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spinsero le loro diramazioni in tutta italia e divennero mente direttiva dei
sequestri di persona.
Gli anni settanta
La vera svolta si ebbe negli anni settanta quando la nuova mafia, così
chiamata in contrapposizione a quella agraria, riuscì a correre il suo
controllo sul traffico dell’eroina. attraverso complicati giri il denaro sporco
veniva riciclato e usato per acquistare titoli società….
Gli intrecci tra mafia e politica diventavano sempre più spessi e tutti gli
oppositori sono stati eliminati.
Le quattro mafie
In Sicilia si parla di mafia, in Campania di camorra, e in Calabria di
“'Ndrangheta”. Ormai però tutta la nazione soffre di questo male che è stato
esportato anche all’estero, soprattutto in America, dove si chiama “ Cosa
Nostra”. Le organizzazioni criminali presenti sul nostro territorio sono
quattro:
1) Cosa Nostra è l’organizzazione più pericolosa e più antica. Ha avuto
origine in Sicilia e si estese in America, dopo la seconda guerra mondiale. Ha
una struttura piramidale, con al vertice la così detta commissione, e conta
alla base circa 5000 uomini.
E’ responsabile degli omicidi che hanno scosso tutto il mondo civile:
2)La camorra ha sede principale in Campania; ha una struttura
pulviscolare, i gruppi si aggregano e si disgregano con facilità; conta più di
cento organizzazioni con circa 6.700 uomini. La camorra ha una specifica
tecnica di controllo del territorio, non avendo vertici unificati, sviluppa il
proprio controllo intervenendo nell’economia delle famiglie e degli strati
sociali più poveri.
3)la 'Ndrangheta ha sede principalmente in Calabria, conta 144
organizzazioni con 5.600 affiliati. Ha una struttura prevalentemente
orizzontale: esistono rapporti tra i diversi gruppi dell’Ndrangheta, ma non
esiste un vertice regionale né esistono vertici provinciali. In Calabria si è
messo in movimento un gruppo di giovani decisi a riscattare la propria
terra, la Calabria, giovani uomini e giovani donne che vogliono essere gli
occhi, la bocca, le braccia e le gambe di Franco Fortugno, ucciso dalla mafia
lo scorso 16 ottobre 3
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4)Sacra Corona Unita, ha sede principale in Puglia, cominciando a
manifestarsi nel 1980 ed è quindi l’organizzazione più recente, che conta 7
organizzazioni con circa 536 affiliati, presenti soprattutto nella provincia di
brindisi, Lecce e Taranto. E’ un’organizzazione criminale rispetto alle altre
per presenza sul territorio e giro di affari, ma nelle aree territoriali dove è
più presente opera con determinazione e spietatezza.
I mafiosi più famosi in tutto il mondo sono:
Al Capone:
egli era un gangster italo-americano, attivo soprattutto durante il periodo
del proibizionismo. Negli anni Venti, assunse il controllo di
un'organizzazione malavitosa di Chicago che si occupava di traffico illegale
di liquori, gioco d'azzardo e prostituzione. Nel solo 1927, il guadagno
derivato da tali fonti fu stimato intorno ai 100 milioni di dollari. Negli anni
seguenti riuscì a eliminare i suoi avversari in una serie di guerre tra bande
che culminarono nel massacro del giorno di San Valentino del 1929. La
polizia non riuscì a trovare le prove per nessuno dei reati di cui Al Capone
veniva sospettato, ma nel 1931 fu processato e condannato per evasione
fiscale. Venne rilasciato sulla parola nel 1939.
Provenzano: 4
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Dopo ben 43 anni di latitanza Bernardo Provenzano è stato arrestato. Non
lontano dal paese in cui era nato ovvero Corleone, nascosto in campagna
negli ultimi giorni era rimasto da solo escludendo alcuni complici che gli
portavano cibo ed acqua. Considerato il capo della mafia siciliana ancora
operativo per paura di essere catturato comunicava e dava ordini grazie ai
pizzini (foglietti di carta sulle quali
scriveva le sue indicazioni) senza farsi vedere in faccia dai suoi uomini.
Sembra che proprio uno di questi foglietti ha rivelato agli inquirenti che
fosse ancora vivo e dove si nascondesse.
Ecco la sua storia:
E' nato nel 1933 a Corleone, il suo soprannome è Binnu u tratturi (Benedetto
il trattore), appartiene alla cosca di Luciano Liggio ed è sua la definizione
"spara come un dio, ma ha il cervello di una gallina". Ed invece negli anni
diventa il capo indiscusso della mafia stringendo rapporti con il mondo
politico. Raffinato stratega è circondato da una rete di protezione tale da
garantirgli 43 anni di latitanza.
Protagonista della prima guerra di mafia a Palermo degli anni '60. La sua
scalata al potere avviene tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80: prima
colloca i suoi fedelissimi all'interno di ogni singola cosca, poi elimina
fisicamente i suoi avversari. La mattanza porta lui e Riina ai vertici di Cosa
Nostra. Regna sovrano sulla Sicilia, sostituisce Totò Riina al vertice della
mafia siciliana dopo le stragi di Falcone e Borsellino per le quali è stato
condannato all'ergastolo come uno dei mandanti. Sentenza annullata, è stato
poi rinviato a giudizio per 127 omicidi. Dopo le stragi di Capaci e Via
d'Amelio Provenzano decide di adottare un comportamento diverso: no allo
scontro frontale con stato ed forze dell'ordine, sì a moderazione ed 5
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"inabissamento" ovvero infiltrazione nelle istituzioni ad ogni livello: ovvero
preferisce la politica alle armi.
Le ultime notizie prima della cattura sono di tipo "medico": nel 2003 si reca
a Marsiglia per essere operato. Intervento e degenza regolari grazie ad un
prestanome che gli ha permesso di attraversare il confine ed essere
ricoverato senza problemi. E proprio in concomitanza con la malattia,
cominciano le voci di una sua probabile cattura a causa dei modificati
rapporti all'interno di Cosa Nostra: il regno Provenzano era sul viale del
tramonto.
Salvatore riina: Salvatore Riina detto "Totò u
curtu", nacque a Corleone il 16
novembre 1930. A soli diciannove anni uccise un coetaneo in una rissa.
Dopo aver scontato sei anni, ritornò al paese, diventando il luogotenente
della banda di Liggio, impegnata ad eliminare il predominio di Michele
Navarra sulla cosca della zona. Fu arrestato nel dicembre del 1963 e, dopo
alcuni anni di reclusione trascorsi all'Ucciardone di Palermo, fu assolto
prima a Catanzaro, nel processo dei 114 e poi nel giugno 1969, al processo
di Bari. Inviato al soggiorno obbligato, si diede alla latitanza e diresse le
operazioni nella strage di viale Lazio. Preso il posto di Liggio finito in
carcere, condusse i corleonesi negli anni Ottanta e Novanta alla
realizzazione d'immensi profitti, prima con il contrabbando e poi con la
droga e gli appalti pubblici. 6
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Oltre a conquistare il predominio all'interno di Cosa Nostra,
sterminando il superboss di Cosa Nostra Stefano Bontade e i suoi
fedelissimi, Riina lanciò una pesante sfida allo Stato, eliminando
numerosi rappresentanti delle istituzioni e della magistratura e valenti
uomini delle forze dell'ordine. Trascorse ventitre anni di latitanza, in
assoluta libertà e per lo più a Palermo, nonostante le tracce lasciate dal
matrimonio nell'aprile del 1974 con Antonietta Bagarella e dai battesimi
dei suoi quattro figli. Fu arrestato dagli uomini del ROS dei Carabinieri
il 15 gennaio 1993. Già condannato con sentenza passata in giudicato
dalla Corte di cassazione a due ergastoli, a lui vengono anche attribuiti
tutti gli omicidi eccellenti decisi da Cosa Nostra negli ultimi decenni.
Attualmente è imputato in tutti i più importanti processi per mafia in
corso nel nostro paese, a partire da quelli per le stragi in cui persero la
vita i magistrati Falcone e Borsellino.
Fino al luglio del 1997 Riina è stato rinchiuso nel supercarcere
dell'Asinara, in Sardegna: in seguito è stato trasferito al carcere di
Marino del Tronto ad Ascoli dove, fino alla decisione di ieri della Corte
d'Assise d'Appello, era sottoposto al carcere duro previsto per chi
commette reati di mafia
Le istituzioni contro la mafia
In questi ultimi anni lo stato attraverso alcuni uomini di gran
coraggio e ad alcuni pentiti è riuscito ad arrestare molti dei suoi capi.
Durante la lotta contro cosa nostra si sono registrate molte perdite tra
poliziotti, carabinieri, giudici e tutti coloro che hanno reagito contro il
potere mafioso. L’elenco di queste vittime è molto lungo ma le più
gravi perdite sono state:
Paolo borsellino e Giovanni falcone.
Questa è la loro storia:
Borsellino: 7
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Borsellino Paolo (Palermo 1938-1992), magistrato italiano. Giudice
istruttore, fu membro del pool antimafia, gruppo di magistrati nato per
affrontare in maniera organica i procedimenti relativi alla mafia, di cui
facevano parte anche Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto. Con questi,
durante il maxiprocesso contro la mafia del 1986, sostenne la tesi che Cosa
nostra fosse un'organizzazione unitaria, guidata da una direzione di tipo
piramidale, la 'cupola', responsabile di tutti i delitti commessi
dall'organizzazione. In seguito procuratore aggiunto alla procura di
Palermo, il 19 luglio 1992 venne ucciso con la sua scorta in un attentato
mafioso.
Falcone:
Falcone era un magistrato. All'inizio degli anni Ottanta, nel clima di
rinnovato impegno dello stato nella lotta contro la criminalità organizzata e
la mafia, con l'avallo delle massime autorità giudiziarie, costituì a Palermo
una commissione speciale antimafia e, indagando innanzitutto sui rapporti
tra la mafia di Palermo e quella di Catania, riuscì a convincere capi mafiosi
storici come Antonino Calderone e Antonio Buscetta a collaborare con la
giustizia. Il primo grande processo antimafia, reso possibile dalla sua
indagine e da quella del suo collega Paolo Borsellino, ebbe luogo a Palermo
nel 1986-87 e giudicò quasi 400 imputati. Collaboratore del ministero di
Giustizia dal 1991, il 23 maggio del 1992 fu assassinato in un attentato
mafioso a Capaci, presso Palermo, assieme alla moglie e agli uomini della
scorta.
per arrivare ai successi di cui si sta parlando, fondamentali sono stati i
maxiprocessi svolti contro i mafiosi negli anni 80. ancora più incisive sono 8
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state le figure dei giudici che hanno permesso la lettura corretta della mafia;
tra questi emerge giovanni falcone per la sua capacità d’intuire perché si
diventa mafiosi. Il pool antimafia
Il termine "Pool" sta ad indicare "un gruppo di lavoro" composto da
magistrati incaricati di seguire, nell'ambito di un Ufficio Giudiziario,
un'unica, complessa inchiesta, mediante una suddivisione di compiti ed una
collegialità di decisioni, comunque riferibili sempre alla responsabilità del
Capo dell'Ufficio. Oggi, con il nuovo Codice di Procedura Penale, l'esistenza
di questi gruppi di lavoro nelle più importanti Procure della Repubblica (in
particolare, Milano, Firenze, Napoli, Reggio Calabria e Palermo) è un
fenomeno diffuso e ricorrente, previsto e disciplinato dal Codice stesso.
Lo stato ha creato leggi e organismi in grado di intralciare il fenomeno
mafioso:
-la superprocura
-le indagini patrimoniali e finanziarie.
Perché la mafia non è ancora debellata?
I motivi sono numerosi e tutti validi:
-il nostro stato è debole, giovane, decentrato, diviso in tanti centri di potere e
non è in grado di organizzare una lotta come gli stati uniti d’america.
-dopo il fascismo l’opposizione non si è dimostrata all’altezza del suo
compito: non ha fatto niente contro cosa nostra nutrendosi di numerosi
pregiudizi come ‘contro la mafia non si potrà mai fare niente con questi
uomini al governo’.
-la classe dirigente si accorse del problema della mafia e gli sferrò un attacco
diretto capendo che avevo tutto da perdere e niente da guadagnare, ma
senza l’aiuto della società civile non si poteva fare un gran che.
Così non era, invece, quando sorsero i primi "pool" presso alcuni
Uffici istruzione (il nuovo codice, come è noto, ha abolito la figura del
Giudice Istruttore), prima per le inchieste contro il terrorismo e poi
per quelle relative ai delitti di mafia. 9
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