Mika
di Mika
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Versione originale in latino


Coniuncto exercitu Caesar Gomphos pervenit, quod est oppidum primum Thessaliae venientibus ab Epiro; quae gens paucis ante mensibus ultro ad Caesarem legatos miserat, ut suis omnibus facultatibus uteretur, praesidiumque ab eo militum petierat. Sed eo fama iam praecurrerat, quam supra docuimus, de proelio Dyrrachino, quod multis auxerat partibus. Itaque Androsthenes, praetor Thessaliae, cum se victoriae Pompei comitem esse mallet quam socium Caesaris in rebus adversis, omnem ex agris multitudinem servorum ac liberorum in oppidum cogit portasque praecludit et ad Scipionem Pompeiumque nuntios mittit, ut sibi subsidio veniant: se confidere munitionibus oppidi, si celeriter succurratur; longinquam oppugnationem sustinere non posse.
Scipio, discessu exercituum ab Dyrrachio cognito, Larisam legiones adduxerat; Pompeius nondum Thessaliae appropinquabat. Caesar castris munitis scalas musculosque ad repentinam oppugnationem fieri et crates parari iussit. Quibus rebus effectis cohortatus milites docuit, quantum usum haberet ad sublevandam omnium rerum inopiam potiri oppido pleno atque opulento, simul reliquis civitatibus huius urbis exemplo inferre terrorem et id fieri celeriter, priusquam auxilia concurrerent. Itaque usus singulari militum studio eodem, quo venerat, die post horam nonam oppidum altissimis moenibus oppugnare aggressus ante solis occasum expugnavit et ad diripiendum militibus concessit statimque ab oppido castra movit et Metropolim venit, sic ut nuntios expugnati oppidi famamque antecederet.

Traduzione all'italiano


Una volta congiuntisi gli eserciti, Cesare giunse a Gonfi, la prima città della Tessaglia per chi giunge dall'Epiro; pochi mesi prima la popolazione di questa città aveva mandato spontaneamente ambasciatori a Cesare per mettergli a disposizione tutti i propri beni, chiedendogli un presidio di soldati. Ma già era giunta colà, gonfiata in molte parti, la notizia, di cui parlammo, della battaglia di Durazzo. Pertanto Androstene, pretore della Tessaglia, preferendo essere compagno della vittoria di Pompeo piuttosto che alleato di Cesare nelle avversità, raduna dai campi nella città tutta la moltitudine di schiavi e liberi, chiude le porte e manda ambasciatori a Scipione e a Pompeo, chiedendo di venire in suo aiuto: egli confidava nelle fortificazioni della città, se avesse ricevuto soccorso in breve tempo; ma non era in grado di sostenere un assedio di lunga durata. Scipione, venuto a conoscenza della partenza degli eserciti da Durazzo, aveva condotto le legioni a Larissa; Pompeo non era ancora vicino alla Tessaglia. Cesare fortificò il campo e diede ordine di costruire scale e gallerie coperte e di preparare graticci in vista di un assalto improvviso. Portati a termine questi lavori, dopo avere esortato i soldati, mostrò loro di quanta utilità sarebbe stato, per alleviare la mancanza di ogni cosa, impadronirsi di una città ricca e ben fornita e nello stesso tempo, con l'esempio di questa, incutere terrore alle altre città e fare ciò in breve tempo, prima dell'arrivo degli aiuti. E così, approfittando di un eccezionale ardore dei soldati, nel medesimo giorno in cui era giunto, dopo le tre pomeridiane, cominciò ad assediare la città dalle altissime mura e la espugnò prima del tramonto; la lasciò al saccheggio dei soldati e subito mosse il campo e giunse a Metropoli prima che vi arrivassero notizie e fama della presa della città.

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