La transizione economica e politica dell'URSS post-rivoluzione

Ripresa economica post-1914

La società sovietica, distrutta dalle vicende del 1914-20, entrò in una fase di ripresa grazie alla NEP(nuova politica economica) varata nel ’21. Primo e più importante atto di tale politica fu la revoca delle requisizioni dei generi alimentari, e la loro sostituzione con un imposta in natura, pagata la quale i contadini disponevano dei loro prodotti.

Politiche economiche della NEP

Per i settore industriale la NEP abolì il lavoro obbligatorio, favorì gli investimenti di capitale straniero, incoraggiò il commercio privato, mentre l’economia di mercato si limitò al settore agricolo. Ottenuti risultati positivi, si sviluppò la figura di piccoli imprenditori rurali i Kulaki. La società e l’economia russe erano fondamentalmente dominate dal settore rurale, dalla piccola produzione autonoma, piccole unità commerciali e una grande industria. La priorità della crisi economica spinse il regime a trascurare fattori di sviluppo decisivi come la lotta all’analfabetismo e la crescita culturale.

Consolidamento del regime sovietico

Il nuovo regime venne consolidato nel ’22 con la partecipazione dello stato dei soviet alla conferenza internazionale di Rapallo, stipulando un accordo commerciale con la Germania. Sempre nel ’22 Russia, Bielorussia,Ucraina e Transcaucasia costituirono l’Unione delle Repubbliche sovietiche(URSS). Morto Lenin nel ’25 si registrò la sconfitta della sinistra, con lo scontro per l’avvicinamento a Trockij di Zinov’ev e Kamenev(espulsi nel ’27 dal partito comunista), preoccupati per la crescita del potere di Stalin, il quale restituì una dimensione di massa al partito, accentuandone l’autoritarismo interno. La vittoria di Stalin coincise con l’entrata in crisi della NEP, nell’inverno del 27-28 si ebbe una crisi degli approvvigionamenti di grano, cui il regime reagì con requisizioni, che inasprirono i rapporti nelle campagne, e fu sferrata un offensiva propagandistica contro i Kulaki.