Concetti Chiave
- La morte dell'ispettore Filippo Raciti ha riportato in luce il problema della violenza negli stadi italiani, suscitando shock e portando al blocco dei campionati di calcio.
- Il modello inglese, con leggi rigide e club responsabili della sicurezza, ha dimostrato che è possibile ridurre gli scontri negli stadi attraverso posti nominali e telecamere.
- In Italia, il rispetto del decreto Pisanu e la ristrutturazione degli stadi potrebbero migliorare la sicurezza, ma attualmente solo pochi stadi sono a norma.
- Oltre a leggi più severe, è necessario un cambiamento nella mentalità dei tifosi, promuovendo una cultura sportiva pacifica e responsabile sin dalle scuole.
- Nonostante l'economia del calcio, lo stadio può diventare un luogo sicuro per famiglie, simile all'ambiente degli stadi inglesi, attraverso un cambiamento culturale.
Purtroppo, a causa della morte dell’ispettore capo della polizia Filippo Raciti, è ritornato di attualità il problema della violenza nello sport ma specialmente la violenza negli stadi di calcio italiani. La morte del poliziotto è avvenuta sabato scorso, al termine della partita disputata dal Catania contro il Palermo allo stadio “Massimino” di Catania, durante gli scontri tra le due tifoserie siciliane. Le immagini degli scontri che hanno fatto il giro del mondo, hanno shoccato tutta la penisola e giustamente si è deciso di bloccare tutti i campionati di calcio.
Naturalmente noi tutti siamo contro la violenza negli stadi e bisogna trovare delle soluzioni utili a fermare questo brutto fenomeno perchè è giusto che un tifoso possa andare allo stadio a tifare la propria squadra senza aver paura che ci siano degli scontri. Molti hanno pensato a seguire il modello inglese . Fino a qualche anno fa in Inghilterra avevano il grosso problema dei violenti ultras inglesi: gli hooligans.Ma tutto questo fenomeno che era addirittura più grave del nostro è stato superato, infatti grazie a delle leggi e delle normative molto rigide ora in Inghilterra si può andare allo stadio senza lo fobia che c siano degli scontri. Posti nominali e a sedere in tutti i settori, via le barriere dagli stadi, rigorosamente di proprietà delle società, all’insegna della responsabilizzazione dei club. Ad ogni club è stato infatti assegnato il compito di garantire la sicurezza all’interno degli impianti, sia attraverso efficientissimi sistemi di telecamere a circuito chiuso che mediante l’ausilio di vere e proprie squadre di steward a stretta collaborazione con le forze di polizia. Inoltre le conseguenze per chi compie questi atti ingiustificati e sbagliati sono molto più rigide e più severe che nel nostro Paese. Le sanzioni per chi trasgredisce le regole, giudicate con processo per direttissima, sono infatti particolarmente dure sia in caso di violenza fisica che verbale: si rischiano fino a 6 anni di detenzione. In Italia basterebbe anche soltanto il rispetto del decreto Pisanu, che prevedeva rigidi controlli per entrare nello stadio e la rimessa a nuovo di tutti gli impianti calcistici italiani. Infatti solo tre stadi in Italia sono a norma: l’Olimpico di Torino, l’Olimpico di Roma e lo stadio “Marassi” di Genova. Neanche il più grande stadio italiano, cioè San Siro è a norma.
Purtroppo dopo la morte dell’ispettore capo della polizia Filippo Raciti sui muri di alcune città italiane sono comparse delle scritte che inneggiavano alla morte del poliziotto, come si è visto a Livorno sul muro del palazzo del giornale il “Tirreno”. Per questo, che forse, oltre a far rispettare le leggi con la forza e con la severità e a rimettere a nuovo tutti gli stadi italiani, bisognerebbe cambiare la mentalità dei tifosi. Ovviamente alla favola che il calcio è solo un gioco non ci crede più nessuno perché ormai c’è un giro d’affare troppo grosso, ma pensare che lo stadio possa essere punto di ritrovo anche di famiglie come succede in Inghilterra è fattibile. Quindi cambiare radicalmente la nostra cultura verso lo sport è la strada da seguire. E’ giusto chiedere stadi più sicuri, dunque, ma magari partendo dalle scuole, e incominciando dai tifosi di domani.
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'evento che ha riportato l'attenzione sulla violenza negli stadi italiani?
- Quali misure sono state adottate in Inghilterra per combattere la violenza negli stadi?
- Quali sono le conseguenze per chi compie atti di violenza negli stadi in Inghilterra?
- Qual è la situazione degli stadi italiani in termini di conformità alle normative di sicurezza?
- Quale cambiamento culturale è suggerito per migliorare la situazione negli stadi italiani?
La morte dell'ispettore capo della polizia Filippo Raciti durante gli scontri tra tifoserie a Catania ha riportato l'attenzione sulla violenza negli stadi italiani.
In Inghilterra sono state adottate leggi rigide, posti nominali e a sedere, rimozione delle barriere, responsabilizzazione dei club, telecamere a circuito chiuso e squadre di steward in collaborazione con la polizia.
Le conseguenze sono molto severe, con sanzioni dure e processi per direttissima, rischiando fino a 6 anni di detenzione per violenza fisica o verbale.
Solo tre stadi in Italia sono a norma: l'Olimpico di Torino, l'Olimpico di Roma e lo stadio "Marassi" di Genova, mentre San Siro non è a norma.
È suggerito un cambiamento culturale che inizi dalle scuole e dai tifosi di domani, per rendere lo stadio un luogo sicuro e adatto anche alle famiglie, come avviene in Inghilterra.