Cristoforo-
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Versione originale in latino


Litteris C.Caesaris consulibus redditis, aegre ab his impetratum est summa tribunorum plebis contentione, ut in senatu recitarentur; ut vero ex litteris ad senatum referretur, impetrari non potuit. Referunt consules de republica in civitate incitat. L. Lentulus consul senatui reique publicae se non defuturum pollicetur, si audacter ac fortiter sententias dicere velint; sin Caesarem respiciant atque eius gratiam sequantur, ut superioribus fecerint temporibus, se sibi consilium capturum neque senatus auctoritati obtemperaturum: habere se quoque ad Caesaris gratiam atque amicitam receptum.
In eanderm sententiam loquitur Scipio: Pompeio esse in animo rei publicae non deesse, si senatus sequatur; si cunctetur atque agat lenius, nequiquam eius auxilium, si postea velit, senatum imploraturum.

Traduzione all'italiano


Consegnata la lettera di Caio Cesare ai consoli, a stento si poté ottenere da costoro, dopo grandissima insistenza dei tribuni della plebe, che fosse letta in senato; ma non si poté ottenere che si facesse una discussione a partire dalla lettera davanti al senato. I consoli espongono la relazione generale intorno alla repubblica. Il console L.Lentulo promette che egli non trascurerà il Senato e la repubblica, purché (i senatori) vogliano esporre il proprio parere con franchezza ed energia; ma se hanno riguardo per Cesare e cercano il favore di lui, come avevano fatto nei tempi passati, egli avrebbe presa una deliberazione nel proprio interesse e non avrebbe obbedito all'autorità del senato: anche egli aveva (modo di trovare) un rifugio nel favore e nell'amicizia di Cesare. Scipione parla nel medesimo senso: era in animo a Pomepeio di non venir meno allo Stato, se il senato lo assecondi; se esita e procede con troppa cautela il senato invano avrebbe implorato il suo aiuto, se in seguito lo volesse.

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