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Isocrate mira appunto a risuscitare quel clima. Vuole che la Grecia ritorni all'antica gloria, che Sparta e Atene si riconcilino, che Atene riprenda il posto di potenza egemone. C'è un bisogno nuovo di solidarietà più stretta tra i Greci. La Grecia deve trovare in sé la forza per giungere alla pacificazione, alla "concordia" nazionale. Parlare di unità nazionale sarebbe fuori luogo: tuttavia nel dissolversi del sistema delle poleis emergono nuove tendenze aggregatrici che vanno al di là dell'ambito delle poleis stesse: i cittadini infatti si sentono sempre meno cittadini e sempre più Greci, prendendo coscienza del fatto di vivere uniti dalla stessa cultura, ben più importante del vincolo di sangue.
Peculiarità del popolo greco è proprio la cultura, che sancisce la sua identità e la sua superiorità. Al termine dell'orazione il suggerimento di una spedizione contro la Persia indica anche il valore di opera di acculturazione di popoli "barbari". Secondo questa concezione Isocrate vedeva Atene come "scuola di tutto il mondo", e non solo come scuola dell'Ellade, come aveva asserito Tucidide.
Panegirico
51. ἵνα δὲ μὴ δοκῶ περὶ τὰ μέρη διατρίβειν ὑπὲρ ὅλων τῶν πραγμάτων ὑποθέμενος μηδ᾽ ἐκ τούτων ἐγκωμιάζειν τὴν πόλιν ἀπορῶν τὰ πρὸς τὸν πόλεμον αὐτὴν ἐπαινεῖν, ταῦτα μὲν εἰρήσθω μοι πρὸς τοὺς ἐπὶ τοῖς τοιούτοις φιλοτιμουμένους, ἡγοῦμαι δὲ τοῖς προγόνοις ἡμῶν οὐχ ἧττον ἐκ τῶν κινδύνων τιμᾶσθαι προσήκειν ἢ τῶν ἄλλων εὐεργεσιῶν.
Affinché non sembri che io insista sui particolari, pur essendomi proposto di parlare della questione in generale, né che elogi la città per questi particolari, perché non sono in grado di lodarla per i suoi meriti bellici ( lett. “per quel che riguarda la guerra”), basti quello che ho detto (lett. “sia stato detto questo da me”) a coloro che si esaltano per motivi di tal genere: ritengo che ai nostri antenati convenga essere onorati non meno per i cimenti affrontati che per gli altri benefici.
[newpage]52. οὐ γὰρ μικροὺς οὐδ᾽ ὀλίγους οὐδ᾽ ἀφανεῖς ἀγῶνας ὑπέμειναν, ἀλλὰ πολλοὺς καὶ δεινοὺς καὶ μεγάλους, τοὺς μὲν ὑπὲρ τῆς αὑτῶν χώρας, τοὺς δ᾽ ὑπὲρ τῆς τῶν ἄλλων ἐλευθερίας: ἅπαντα γὰρ τὸν χρόνον διετέλεσαν κοινὴν πόλιν παρέχοντες καὶ τοῖς ἀδικουμένοις ἀεὶ τῶν Ἑλλήνων ἐπαμύνουσαν.
Infatti non affrontarono lotte di poca importanza, in piccolo numero e oscure, ma molte, terribili e grandi, talvolta per la loro terra, altre volte per la libertà degli altri; infatti continuamente mostrarono la loro città partecipe al bene comune e pronta a soccorrere i Greci ogni volta che erano soggetti a prepotenze.
[newpage]71. καλὰ μὲν οὖν καὶ ταῦτα, καὶ πρέποντα τοῖς περὶ τῆς ἡγεμονίας ἀμφισβητοῦσιν: ἀδελφὰ δὲ τῶν εἰρημένων, καὶ τοιαῦθ᾽ οἷά περ εἰκὸς τοὺς ἐκ τοιούτων γεγονότας, οἱ πρὸς Δαρεῖον καὶ Ξέρξην πολεμήσαντες ἔπραξαν.
Queste certamente sono imprese belle e adatte a coloro che lottano per l'egemonia, simili a quelle menzionate e tali e quali è naturale compissero discendenti di uomini simili, coloro che combatterono contro Dario e Serse.
[newpage]72. μεγίστου γὰρ πολέμου συστάντος ἐκείνου, καὶ πλείστων κινδύνων εἰς τὸν αὐτὸν χρόνον συμπεσόντων, καὶ τῶν μὲν πολεμίων ἀνυποστάτων οἰομένων εἶναι διὰ τὸ πλῆθος, τῶν δὲ συμμάχων ἀνυπέρβλητον ἡγουμένων ἔχειν τὴν ἀρετήν,ἀμφοτέρων κρατήσαντες ὡς ἑκατέρων προσῆκεν, καὶ πρὸς ἅπαντας τοὺς κινδύνους διενεγκόντες, εὐθὺς μὲν τῶν ἀριστείων ἠξιώθησαν, οὐ πολλῶ δ᾽ ὕστερον τὴν ἀρχὴν τῆς θαλάττης ἔλαβον, δόντων μὲν τῶν ἄλλων Ἑλλήνων, οὐκ ἀμφισβητούντων δὲ τῶν νῦν ἡμᾶς ἀφαιρεῖσθαι ζητούντων.
poiché dunque fu scoppiata quella grandissima guerra, e moltissimi pericoli si presentarono allo stesso tempo, mentre i nemici credevano di essere imbattibili per il loro grande numero, e gli alleati pensavano che il loro valore fosse insuperabile,(gli Ateniesi) avendo vinto entrambi, come si conveniva superare ciascuno di essi, e mostratisi superiori in tutti i pericoli, subito furono ritenuti degni di più grandi riconoscimenti e non molto tempo dopo, presero il dominio sul mare, avendoglielo concesso tutti gli altri Greci, non contendendoglielo quelli che ora cercano di togliercelo.
[newpage]73. καὶ μηδεὶς οἰέσθω μ᾽ ἀγνοεῖν ὅτι καὶ Λακεδαιμόνιοι περὶ τοὺς καιροὺς τούτους πολλῶν ἀγαθῶν αἴτιοι τοῖς Ἕλλησι κατέστησαν: ἀλλὰ διὰ τοῦτο καὶ μᾶλλον ἐπαινεῖν ἔχω τὴν πόλιν, ὅτι τοιούτων ἀνταγωνιστῶν τυχοῦσα τοσοῦτον αὐτῶν διήνεγκεν. βούλομαι δ᾽ ὀλίγῳ μακρότερα περὶ τοῖν πολέοιν εἰπεῖν καὶ μὴ ταχὺ λίαν παραδραμεῖν, ἵν᾽ ἀμφοτέρων ἡμῖν ὑπομνήματα γένηται, τῆς τε τῶν προγόνων ἀρετῆς καὶ τῆς πρὸς τοὺς βαρβάρους ἔχθρας.
E nessuno pensi che io ignoro che anche i Lacedemoni in queste circostanze furono artefici di molti benefici ai Greci; anzi per questo ancor più posso lodare la nostra città, perché imbattutasi in rivali di tal genere, di tanto li superò. Io voglio parlare un po' più a lungo sulle due città e non correre via troppo in fretta, affinché ci sia in noi memoria di entrambe le cose,sia del valore dei nostri antenati, che del loro odio contro i barbari.
[newpage]74. καίτοι μ᾽ οὐ λέληθεν ὅτι χαλεπόν ἐστιν ὕστατον ἐπελθόντα λέγειν περὶ πραγμάτων πάλαι προκατειλημμένων, καὶ περὶ ὧν οἱ μάλιστα δυνηθέντες τῶν πολιτῶν εἰπεῖν ἐπὶ τοῖς δημοσίᾳ θαπτομένοις πολλάκις εἰρήκασιν: ἀνάγκη γὰρ τὰ μὲν μέγιστ᾽ αὐτῶν ἤδη κατακεχρῆσθαι, μικρὰ δ᾽ ἔτι1 παραλελεῖφθαι. ὅμως δ᾽ ἐκ τῶν ὑπολοίπων, ἐπειδὴ συμφέρει τοῖς πράγμασιν, οὐκ ὀκνητέον μνησθῆναι περὶ αὐτῶν.
Bensì non nasconda quanto sia difficile per me che li espongo per ultimo, parlare di argomenti già da tempo trattati e di cui i più eloquenti di queste città hanno detto spesso nei funerali pubblici, è necessario infatti che gli argomenti più importanti siano esauriti, quelli meno importanti trascurati. Allo stesso modo poiché torna utile al mio proposito prendere spunto dagli argomenti non (ancora) trattati, non bisogna esitare a menzionare quelli.
[newpage]75. πλείστων μὲν οὖν ἀγαθῶν αἰτίους καὶ μεγίστων ἐπαίνων ἀξίους ἡγοῦμαι γεγενῆσθαι τοὺς τοῖς σώμασιν ὑπὲρ τῆς Ἑλλάδος προκινδυνεύσαντας: οὐ μὴν οὐδὲ τῶν πρὸ τοῦ πολέμου τούτου γενομένων καὶ δυναστευσάντων ἐν ἑκατέρᾳ τοῖν πολέοιν δίκαιον ἀμνημονεῖν: ἐκεῖνοι γὰρ ἦσαν οἱ προασκήσαντες τοὺς ἐπιγιγνομένους καὶ τὰ πλήθη προτρέψαντες ἐπ᾽ ἀρετὴν καὶ χαλεποὺς ἀνταγωνιστὰς τοῖς βαρβάροις ποιήσαντες.
Ritengo inoltre che quelli, rischiando la vita per la Grecia, siano stati artefici di moltissimi benefici e degni delle più grandi lodi; tuttavia non sarebbe giusto non menzionare quelli che vissero ed ebbero il potere in entrambe le città prima di questa guerra. Infatti furono proprio loro quelli che prepararono i combattenti delle generazioni successive, che incitarono i popoli al valore e che prepararono temibili avversari per i barbari.
[newpage]76. οὐ γὰρ ὠλιγώρουν τῶν κοινῶν, οὐδ᾽ ἀπέλαυον μὲν ὡς ἰδίων, ἠμέλουν δ᾽ ὡς ἀλλοτρίων, ἀλλ᾽ ἐκήδοντο μὲν ὡς οἰκείων, ἀπείχοντο δ᾽ ὥσπερ χρὴ τῶν μηδὲν προσηκόντων: οὐδὲ πρὸς ἀργύριον τὴν εὐδαιμονίαν ἔκρινον, ἀλλ᾽ οὗτος ἐδόκει πλοῦτον ἀσφαλέστατον κεκτῆσθαι καὶ κάλλιστον, ὅστις τοιαῦτα τυγχάνοι πράττων ἐξ ὧν αὐτός τε μέλλοι μάλιστ᾽ εὐδοκιμήσειν καὶ τοῖς παισὶ μεγίστην δόξαν καταλείψειν.
Infatti si prendevano cura dei beni comuni, ma non ne approfittavano come di beni personali, né li trascuravano come di beni altrui, ma se ne prendevano cura come di beni personali, e si astenevano come bisogna fare dai beni che non appartenevano loro; non misuravano la ricchezza con il metro del denaro, ma si riteneva che avesse la ricchezza più bella e più sicura colui che si comportasse in modo tale da essere sul punto di acquistare un ottima reputazione e di lasciare un buon nome ai figli.
[newpage]77. οὐδὲ τὰς θρασύτητας τὰς ἀλλήλων ἐζήλουν, οὐδὲ τὰς τόλμας τὰς αὑτῶν ἤσκουν, ἀλλὰ δεινότερον μὲν ἐνόμιζον εἶναι κακῶς ὑπὸ τῶν πολιτῶν ἀκούειν ἢ καλῶς ὑπὲρ τῆς πόλεως ἀποθνήσκειν, μᾶλλον δ᾽ ᾐσχύνοντ᾽ ἐπὶ τοῖς κοινοῖς ἁμαρτήμασιν ἢ νῦν ἐπὶ τοῖς ἰδίοις τοῖς σφετέροις αὐτῶν.
Non si invidiavano l'impudenza e non onoravano la loro audacia, ma ritenevano che avere cattiva fama presso i cittadini fosse più terribile che morire giustamente per la città, si vergognavano delle colpe comuni più di quanto ora ci si vergogni delle proprie.
[newpage]78. τούτων δ᾽ ἦν αἴτιον ὅτι τοὺς νόμους ἐσκόπουν ὅπως ἀκριβῶς καὶ καλῶς ἕξουσιν, οὐχ οὕτω τοὺς περὶ τῶν ἰδίων συμβολαίων ὡς τοὺς περὶ τῶν καθ᾽ ἑκάστην τὴν ἡμέραν ἐπιτηδευμάτων: ἠπίσταντο γὰρ ὅτι τοῖς καλοῖς κἀγαθοῖς τῶν ἀνθρώπων οὐδὲν δεήσει πολλῶν γραμμάτων, ἀλλ᾽ ἀπ᾽ ὀλίγων συνθημάτων ῥᾳδίως καὶ περὶ τῶν ἰδίων καὶ περὶ τῶν κοινῶν ὁμονοήσουσιν.
Era causa di questi atteggiamenti il fatto che osservavano le leggi che fossero esatte e giuste, non tanto quelle riguardanti gli affari privati quanto quelle riguardanti le occupazioni di ogni giorno; infatti sapevano che agli uomini belli e buoni non era necessario un gran numero di leggi scritte, ma grazie a pochi principi erano facilmente concordi sul modo di condurre gli affari pubblici e privati.
[newpage]79. οὕτω δὲ πολιτικῶς εἶχον, ὥστε καὶ τὰς στάσεις ἐποιοῦντο πρὸς ἀλλήλους οὐχ ὁπότεροι τοὺς ἑτέρους ἀπολέσαντες τῶν λοιπῶν ἄρξουσιν, ἀλλ᾽ ὁπότεροι φθήσονται τὴν πόλιν ἀγαθόν τι ποιήσαντες: καὶ τὰς ἑταιρείας συνῆγον οὐχ ὑπὲρ τῶν συμφερόντων, ἀλλ᾽ ἐπὶ τῇ τοῦ πλήθους ὠφελεία.
Avevano un tale senso di civismo che persino lottavano tra loro per decidere non chi, avendo sconfitto i nemici avrebbe comandato sulle rimanenti città, ma chi fosse il primo a fare qualcosa di buono per la città; e radunavano le eterie non per i loro personali interessi ma nell'interesse della maggior parte.
[newpage]80. τὸν αὐτὸν δὲ τρόπον καὶ τὰ τῶν ἄλλων διῴκουν, θεραπεύοντες ἀλλ᾽ οὐχ ὑβρίζοντες τοὺς Ἕλληνας, καὶ στρατηγεῖν οἰόμενοι δεῖν ἀλλὰ μὴ τυραννεῖν αὐτῶν, καὶ μᾶλλον ἐπιθυμοῦντες ἡγεμόνες ἢ δεσπόται προσαγορεύεσθαι καὶ σωτῆρες ἀλλὰ μὴ λυμεῶνες ἀποκαλεῖσθαι, τῷ ποιεῖν εὖ προσαγόμενοι τὰς πόλεις, ἀλλ᾽ οὐ βία καταστρεφόμενοι,
Curavano allo stesso modo anche gli affari altrui, servivano i Greci non comportandosi prepotentemente, ritenevano necessario essere i capi di quelli e non i tiranni, desideravano essere considerati più capi e salvatori che dei despoti, ma non (desideravano) essere ritenuti dei corruttori. Si conciliavano (il favore del)le città con il fare bene, ma non le sottomettevano con la forza,
[newpage]81. πιστοτέροις μὲν τοῖς λόγοις ἢ νῦν τοῖς ὅρκοις χρώμενοι, ταῖς δὲ συνθήκαις ὥσπερ ἀνάγκαις ἐμμένειν ἀξιοῦντες, οὐχ οὕτως ἐπὶ ταῖς δυναστείαις μέγα φρονοῦντες, ὡς ἐπὶ τῷ σωφρόνως ζῆν φιλοτιμούμενοι, τὴν αὐτὴν ἀξιοῦντες γνώμην ἔχειν πρὸς τοὺς ἥττους ἥνπερ τοὺς κρείττους πρὸς σφᾶς αὐτούς, ἴδια μὲν ἄστη τὰς αὑτῶν πόλεις ἡγούμενοι, κοινὴν δὲ πατρίδα τὴν Ἑλλάδα νομίζοντες εἶναι.
usavano parole più degne di fede di quanto (non siano) ora i giuramenti, ritenevano giusto mantenere i patti come indispensabili, non si inorgoglivano tanto per la potenza, quanto si vantavano del vivere in modo saggio, ritenevano giusto avere nei confronti dei più deboli lo stesso atteggiamento che ritenevano che i più forti dovessero avere nei loro confronti. Consideravano le loro città dimore personali, ma ritenevano che la Grecia fosse la patria comune.
[newpage]82. τοιαύταις διανοίαις χρώμενοι, καὶ τοὺς νεωτέρους ἐν τοῖς τοιούτοις ἤθεσι παιδεύοντες, οὕτως ἄνδρας ἀγαθοὺς ἀπέδειξαν τοὺς πολεμήσαντας πρὸς τοὺς ἐκ τῆς Ἀσίας, ὥστε μηδένα πώποτε δυνηθῆναι περὶ αὐτῶν αὐτῶν μήτε τῶν ποιητῶν μήτε τῶν σοφιστῶν ἀξίως τῶν ἐκείνοις ἐκείνοις πεπραγμένων εἰπεῖν. καὶ πολλὴν αὐτοῖς ἔχω συγγνώμην: ὁμοίως γάρ ἐστι χαλεπὸν ἐπαινεῖν τοὺς ὑπερβεβληκότας τὰς τῶν ἄλλων ἀρετὰς ὥσπερ τοὺς μηδὲν ἀγαθὸν πεποιηκότας: τοῖς μὲν γὰρ οὐχ ὕπεισι πράξεις, πρὸς δὲ τοὺς οὐκ εἰσὶν ἁρμόττοντες λόγοι.
Facendo uso di questi sentimenti ed educando i più giovani a questi principi, resero così valorosi gli uomini che combatterono contro coloro che venivano dall'Asia, che mai nessuno né tra i poeti e tra i prosatori poté celebrare in modo degno le loro imprese. E ho molta venia per loro; infatti è ugualmente difficile celebrare coloro che hanno superato le virtù degli altri come (è difficile celebrare) coloro che non hanno compiuto nulla di buono; infatti degli uni non esistono imprese, degli altri non esistono discorsi adeguati.
[newpage]83. πῶς γὰρ ἂν γένοιντο σύμμετροι τοιούτοις ἀνδράσιν, οἳ τοσοῦτον μὲν τῶν ἐπὶ Τροίαν στρατευσαμένων διήνεγκαν, ὅσον οἱ μὲν περὶ μίαν πόλιν ἔτη δέκα διέριψαν, οἱ δὲ τὴν ἐξ ἁπάσης τῆς Ἀσίας δύναμιν ἐν ὀλίγῳ χρόνω κατεπολέμησαν, οὐ μόνον δὲ τὰς αὑτῶν πατρίδας διέσωσαν, ἀλλὰ καὶ τὴν σύμπασαν Ἑλλάδα ἠλευθέρωσαν; ποίων δ᾽ ἂν ἔργων ἢ πόνων ἢ κινδύνων ἀπέστησαν ὥστε ζῶντες εὐδοκιμεῖν, οἵ τινες ὑπὲρ τῆς δόξης ἧς ἔμελλον τελευτήσαντες ἕξειν οὕτως ἑτοίμως ἤθελον ἀποθνήσκειν;
E come potrebbero essere commisurati a quei così grandi uomini, questi che di tanto superarono coloro che combatterono contro Troia, in quanto quelli impiegarono dieci anni a combattere contro una sola città, questi in poco tempo combatterono contro le forze di tutta l'Asia, non solo per salvaguardare la loro patria, ma anche per liberare tutta quanta la Grecia. Di quali imprese avrebbero rifiutato le fatiche o i rischi, per conseguire buona fama in vita, essi che furono persino pronti ad accettare di morire per la gloria che avrebbero avuto morendo?
[newpage]84. οἶμαι δὲ καὶ τὸν πόλεμον θεῶν τινα συναγαγεῖν ἀγασθέντα τὴν ἀρετὴν αὐτῶν, ἵνα μὴ τοιοῦτοι γενόμενοι τὴν φύσιν διαλάθοιεν μηδ᾽ ἀκλεῶς τὸν βίον τελευτήσαιεν, ἀλλὰ τῶν αὐτῶν τοῖς ἐκ τῶν θεῶν γεγονόσι καὶ καλουμένοις ἡμιθέοις ἀξιωθεῖεν: καὶ γὰρ ἐκείνων τὰ μὲν σώματα ταῖς τῆς φύσεως ἀνάγκαις ἀπέδοσαν, τῆς δ᾽ ἀρετῆς ἀθάνατον τὴν μνήμην ἐποίησαν.
Credo anche che qualcuno degli dei abbia causato la guerra, poiché ammirava il loro valore, affinché non rimanessero sconosciuti uomini di così grande virtù e non morissero senza fama, ma affinché fossero ritenuti degni degli onori dei figli degli dei e chiamati semidei. I loro corpi infatti li restituirono alle leggi inesorabili della natura, ma resero immortale il ricordo del loro valore.
[newpage]85. ἀεὶ μὲν οὖν οἵ θ᾽ ἡμέτεροι πρόγονοι καὶ Λακεδαιμόνιοι φιλοτίμως πρὸς ἀλλήλους εἶχον, οὐ μὴν ἀλλὰ περὶ καλλίστων ἐν ἐκείνοις τοῖς χρόνοις ἐφιλονίκησαν, οὐκ ἐχθροὺς ἀλλ᾽ ἀνταγωνιστὰς σφᾶς αὐτοὺς εἶναι νομίζοντες, οὐδ᾽ ἐπὶ δουλεία τῇ τῶν Ἑλλήνων τὸν βάρβαρον θεραπεύοντες, ἀλλὰ περὶ μὲν τῆς κοινῆς σωτηρίας ὁμονοοῦντες, ὁπότεροι δὲ ταύτης αἴτιοι γενήσονται, περὶ τούτου ποιούμενοι τὴν ἅμιλλαν.
Sempre dunque i nostri antenati e i Lacedemoni rivaleggiarono tra di loro, ma tuttavia gareggiavano per ciò che di più bello vi era in quei tempi, non considerando essi stessi nemici ma emuli, non adulando il barbaro per rendere schiavi i Greci, ma essendo concordi sulla salvezza comune, e gareggiando per vedere quale dei due ne sarebbe stato l’autore.
73. E nessuno pensi che io ignoro
che anche i Lacedemoni in queste
circostanze furono artefici di molti
benefici ai Greci; anzi per questo
ancor più posso lodare la nostra
città, perché imbattutasi in rivali di
tal genere, di tanto li superò. Io
voglio parlare un po' più a lungo
sulle due città e non correre via
troppo in fretta, affinché ci sia in noi
memoria di entrambe le cose,sia del
valore dei nostri antenati, che del
loro odio contro i barbari. 74. Bensì
non nasconda quanto sia difficile per
me che li espongo per ultimo,
parlare di argomenti già da tempo
trattati e di cui i più eloquenti di
queste città hanno detto spesso nei
funerali pubblici, è necessario infatti
che gli argomenti più importanti
siano esauriti, quelli meno
importanti trascurati. Allo stesso
modo poiché torna utile al mio
proposito prendere spunto dagli
argomenti non (ancora) trattati, non
bisogna esitare a menzionare quelli. 75. Ritengo inoltre che quelli,
rischiando la vita per la Grecia, siano
stati artefici di moltissimi benefici e
degni delle più grandi lodi; tuttavia
non sarebbe giusto non menzionare
quelli che vissero ed ebbero il potere
in entrambe le città prima di questa
guerra. Infatti furono proprio loro
quelli che prepararono i combattenti
delle generazioni successive, che
incitarono i popoli al valore e che
prepararono temibili avversari per i
barbari. 76. Infatti si prendevano
cura dei beni comuni, ma non ne
approfittavano come di beni
personali, né li trascuravano come di
beni altrui, ma se ne prendevano
cura come di beni personali, e si
astenevano come bisogna fare dai
beni che non appartenevano loro;
non misuravano la ricchezza con il
metro del denaro, ma si riteneva che
avesse la ricchezza più bella e più
sicura colui che si comportasse in
modo tale da essere sul punto di acquistare un ottima reputazione e di lasciare un buon nome ai
figli. 77. Non si invidiavano l'impudenza
e non onoravano la loro audacia, ma
ritenevano che avere cattiva fama
presso i cittadini fosse più terribile
che morire giustamente per la città,
si vergognavano delle colpe comuni
più di quanto ora ci si vergogni delle
proprie. 78. Era causa di questi
atteggiamenti il fatto che
osservavano le leggi che fossero
esatte e giuste, non tanto quelle
riguardanti gli affari privati quanto
quelle riguardanti le occupazioni di
ogni giorno; infatti sapevano che
agli uomini belli e buoni non era
necessario un gran numero di leggi
scritte, ma grazie a pochi principi
erano facilmente concordi sul modo
di condurre gli affari pubblici e
privati. 79. Avevano un tale senso di
civismo che persino lottavano tra
loro per decidere non chi, avendo
sconfitto i nemici avrebbe
comandato sulle rimanenti città, ma
chi fosse il primo a fare qualcosa di
buono per la città; e radunavano le
eterie non per i loro personali
interessi ma nell'interesse della
maggior parte. 80. Curavano allo stesso modo
anche gli affari altrui, servivano i
Greci non comportandosi
prepotentemente, ritenevano
necessario essere i capi di quelli e
non i tiranni, desideravano essere
considerati più capi e salvatori che
dei despoti, ma non (desideravano)
essere ritenuti dei corruttori. Si
conciliavano (il favore del)le città
con il fare bene, ma non le
sottomettevano con la forza, 81.
usavano parole più degne di fede di
quanto (non siano) ora i giuramenti,
ritenevano giusto mantenere i patti
come indispensabili, non si
inorgoglivano tanto per la potenza,
quanto si vantavano del vivere in
modo saggio, ritenevano giusto avere nei confronti dei più deboli lo stesso atteggiamento che
ritenevano che i più forti dovessero avere nei loro confronti. Consideravano le loro città dimore
personali, ma ritenevano che la Grecia fosse la patria comune.
82. Facendo uso di questi sentimenti
ed educando i più giovani a questi
principi, resero così valorosi gli uomini
che combatterono contro coloro che
venivano dall'Asia, che mai nessuno
né tra i poeti e tra i prosatori poté
celebrare in modo degno le loro
imprese. E ho molta venia per loro;
infatti è ugualmente difficile celebrare
coloro che hanno superato le virtù
degli altri come (è difficile celebrare)
coloro che non hanno compiuto nulla
di buono; infatti degli uni non esistono
imprese, degli altri non esistono
discorsi adeguati. 83. E come
potrebbero essere commisurati a quei
così grandi uomini, questi che di tanto
superarono coloro che combatterono
contro Troia, in quanto quelli
impiegarono dieci anni a combattere
contro una sola città, questi in poco
tempo combatterono contro le forze di
tutta l'Asia, non solo per
salvaguardare la loro patria, ma anche
per liberare tutta quanta la Grecia. Di
quali imprese avrebbero rifiutato le
fatiche o i rischi, per conseguire buona
fama in vita, essi che furono persino
pronti ad accettare di morire per la
gloria che avrebbero avuto morendo?
84. Credo anche che qualcuno degli
dei abbia causato la guerra, poiché
ammirava il loro valore, affinché non
rimanessero sconosciuti uomini di così
grande virtù e non morissero senza
fama, ma affinché fossero ritenuti
degni degli onori dei figli degli dei e
chiamati semidei. I loro corpi infatti li
restituirono alle leggi inesorabili della
natura, ma resero immortale il ricordo
del loro valore.
85. Sempre dunque i nostri antenati e i
Lacedemoni rivaleggiarono tra di loro,
ma tuttavia gareggiavano per ciò che di
più bello vi era in quei tempi, non
considerando essi stessi nemici ma
emuli, non adulando il barbaro per
rendere schiavi i Greci, ma essendo