Mika
di Mika
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Versione originale in latino


Fabius finitimarum civitatum animos litteris nuntiisque temptabat. In Sicori flumine pontes effecerat duos distantes inter se milia passuum IIII. His pontibus pabulatum mittebat, quod ea quae citra flumen fuerant, superioribus diebus consumpserat. Hoc idem fere atque eadem de causa Pompeiani exercitus duces faciebant, crebroque inter se equestribus proeliis contendebant. Huc cum cotidiana consuetudine congressae pabulatoribus praesidio propiore ponte legiones Fabianae duae flumen transissent, impedimentaque et omnis equitatus sequeretur, subito vi ventorum et aquae magnitudine pons est interruptus et reliqua multitudo equitum interclusa.
Quo cognito a Petreio et Afranio ex aggere atque cratibus, quae flumine ferebantur, celeriter suo ponte Afranius, quem oppido castrisque coniunctum habebat, legiones IIII equitatumque omnem traiecit duabusque Fabianis occurrit legionibus. Cuius adventu nuntiato L. Plancus, qui legionibus praeerat, necessaria re coactus locum capit superiorem diversamque aciem in duas partes constituit, ne ab equitatu circumveniri posset. Ita congressus impari numero magnos impetus legionum equitatusque sustinet. Commisso ab equitibus proelio signa legionum duarum procul ab utrisque conspiciuntur, quas C. Fabius ulteriore ponte subsidio nostris miserat suspicatus fore id, quod accidit, ut duces adversariorum occasione et beneficio fortunae ad nostros opprimendos uterentur. Quarum adventu proelium dirimitur, ac suas uterque legiones reducit in castra.

Traduzione all'italiano


Fabio, con lettere e messaggeri, tentava di guadagnarsi le simpatie delle popolazioni vicine. Aveva fatto costruire sul fiume Segre due ponti distanti fra loro quattro miglia. Attraverso questi ponti mandava a fare rifornimenti, poiché nei giorni precedenti era stato consumato tutto ciò che era al di qua del fiume. La stessa cosa, e per il medesimo motivo, facevano i comandanti dell'esercito di Pompeo e spesso entrambi si scontravano con attacchi di cavalleria. Un giorno che due legioni di Fabio, uscite come di consueto per presidiare quelli che andavano in cerca di viveri, avevano attraversato il fiume dal ponte più vicino, seguite da tutta la cavalleria e dai carri, all'improvviso per la violenza dei venti e la piena del fiume il ponte fu interrotto e una gran parte della cavalleria fu tagliata fuori. Petreio e Afranio vennero a conoscenza della cosa, poiché terra e graticci venivano trascinati dalla corrente. Subito Afranio, attraverso il suo ponte che congiungeva la città con il suo accampamento fece passare quattro legioni e tutta la cavalleria muovendo contro le due legioni di Fabio. Alla notizia del suo arrivo, L. Planco, che era a capo delle legioni, costretto dalla necessità occupa una zona elevata e schiera i soldati su due fronti per non essere circondato dalla cavalleria. Così, venuto alle mani, pur con forze impari, sostiene l'impetuoso assalto di legioni e cavalieri. Quando i cavalieri hanno dato inizio alla battaglia, si scorgono da lontano, da entrambe le parti, le insegne delle due legioni che C. Fabio aveva mandato in aiuto ai nostri dal ponte più lontano, sospettando che sarebbe accaduto ciò che avvenne, cioè che i comandanti nemici mettessero a frutto la situazione e l'aiuto della Fortuna per assalire i nostri. Al loro arrivo la battaglia viene troncata e i due comandanti riconducono le loro legioni nell'accampamento.

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