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Il compito che Bergson si pone è quello di delineare una nuova forma di spiritualismo che riconosca
la funzione indispensabile, su piani diversi e inconfondibili, dell’interiorità ed esteriorità.
Importante è perciò la distinzione che dà dello spazio e del tempo, tutti gli oggetti esistono in un
tempo spazializzato in cui ogni istante è uguale al precedente e al successivo, ma ciò non può
accadere per la coscienza che serba le tracce della propria durata” Non potendo più essa presentare
uno stesso momento due volte, non si potrà mai parlare per i fatti di coscienza di condizioni
identiche”
Con ciò conclude che l’anima è libera, in quanto i suoi atti sono imprevedibili. Proprio perché
immersa nel perenne fluire della durata, i suoi atti sono sempre la creazione di qualcosa di nuovo, di
irriducibile agli stati precedenti. Neanche si può dire che l’anima sia la causa di questi atti, giacché
non è una sostanza separata da essi ma vive e si costituisce unicamente in essi.
Egli accusa l’evoluzionismo di Spencer di essere meccanicistico e perciò di non riuscire a spiegare
il vero senso dell’evoluzione che può essere colto solo da chi comprende che l’universo si evolve in
quanto il suo esistere è un progredire nella durata e che nella durata stessa esprime il vero e proprio
“slancio vitale”, una forza che agisce al di fuori di ogni schema deterministico.
Tale forza sarebbe il nocciolo più profondo della realtà, presente nella vita dell’uomo come in
quella della natura, sia pure in forme differenti, dando luogo nella prima ad un unico tipo di vita
mentre nella seconda ad una vita che si suddivide in innumerevoli tipi diversi (prima di tutto vita
animale e vegetale).
Egli tuttavia non difende il finalismo che lascia sfuggire l’essenzialità del tempo, mentre lo slancio
vitale è spontaneità che fuoriesce da ogni schema e che perciò è perennemente creatrice.
“ Il cammino da percorrere si crea mano a mano che l’atto lo percorre”.
Un altro fattore è rappresentato dalla bipolarità tra istinto e intelletto, diversi ma inseparabili
concetti.
Istinto = presente sia negli animali che nell’uomo, è la facoltà di usare strumenti naturali(non creati
artificialmente) e in quanto tale si trova a diretto contatto con le cose, la sua natura è spontanea
quasi incosciente e ci fa cogliere le cose dal di dentro senza che ci fermiamo ai loro rapporti
estrinsechi.
Intelletto = facoltà sviluppatasi maggiormente nell’uomo, gli fornisce gli strumenti artificiali per
accrescere la sua potenza difensiva contro gli altri uomini e contro le forze avverse della natura. per
costruirli l’intelletto non si rivolge alle cose stesse ma ai loro rapporti per ricavarne preziosi
suggerimenti con cui affrontare con efficacia le situazioni che troverà di fronte a sé.
È però incapace di penetrare l’intimo essere dell’universo, inferiore in ciò all’istinto che ci porta a
guardare dentro gli oggetti simpatizzando con essi.
La vera facoltà conoscitiva non è perciò riconducibile né all’ una né all’ altra delle due attività ma
proviene dalla loro fusione, ancor meglio dallo sviluppo dell’ istinto affinché riesca a raggiungere la
consapevolezza di cui era privo. Cesserà così di essere mero istinto per diventare 6
intuizione = l’ atto supremo con cui riusciamo ad oltrepassare il campo dei concetti e delle leggi
scientifiche per spingerci al di là dei rapporti esterni tra le cose, al vero cuore della realtà.
Per Bergson una prima forma di intuizione è già presente nell’ arte che penetra nell’ anima delle
cose infinitamente più a fondo di qualunque riproduzione fotografica. L’ intuizione estetica è però
limitata questa o quella realtà particolare: il grado più alto, l’intuizione della vita in generale, sarà
presente solo nella metafisica.
Con l’ intuizione”filosofare” non è un mero conoscere ma un inserirsi nel flusso della realtà, un
immedesimarsi con il divenire dell’ universo, un partecipare allo sforzo creatore.
Così la filosofia è “L’ approfondimento del divenire” , il vero evoluzionismo e per conseguenza il
vero prolungamento della scienza. Filosofia del movimento, della vita e del progresso. 7
Henri Matisse
( 1869-1954 )
Henri Émile Benoît Matisse è stato pittore, incisore, illustratore e scultore francese
Fu uno dei più noti artisti del Ventesimo secolo, conosciuto principalmente per essere l'esponente di
maggior spicco della corrente artistica dei Fauves.
Giunse relativamente tardi alla pittura , avendo iniziato a dipingere solo intorno ai ventuno anni
durante la convalescenza da una malattia,dai vari insegnamenti ricevuti il più fecondo è quello di
Moreau che gli disse: “ lei semplificherà la pittura”, ed è proprio a questo processo di
semplificazione che Matisse dedicò la sua vita raggiungendo l’ espressione attraverso la sintesi della
forma campita dalla linea del disegno e rivestita di colori puri.
Nelle sue opere non volle né sconvolgere né criticare la società, ma da classico borghese vive la sua
vita in serenità, manifestando con la sua arte le emozioni del vivere, senza imitare la natura, soltanto
esprimere ciò che vedeva e sentiva per mezzo della materia pittorica.
Secondo l’ autore l’ arte deve essere equilibrata, pura e tranquilla; quasi come un calmante per chi
guarda, deve quindi esprimere piacevolezza, gioia e bellezza, “ La pittura deve essere deve essere
un lenitivo per il cervello stanco dopo la giornata di lavoro di un uomo d’ oggi.”. 8
A questo proposito una delle opere più significative è “La danza” :
Henri Matisse, La danza; 1910; olio su tela;m 2,60x3,90. San Pietroburgo, Museo dell’ Ermitage.
Analisi dell’ opera:
Cinque nudi danzano in tondo tenendosi per mano. Matisse non descrive un fatto ma il prorompere
inarrestabile della vita, il suo continuo rinnovarsi, il suo eterno movimento, quello slancio vitale
espresso da Bergson ne “L’ evoluzione creatrice” che è fondamento della realtà.
Nell’ opera si distinguono due tipi di linee,che organizzano il dipinto in un moto non caotico ma
chiaro e distinto, esse sono:
reali e disegnano le forme contornandole e accennandone gli elementi anatomici;
ideali e sono costituite da ciascun corpo nella propria totalità.
Tutte queste linee sono ordinate in base alla superficie dipinta, l’ intero quadro è dominato da
precisi rapporti che sono determinati dal concatenarsi delle figure tra loro, si noti ad esempio come
le figure superiori si pieghino anteriormente allargando le braccia in modo tale da adeguarsi alla
cornice, come quella inferiore imprima il moto all’ intera carola proiettandosi da destra verso
sinistra; tutte le figure si trovano in precise posizioni secondo un rapporto calcolato che coinvolge l’
intera opera, similmente alle antiche pitture vascolari greche. La combinazione di colori e linee nei
suoi quadri comunica vita alle sue composizioni, che sono pertanto opere concluse, da cui non si
potrebbero togliere né un colore né una linea senza ridurne l’ insieme ad un accostamento casuale di
9
linee e colori alla rinfusa. Dare ordine al caos, ecco la creazione. Se scopo dell’ arista è creare, gli è
necessario un ordine la cui misura sarà l’ istinto.
Anche le zone libere in quanto delimitate dalle altre diventano loro stesse delle forme e sono
esaltate dai colori che Matisse accosta esaltandoli, disse: “ il fauvismo fu per me la prova dei mezzi,
collocare l’ uno accanto all’ altro , riunire in maniera espressiva e costruttiva un blu, un rosso, un
verde.” Sono questi i tre colori dominanti dell’ opera, essi permettono all’ osservatore di percepire
immediatamente ogni elemento della composizione, creano spazialità che non è imitativa del reale,
ma ideale, adeguata al sogno splendente matissiano, quella Gioia di vivere che è anche il titolo di
un’ altra sua opera di poco precedente. E ancora disse : “Direi semplicemente che il colore esiste
solo grazie ai rapporti e che la pittura richiede il rapporto sentimentale del colore col disegno.”.
Al momento di dipingere La danza per Scukin, Matisse si trovò “per la prima volta di fronte al
problema”. Lo risolse così: “ Mi piace molto la danza. È una cosa straordinaria: vita e ritmo. Mi
riesce facile vivere con la danza. Quando dovetti comporre una danza per Mosca, mi limitai ad
andare al Moulin de la Galette una domenica pomeriggio. E sono stato a guardare. In particolare ho
osservato la farandola. Spesso a metà o a fine dello spettacolo c’ era una farandola. Allegrissima : i
ballerini si tengono per mano , corrono per la sala, serpeggiano tra il pubblico che è un po’ smarrito
… è davvero allegra. E tutto su una musica saltellante. Un’ atmosfera che conoscevo benissimo.
Quando dovetti fare una composizione ritornai al Moulin de la Galette per rivedere la farandola.
Tornato a casa composi la mia danza su una superficie di quattro metri, canticchiando lo stesso
motivo che avevo ascoltato al Moulin de la Galette, tanto che tutta la composizione, tutti i ballerini
vanno d’ accordo e danzano sullo stesso ritmo.- no, non è stato il muro a suggerirmi il tema, ma il
fatto di amare in modo particolare la danza; nella danza io mi sento più vivo: movimenti espressivi,
ritmici, musica che mi piace. Quella danza era dentro di me. Non ebbi bisogno di scaldarmi:
procedevo su elementi vivi.- ci sono due modi di comprendere le cose. Potete concepire una danza
in modo statico. Questa danza esiste solo nel vostro spirito o anche nel vostro corpo? La capite
danzando con tutte le membra? La statica non è d’ ostacolo al sentimento del movimento. È un
movimento elevato ad un grado tale da non trascinare i muscoli dello spettatore, ma semplicemente
il suo spirito.”.
Attraverso le parole di Matisse, arriviamo a comprendere il vero significato dell’ arte per questo
autore: essa rappresenta una situazione di felicità, con i suoi colori, le linee e i vari rapporti tra le
parti di ogni sua opera.
“Bisogna guardare tutta la vita con gli occhi di un bambino”
“Creare è la peculiarità di ogni artista; dove non c’ è creazione l’ arte non esiste … per l’ artista la
creazione comincia dalla visione. .. tutto quello che vediamo tutti i giorni, subisce più o meno la
deformazione generata dalle abitudini acquisite, e il fatto è forse più sensibile in un’ epoca come la
nostra, dove cinema, pubblicità e periodici ci impongono quotidianamente una valanga di immagini
bell’ e fatte, che sono un po’ , nell’ ordine visivo, come il pregiudizio nell’ ordine mentale. Lo sforzo
necessario per liberarsene esige una sorta di coraggio; e questo coraggio è indispensabile all’ artista
che deve vedere tutte le cose come se le vedesse per la prima volta: bisogna vedere tutta la vita
come quando si era bambini, la perdita di questa possibilità vi toglie quella di esprimervi in modo
originale, vale a dire personale.” 10
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“La gioia di vivere” 1906 Barnes Foundation, Merion
In questo dipinto Matisse riesce ad armonizzare e semplificare la forma e a fondere uomo
e natura in una sorta di ritorno al primitivo. Anche il paesaggio presenta colori innaturali, come ad
esempio l'albero rosa che è lo stesso colore utilizzato per la pelle delle persone, quasi a sottolineare
l'unione tra uomo e natura. Scena di bagnanti in cui Matisse realizza per la prima volta la sua
intenzione di deformare le linee del corpo umano. Il quadro ritrae un esterno,ma non è dipinto dal
vero: a Matisse non interessava l’aria aperta,preferiva il chiuso di una stanza. Rappresenta dei nudi
femminili dipinti a macchie e senza rispettare i colori naturalistici. 12
Giacomo Leopardi
( Recanati, 1798 – Napoli, 1837)
Leopardi elabora una propria visione filosofica della vita che si riflette nelle sue opere. Il suo
pensiero si ricava dallo “Zibaldone” e da alcune lettere. È suddiviso in:
La teoria del piacere:
Leopardi risente della corrente filosofica del Sensismo secondo la quale la felicità per l’ uomo