Versione originale in latino
Duobus his unius diei proeliis Caesar desideravit milites DCCCCLX et notos equites Romanos Tuticanum Gallum, senatoris filium, C. Fleginatem Placentia, A. Granium Puteolis, M. Sacrativirum Capua, tribunos militum et centuriones XXXII; sed horum omnium pars magna in fossis munitionibusque et fluminis ripis oppressa suorum in terrore ac fuga sine ullo vulnere interiit; signaque sunt militaria amissa XXXII. Pompeius eo proelio imperator est appellatus. Hoc nomen obtinuit atque ita se postea salutari passus est, sed neque in litteris scribere est solitus, neque in fascibus insignia laureae praetulit. At Labienus, cum ab eo impetravisset, ut sibi captivos tradi iuberet, omnes productos ostentationis, ut videbatur, causa, quo maior perfugae fides haberetur, commilitones appellans et magna verborum contumelia interrogans, solerentne veterani milites fugere, in omnium conspectu interfecit.
Traduzione all'italiano
Nelle due battaglie di questa sola giornata Cesare perse novecentosessanta soldati e noti cavalieri romani, Tuticano Gallo, figlio di un senatore, C. Fleginate da Piacenza, A. Granio di Pozzuoli, M. Sacrativiro di Capua, cinque tribuni militari e trentadue centurioni. In gran parte tutti costoro morirono senza alcuna ferita ma, per il terrore e la fuga dei loro compagni, schiacciati nelle fosse, sulle fortificazioni e sulle rive del fiume. Si persero trentadue bandiere. Pompeo venne in quella battaglia salutato col nome di imperator. Mantenne questo titolo e in seguito permise di essere salutato in tal modo, ma non fu solito usarlo nelle sue lettere né pose sui fasci la corona d'alloro. Invece Labieno, ottenuta da lui la consegna dei prigionieri, fattili condurre tutti dinanzi a sé, per ostentare maggiormente, come sembrava, la propria fedeltà a Pompeo, pur essendo egli un disertore, li chiamò commilitoni e, dopo avere chiesto loro con parole fortemente oltraggiose se i soldati veterani fossero soliti fuggire, li uccise alla presenza di tutti.