numerose difficoltà e i dissensi politici sorti in senso al Comitato, le forze partigiane
trovarono nelle Marche e nella Toscana grandi centri di azione. Nel maggio del '44 le formazioni
partigiane settentrionali si organizzarono come esercito regolare e costituirono il Comando del corpo
volontario della libertà. Nell'estate del '44 affrontarono alcune battaglie tra cui la più importante fu
quella di Monte Fiorino, mentre il tentativo di liberare Siena e Firenze provocò le più feroci reazioni
da parte dei tedeschi in tutta la Toscana. Le lotte si spostarono nel nord oltre la cosiddetta linea
Gotica e qui i partigiani si affiancarono in modo determinante all'esercito alleato. Si arrivò così al 25
aprile 1945 quando l'avanzata alleata e l'insurrezione partigiana portarono alla completa liberazione
d'Italia e segnarono la fine di Mussolini fucilato a Giulino di Mezzegra sul lago di Como il 28 aprile.
"GAP" e "SAP"
I Gap (Gruppi d'azione patriottica) e le Sap (Squadre d'azione partigiana) agirono per lo più
nei centri abitati, grandi e piccoli, con at-tentati alle istituzioni del nemico e con azioni di
sabotaggio. Quindi Gap, Sap e bande di partigiani costituirono l'esercito combattente della
Resistenza. Un'analisi comparativa consente di affermare che i combattenti della Resistenza Italiana
furono circa 270.000.
13 divisioni bloccate
L'esercito tedesco, nonostante l'alta efficienza delle sue unità, la ferrea disciplina e la presenza delle
forze speciali, quali le «SS», accusò fin dai primi mesi i colpi ricevuti dalle bande di partigiani. Infatti
importanti contingenti di truppa (13 divisioni) non poterono essere utilizzate al fronte, dove
combattevano le truppe regolari, perché indispensabili all'interno per fronteggiare le formazioni
partigiane che minavano continuamente la sicurezza dei rifornimenti, ed i gruppi armati e gli
organizzatori clandestini della città, che ostacolavano seriamente la produzione bellica. I partigiani si
erano procurati le armi prelevandole dai depositi dell'esercito italiano. Ma si trattava di fucili e di
poche altre armi leggere che non potevano reggere il confronto con quelle dei nazisti. C'era poi il
problema delle munizioni. A queste deficienze sopperirono in seguito gli Alleati, in particolare con le
forniture di armi, munizioni, denaro ed ufficiali di collegamento ai partigiani del settentrione. Solo nel
corso degli ultimi quattro mesi di guerra, gennaio-aprile 1945, la Special Force organizzò 865 lanci di
materiale da guerra ai partigiani del nord.
La Resistenza europea
L'ultimo conflitto mondiale fu caratterizzato dal fenomeno della
Resistenza. La macchina bellica tedesca che aveva polverizzato l'esercito
polacco e quello francese, quello belga, olandese, danese, norvegese,
jugoslavo e greco e che aveva respinto l'Armata Rossa fino alle porte di
Mosca, occupando quasi tutto il territorio della Russia europea, fu tuttavia
costretta, prima o poi, ad affrontare ovunque importanti gruppi di
resistenti armati, pronti ad una guerra fino all'ultimo sangue. Alla
Resistenza partecipò una moltitudine spinta dell'impeto naturale di
salvarsi dalla prigionia e dalla tirannide tedesca, ma anche da una fervida
aspirazione alla libertà, ed una minoranza che ebbe il coraggio di prendere le armi e di iniziare la
guerriglia contro i Tedeschi che occuparono la propria nazione.
I campi di sterminio
Nell'Unione Sovietica i primi sintomi di sviluppo della Resistenza coincisero con la più radicale
svolta del regime nazista. Al principio del 1941, infatti, dopo il fallimento della battaglia di Londra,
nella prospettiva di una guerra che si sarebbe protratta oltre i limiti previsti, Hitler aveva deciso di
dare la soluzione finale « al problema ebraico », la «Endlösung», cioè lo sterminio totale degli undici
milioni di ebrei che vivevano in Europa. Prima campi di sperimentazione furono la Polonia e l'Unione
Sovietica dove già si trovavano i commandos speciali, gli «Einsatzgruppen», con il compito di
provvedere all'eliminazione degli ebrei e dei comunisti, a man mano che la Wehrmacht occupava i
territori. I dati forniti da Reitlingher illustrano l'applicazione data all'ordine di Hitler: 30.000 fucilati a
Kiev, dagli 80 ai 120.000 a Riga e altre decine di migliaia a Korno, a Minsk e Pinsk nella Russia
Bianca, a Leopoli, a Vinnitza, a Kharkov ed a Dniepropetrowsk in Ucraina; altri ancora a Rostov.
Complessivamente oltre un milione di ebrei e di comunisti vennero fucilati o impiccati nei territori
dell'Unione Sovietica. Evidentemente quella politica di sterminio fu una leva potente che spinse
decine di migliaia di uomini e di donne sovietici, con le armi in pugno, nelle grandi foreste e nelle
immense pianure. Uomini e donne decisi a vendicare le vittime innocenti ed a combattere fino
all'ultimo il nemico. Anche il governo del paese reagì alle prime notizie dello sterminio inserendo la
Resistenza nel quadro delle istituzioni statali. Il 18 luglio 1941, dopo i primi massacri della
popolazione civile, il Comitato Centrale del Partito Comunista Sovietico prese la decisione di
organizzare la lotta dietro le file nemiche e ne diede il compito al Comando dell'esercito. La decisione
prevedeva la « creazione di una situazione insostenibile per l'Armata tedesca mediante la
disorganizzazione dei suoi collegamenti, delle sue linee di comunicazione e degli stessi
distaccamenti militari, aiutando in ogni modo distaccamenti partigiani a cavallo o a fanteria.».
Varsavia l'eroica
In Polonia, a Varsavia, in pochi giorni vennero eliminati 350.000 ebrei, dei 450.000 rinchiusi nel ghetto
dai nazisti fin dal primo giorno dell'occupazione. Di fronte a tali massacri anche in Polonia la
Resistenza, rappresentata inizialmente dall'organizzazione clandestina «Armia Krajowa» (Esercito
Nazionale), alla quale si aggiunse al principio del 1942 il movimento partigiano di sinistra «Gwardia
Ludowa» (Guardia Popolare), aumentò le file dei combattenti. Non si trattava più di una scelta
politica, ma della scelta fondamentale fra la fede nell'umanità e nella negazione della condizione
umana.
La fine della guerra
Va detto che dal '44 il fronte italiano era diventato
del tutto secondario nella strategia alleata dato
che il 6 giugno gli anglo-americani(oltre 3 milioni
di uomini e più di 700 mila armamenti tra carri
armati, e aerei) avevano effettuato (con una
operazione aeronavale colossale) lo sbarco in
Normandia aprendo così quel secondo fronte che
avrebbe segnato la fine della Germania nazista.
L'esercito germanico stretto tra i russi ad est e gli
Alleati ad ovest dovette abbandonare i territori
occupati e si trovò a combattere in Germania in
un folle tentativo di vana resistenza. I russi e gli
Alleati si congiunsero in Austria, i russi