Liberazione dell’Italia da parte dei partigiani e morte di Mussolini

Le repubbliche partigiane

Nel frattempo i partigiani cercavano di organizzarsi da sé e riuscirono in qualche modo a liberare delle zone, crearono delle Repubbliche partigiane, come quella dell'Orsola e quella di Alba (a questo proposito vi è un libro di Beppe Fenoglio, "I ventitré giorni della città di Alba").

Queste Repubbliche partigiane cercavano di creare un governo democratico all'interno e ovviamente questo spaventava sia i Savoia che gli angloamericani, che invece contavano di mantenere un rapporto del tutto interessato con i Savoia, con Badoglio. Il problema dei Savoia era grande: abbiamo detto che nel Sud Italia c'erano i rappresentanti dei principali partiti usciti dalla clandestinità (non solo di sinistra, ma anche il partito popolare...) che erano stati messi fuori legge durante il periodo fascista e che erano poi usciti dalla clandestinità dopo il 25 luglio. Questi si rifiutavano di collaborare con Vittorio Emanuele IlI, cioè avrebbero voluto prima di tutto risolvere la questione istituzionale, l'Italia doveva diventare una Repubblica e la monarchia doveva essere eliminata. Quindi gli angloamericani si trovarono tra il Comitato Liberazione Nazionale, i partiti antifascisti da una parte e il re e Badoglio dall'altra.

La svolta di Salerno

A risolvere questa divisione interna arrivò poi il segretario del partito comunista Togliatti, il quale nel periodo fascista era stato in esilio a Mosca e adesso tornava in Italia. Lui cercò di mediare, paradossalmente, perché venendo da Mosca e facendo parte del Partito comunista sarebbe dovuto essere quello più rivoluzionario, contrario ad ogni collaborazione con Vittorio Emanuele. Invece fu proprio lui ad operare la cosiddetta "Svolta di Salerno", "di Salerno" perché nel frattempo il governo italiano (re e Badoglio) si era trasferito da Brindisi a Salerno, e lì Togliatti insistette con i leader degli altri partiti per collaborare con Vittorio Emanuele IlI, Badoglio e gli angloamericani, dicendo che non era quello il momento di parlare della questione istituzionale, la quale doveva essere rimandata alla fine della guerra. In quel momento si doveva liberare l'Italia dai nazisti. Egli riuscì a convincere gli altri partiti, si creò cosi un governo di unità nazionale e l'unica cosa che riuscirono ad ottenere fu la promessa del re di lasciare il trono al figlio Umberto II, il quale divenne re solo per un mese, nel maggio del 45. Intanto Vittorio Emanuele si mise da parte, nominò luogotenente del regno il figlio Umberto e quindi i partiti antifascisti decisero di collaborare con gli angloamericani ed entrare a far parte di questo governo di unità nazionale, per guidare poi la liberazione.

La morte di Mussolini

La Liberazione fu organizzata il 25 aprile 1945, dopo anni di guerra, attesismo e morti. Nel momento in cui fu liberata l'Italia del nord, Mussolini tentò di fuggire con la sua amante Claretta Petacci, si travesti da popolano e cercò di andare verso la Svizzera, ma fu bloccato nei pressi di Como da alcuni partigiani, i quali avevano intenzione di farlo prigioniero e in seguito fare un processo. Durante la notte arrivò un soldato inglese e diede l'ordine all'unico soldato rimasto in guardia di fucilarli. La morte di Mussolini resta un altro dei tanti misteri, infatti Mussolini aveva con sé una borsa dove vi era il suo carteggio con Churchill (il quale aveva una certa simpatia per Mussolini). Mussolini avrebbe voluto utilizzare questo carteggio durante il processo che si sarebbe tenuto a suo carico, per ricattare gli inglesi, ma questa borsa è sparita e non si è capito neanche chi fosse il soldato inglese che aveva ordinato di ucciderli.

La vendetta dei partigiani

Dopodiché i partigiani furono presi dal panico, non sapevano come giustificare tale fucilazione, infatti loro avrebbero voluto fare un processo in grande stile e accusare pubblicamente l'ex Duce dei suoi crimini, per cui per due giorni dissimularono la sua morte; facevano cioè finta che non fosse morto, lo portavano in auto tenendolo seduto dritto assieme a Claretta Petacci, ma quando i cadaveri iniziarono a puzzare dovettero confessare. A quel punto si ebbe un episodio, perché a Milano, in Piazzale Loreto, erano stati tenuti fino a quel momento dei partigiani appesi (come quelli di Bassano del Grappa); furono tirati giù e al loro posto appesero i cadaveri di Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù. La folla si riversò in Piazzale Loreto e si sfogò sui cadaveri. Questo è uno degli episodi simbolici utilizzati dalla destra, per accusare i partigiani di violenza, ma anche dalla sinistra. I partigiani compirono molti atti di vendetta dopo la liberazione, perché quando il Nord Italia fu liberato, i partigiani erano armati, quindi molti di loro andarono a vendicarsi degli ex repubblichini, delle persone che erano artefici delle stragi. Si fece molta fatica a disarmarli e in questo fu molto importante ancora una volta Togliatti, che era tutt'altro che un rivoluzionario. In quel momento la situazione era infatti così tesa, che bisognava convincere i partigiani a lasciare le armi. Inoltre in Italia non c'era stata la condanna del fascismo, non c'era stata la condanna di tutte le violenze che erano state fatte dal governo italiano in Etiopia, in Libia, nelle colonie, quindi l'estrema destra è stata legittimata nel dire "violenti noi, violenti anche voi".

Il referendum e l'esilio dei Savoia

Quello che è avvenuto in Italia è semplicemente il fatto che si è eliminato Mussolini, ma lo Stato italiano è rimasto identico a sé stesso. Il re ha lasciato momentaneamente il posto al figlio, poi c'è stato il referendum il 2 giugno e gli italiani hanno scelto la Repubblica, quindi i Savoia sono stati mandati in esilio. Quei pochi partigiani che erano entrati a far parte della pubblica amministrazione furono licenziati e tutti tornarono al loro posto.