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Cause del colonialismo
La seconda metà dell’Ottocento è caratterizzata da molti fenomeni, quali la seconda fase della Prima Rivoluzione, la Seconda Rivoluzione Industriale, quella del petrolio e della chimica, il consolidamento dei vari Stati come Germania e Italia, l’insorgere di nuovi ideali politici che portano al razzismo (contro i neri e gli ebrei in Europa, contro gli italiani in America) e al nazionalismo (ovvero il fenomeno per il quale il sentimento di appartenenza alla nazione si trasforma in uno di esaltazione della superiorità della propria nazione, fortemente competitivo e aggressivo). Il successivo sviluppo tecnologico che porta a un conseguente sviluppo militare fa sì che, insieme ai fattori prima elencati, dal 1871 si abbia l’inizio dell’Imperialismo, prodotto da una serie di fattori di natura ideologica, politica ed economica, frutto della Rivoluzione Industriale, grazie alla quale i Paesi europei riescono ad assumere una grande potenza in campo militare che li rende invincibili. Superiorità bellica, la conseguente consapevolezza di questa, aggressività e competitività determinano una stagione di conflitti che riguarda la ricerca di territori da colonizzare, cercati nei continenti extraeuropei (soprattutto Africa e Asia). Si scatena la cosiddetta Corsa all’Africa, tanto che in 25 anni non rimane più un territorio africano libero. I colonizzatori sono per la maggior parte inglesi e francesi: i francesi sviluppano la loro corsa da ovest ad est (Senegal, Congo, Somalia), mentre gli inglesi da nord a sud (Egitto, Sudan, Kenya). Entrambi hanno il progetto di unificare i propri territori.
Da non dimenticare che nel 1869 viene aperto il canale di Suez, grazie al quale il Mediterraneo orientale riprende nuova importanza nel controllo dei traffici.
La storiografia marxista ha collegato il fenomeno dell’Imperialismo con la Rivoluzione Industriale e quindi con il Capitalismo perché cerca di conquistare anche al di fuori dell’Europa.
Le ragioni dell’Imperialismo sono di vario tipo: economiche (l’Africa è ricca di materie prime, anche se la maggior parte dei mercati è in Europa, essendo qui il sistema capitalistico ancora forte), politiche (i fattori che caratterizzano il periodo sono razzismo e nazionalismo. È un momento di pace in Europa che cova però un grande conflitto, la Prima Guerra Mondiale. Altro fenomeno che si trova e la Corsa agli armamenti, quindi ad armi sempre più potenti e tecnologiche. Si afferma l’idea secondo la quale il prestigio della nazione è direttamente proporzionale al possesso dell’Impero coloniale e alla sua vastità; quelle che non lo possiedono sono percepite senza scampo e senza futuro), sociali (parliamo del fenomeno di emigrazione verso l’America; se si possedesse una colonia, però, i contadini potrebbero trovare lavoro rimanendo in territorio nazionale) e ideologiche (in Europa si diffondono le teorie razziste: De Gobineau scrive un saggio caratterizzato da un sentimento di superiorità razziale verso creoli, ebrei e neri; inoltre si diffonde anche l’antisemitismo, che non è più l’antigiudaismo del Medioevo, quando la discriminazione era in campo religioso verso gli ebrei, accusati di deicidio. Nel 1899 Chamberlain scrive I Fondamenti del XIX secolo, improntato sul razzismo e sull’antisemitismo: noi siamo la razza superiore e siamo autorizzati a trattarli come bestie, a portare la civiltà verso questi luoghi incivili, a commettere ogni sorta di abomini”.
Secondo Darwin poi i deboli sono destinati a morire a causa della selezione naturale, ma nelle sue teorie non c’è nulla di razzista. Il tutto viene travisato però sul piano sociale da Spencer che afferma che i deboli devono morire: sulla base della selezione naturale viene giustificato il diritto di sopprimere i più deboli, il Capitalismo, lo sfruttamento).
Dopo il 1815 il periodo è caratterizzato da una grande emigrazione europea verso ovest. Tra il 1890 e il 1914 troviamo l’ondata di migrazione più forte: circa 15000000 di europei, tra cui molti italiani, ebrei e polacchi, migrano in America: appena sbarcati subiscono visite specializzate tremende, molti vengono spostati nei ghetti, ambienti molto violenti, e fortissimi sono il razzismo e i linciaggi. Secondo gli americani gli ebrei sono tutti marxisti e aggressivi, mentre gli italiani criminali.
COLONIALISMO IMPERIALISMO
- Finalità economica - Finalità politica
- Iniziativa partita da associazioni commerciali - Iniziativa partita dal governo
- Occupazione soprattutto delle coste - Occupazione militare
- Commercio svolto con la complicità dei governatori locali - Governi abbattuti e potere controllato da emissari europei
- Mancanza di conquista militare dei territori - Nascita di nuovi imperi
- Corsa all’Impero
Colonialismo in Africa
Il Colonialismo di fine Ottocento in Africa assume i caratteri di una corsa (Corsa all’Africa) per decidere come spartirsela, nonostante già ci fossero insediamenti di boeri (agricoltori) olandesi.
Già gli olandesi avevano istituito un regime razzista chiamando gli africani ottentotti (stupidi) e boscimi (scimmie).
Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento gli inglesi strappano il controllo del Capo di Buona Speranza agli olandesi scatenando la guerra anglo-boera che termina con la vittoria dei primi. Da qui in avanti i boeri iniziano ad emigrare verso nord e verso nord-est per sfuggire agli inglesi e alla loro colonie.
Il primo possedimento con finalità politiche viene però attribuito ai francesi che nel 1830 riescono ad ottenere l’Algeria, dove costruiscono infrastrutture varie e danno vita allo sfruttamento sistematico delle risorse algerine e alle prime colonie di popolamento, colonie in cui i francesi avrebbero potuto trovare lavoro sostenendo la propria nazione anziché emigrare.
La vera e propria Corsa all’Africa (1871-1914) viene favorita dall’apertura del canale di Suez, che toccava le regioni appartenenti all’Impero Ottomano, in crisi. In Egitto è forte la presenza sia inglese che francese, i quali dopo l’apertura del canale tornano ad interessarsi al Mediterraneo e cercano di mettere le mani sull’Egitto, che avrebbe permesso il controllo della rotta per le Indie. Questi riescono ad approfittare della rivolta interna egiziana e sanare il debito acquistando quote sotto forma di terre, ritrovandosi poi padroni di fatto di tutta la regione.
In Belgio il re Leopoldo II grazie all’aiuto di un generale africano, che impone trattati fasulli e truffe alla popolazione, riesce ad impadronirsi di un’area molto vasta dell’Africa. Gli indigeni vengono trattati come schiavi, nonostante nel 1815 il Congresso di Vienna avesse bandito questo fenomeno. Sorgono i primi lager, a Cuba, per mano degli spagnoli, mentre in Namibia i tedeschi li utilizzavano come campi di lavoro (vengono infatti fatti costruire nei luoghi pieni di materie prime).
All’inizio del Novecento l’Africa è tutta spartita tra le potenze europee, sono stati istituiti apparati amministrativi sul modello di quelli europei, costruite infrastrutture, avviato lo sfruttamento sistematico delle risorse umane fino al processo di decolonizzazione , quando i popoli assoggettati hanno iniziato a lottare per l’indipendenza.
La prima colonia italiana è la Somalia nel 1889.
Colonialismo in Asia
La Russia colonizza l’area dal Kazakhistan all’Afghanistan, compresa la parte est verso il Pacifico dov’è interessata alla Manciuria e a Port Arthur, perché qui aveva già dato vita alla città portuale di Vladivostok, capolinea della ferrovia siberiana che parte da Mosca.
Gli inglesi e i francesi colonizzano soprattutto l’India e, gli ultimi, in particolare la Cambogia. Negli arcipelaghi troviamo soprattutto invece tedeschi e olandesi.
Il Giappone è l’unica nazione “veramente” asiatica perché si sottrae al controllo straniero e anzi nella seconda metà dell’Ottocento avvia una propria politica di influenza nel Pacifico essendo interessato alla Manciuria per le sue risorse minerarie e a un’estensione verso la Cina, ciò a cui aspirano anche inglesi, francesi e russi. Questa viene definita Il Celeste Impero perché offre numerose materie prime e perché rappresenta un enorme mercato per i manufatti europei.
Fino alla metà dell’Ottocento i rapporti delle potenze europee con Cina e Giappone sono difficili a causa della loro chiusura verso le dominazioni straniere; ad esempio il Giappone aveva già imposto nel Seicento un blocco a tutte le merci americane. Due secoli dopo gli Stati Uniti forzano questo blocco e riescono a distruggerlo. I giapponesi si rendono però conto della loro arretratezza e per questo maturano l’idea di un progetto imperialistico di ammodernamento con il motto “l’Asia agli asiatici” e cercano di cacciare la colonizzazione europea.
Il più importante conflitto è quello tra Giappone e Russia per il controllo della Manciuria (1904-1905), dove la Russia esce sconfitta.
L’indirizzo della politica del Giappone della seconda metà dell’Ottocento va in una triplice direzione: nazionalismo, militarismo e imperialismo, tanto che questo si allea con Hitler e Mussolini nella Seconda Guerra Mondiale, avendo appunto il loro stesso tipo di governo.
In Cina invece l’unico porto aperto a navi straniere è Canton. Il commercio è molto limitato, se nonché proprio attraverso questo porto gli inglesi avviano un traffico di contrabbando dell’oppio che viene venduto in grande quantità ai cinesi e ciò porta molti problemi sia a livello sociale che economico. Nel tentativo di fermare questo commercio illegale i cinesi attaccano una nave degli inglesi, i quali nel 1840 dichiarano loro guerra, scatenando così la Prima Guerra dell’Oppio. Gli inglesi vincono e impongono ai cinesi una serie di trattati ineguali attraverso i quali devono aprire altri quattro porti alle navi straniere. Circa dieci anni dopo assistiamo alla Seconda Guerra dell’Oppio in cui i cinesi perdono nuovamente e ai quali viene imposta l’apertura di altri undici porti .
Per quanto riguarda invece i caratteri generali del Colonialismo in Asia, da una parte abbiamo un Colonialismo di tipo formale (gli europei esercitano il controllo economico, politico e militare), dall’altra informale (le regioni continuano a godere di un’autonomia politica mantenendo i vecchi governi, di fatto però sottoposti al controllo economico e commerciale europeo. Inoltre queste aree vengono spartite in zone di influenza in cui ci sono mutui accordi tra le potenze europee e sono aree di sfruttamento, dove si ricava tabacco, spezie, juta, seta, indaco… molto spesso vengono imposte le monocolture).
Gli inglesi per scongiurare delle rivolte in India fomentano le rivalità tra i vari gruppi etnici e religiosi (musulmani contro induisti).
CAUSE COLONIALISMO
La seconda metà dell’Ottocento è caratterizzata da molti fenomeni, quali la seconda fase della Prima
Rivoluzione, la Seconda Rivoluzione Industriale, quella del petrolio e della chimica, il consolidamento dei
vari Stati come Germania e Italia, l’insorgere di nuovi ideali politici che portano al razzismo (contro i neri e
gli ebrei in Europa, contro gli italiani in America) e al nazionalismo (ovvero il fenomeno per il quale il
sentimento di appartenenza alla nazione si trasforma in uno di esaltazione della superiorità della propria
nazione, fortemente competitivo e aggressivo). Il successivo sviluppo tecnologico che porta a un
conseguente sviluppo militare fa sì che, insieme ai fattori prima elencati, dal 1871 si abbia l’inizio
dell’Imperialismo, prodotto da una serie di fattori di natura ideologica, politica ed economica, frutto della
Rivoluzione Industriale, grazie alla quale i Paesi europei riescono ad assumere una grande potenza in campo
militare che li rende invincibili. Superiorità bellica, la conseguente consapevolezza di questa, aggressività e
competitività determinano una stagione di conflitti che riguarda la ricerca di territori da colonizzare, cercati
nei continenti extraeuropei (soprattutto Africa e Asia). Si scatena la cosiddetta Corsa all’Africa, tanto che in
25 anni non rimane più un territorio africano libero. I colonizzatori sono per la maggior parte inglesi e
francesi: i francesi sviluppano la loro corsa da ovest ad est (Senegal, Congo, Somalia), mentre gli inglesi da
nord a sud (Egitto, Sudan, Kenya). Entrambi hanno il progetto di unificare i propri territori.
Da non dimenticare che nel 1869 viene aperto il canale di Suez, grazie al quale il Mediterraneo orientale
riprende nuova importanza nel controllo dei traffici.
La storiografia marxista ha collegato il fenomeno dell’Imperialismo con la Rivoluzione Industriale e quindi
con il Capitalismo perché cerca di conquistare anche al di fuori dell’Europa.
Le ragioni dell’Imperialismo sono di vario tipo: economiche (l’Africa è ricca di materie prime, anche se la
maggior parte dei mercati è in Europa, essendo qui il sistema capitalistico ancora forte), politiche (i fattori
che caratterizzano il periodo sono razzismo e nazionalismo. È un momento di pace in Europa che cova però
un grande conflitto, la Prima Guerra Mondiale. Altro fenomeno che si trova e la Corsa agli armamenti,
quindi ad armi sempre più potenti e tecnologiche. Si afferma l’idea secondo la quale il prestigio della
nazione è direttamente proporzionale al possesso dell’Impero coloniale e alla sua vastità; quelle che non lo
possiedono sono percepite senza scampo e senza futuro), sociali (parliamo del fenomeno di emigrazione
verso l’America; se si possedesse una colonia, però, i contadini potrebbero trovare lavoro rimanendo in
territorio nazionale) e ideologiche (in Europa si diffondono le teorie razziste: De Gobineau scrive un saggio
caratterizzato da un sentimento di superiorità razziale verso creoli, ebrei e neri; inoltre si diffonde anche
l’antisemitismo, che non è più l’antigiudaismo del Medioevo, quando la discriminazione era in campo
religioso verso gli ebrei, accusati di deicidio. Nel 1899 Chamberlain scrive I Fondamenti del XIX secolo,
improntato sul razzismo e sull’antisemitismo: noi siamo la razza superiore e siamo autorizzati a trattarli
come bestie, a portare la civiltà verso questi luoghi incivili, a commettere ogni sorta di abomini”.
Secondo Darwin poi i deboli sono destinati a morire a causa della selezione naturale, ma nelle sue teorie
non c’è nulla di razzista. Il tutto viene travisato però sul piano sociale da Spencer che afferma che i deboli
devono morire: sulla base della selezione naturale viene giustificato il diritto di sopprimere i più deboli, il
Capitalismo, lo sfruttamento).
Dopo il 1815 il periodo è caratterizzato da una grande emigrazione europea verso ovest. Tra il 1890 e il 1914
troviamo l’ondata di migrazione più forte: circa 15000000 di europei, tra cui molti italiani, ebrei e polacchi,
migrano in America: appena sbarcati subiscono visite specializzate tremende, molti vengono spostati nei
ghetti, ambienti molto violenti, e fortissimi sono il razzismo e i linciaggi. Secondo gli americani gli ebrei sono
tutti marxisti e aggressivi, mentre gli italiani criminali.
COLONIALISMO IMPERIALISMO
- Finalità economica - Finalità politica
- Iniziativa partita da associazioni - Iniziativa partita dal governo
commerciali
- Occupazione soprattutto delle coste - Occupazione militare
- Commercio svolto con la complicità dei - Governi abbattuti e potere controllato da
governatori locali emissari europei
- Mancanza di conquista militare dei territori - Nascita di nuovi imperi
- Corsa all’Impero
COLONIALISMO IN AFRICA
Il Colonialismo di fine Ottocento in Africa assume i caratteri di una corsa (Corsa all’Africa) per decidere come
spartirsela, nonostante già ci fossero insediamenti di boeri (agricoltori) olandesi.
Già gli olandesi avevano istituito un regime razzista chiamando gli africani ottentotti (stupidi) e boscimi
(scimmie).
Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento gli inglesi strappano il controllo del Capo di Buona
Speranza agli olandesi scatenando la guerra anglo-boera che termina con la vittoria dei primi. Da qui in
avanti i boeri iniziano ad emigrare verso nord e verso nord-est per sfuggire agli inglesi e alla loro colonie.
Il primo possedimento con finalità politiche viene però attribuito ai francesi che nel 1830 riescono ad
ottenere l’Algeria, dove costruiscono infrastrutture varie e danno vita allo sfruttamento sistematico delle
risorse algerine e alle prime colonie di popolamento, colonie in cui i francesi avrebbero potuto trovare
lavoro sostenendo la propria nazione anziché emigrare.
La vera e propria Corsa all’Africa (1871-1914) viene favorita dall’apertura del canale di Suez, che toccava le
regioni appartenenti all’Impero Ottomano, in crisi. In Egitto è forte la presenza sia inglese che francese, i
quali dopo l’apertura del canale tornano ad interessarsi al Mediterraneo e cercano di mettere le mani
sull’Egitto, che avrebbe permesso il controllo della rotta per le Indie. Questi riescono ad approfittare della
rivolta interna egiziana e sanare il debito acquistando quote sotto forma di terre, ritrovandosi poi padroni
di fatto di tutta la regione.
In Belgio il re Leopoldo II grazie all’aiuto di un generale africano, che impone trattati fasulli e truffe alla
popolazione, riesce ad impadronirsi di un’area molto vasta dell’Africa. Gli indigeni vengono trattati come
schiavi, nonostante nel 1815 il Congresso di Vienna avesse bandito questo fenomeno. Sorgono i primi lager,
a Cuba, per mano degli spagnoli, mentre in Namibia i tedeschi li utilizzavano come campi di lavoro (vengono
infatti fatti costruire nei luoghi pieni di materie prime).
All’inizio del Novecento l’Africa è tutta spartita tra le potenze europee, sono stati istituiti apparati
amministrativi sul modello di quelli europei, costruite infrastrutture, avviato lo sfruttamento sistematico
delle risorse umane fino al processo di decolonizzazione , quando i popoli assoggettati hanno iniziato a
lottare per l’indipendenza.
La prima colonia italiana è la Somalia nel 1889.
COLONIALISMO IN ASIA
La Russia colonizza l’area dal Kazakhistan all’Afghanistan, compresa la parte est verso il Pacifico dov’è
interessata alla Manciuria e a Port Arthur, perché qui aveva già dato vita alla città portuale di Vladivostok,
capolinea della ferrovia siberiana che parte da Mosca.
Gli inglesi e i francesi colonizzano soprattutto l’India e, gli ultimi, in particolare la Cambogia. Negli
arcipelaghi troviamo soprattutto invece tedeschi e olandesi.
Il Giappone è l’unica nazione “veramente” asiatica perché si sottrae al controllo straniero e anzi nella
seconda metà dell’Ottocento avvia una propria politica di influenza nel Pacifico essendo interessato alla
Manciuria per le sue risorse minerarie e a un’estensione verso la Cina, ciò a cui aspirano anche inglesi,
francesi e russi. Questa viene definita Il Celeste Impero perché offre numerose materie prime e perché
rappresenta un enorme mercato per i manufatti europei.
Fino alla metà dell’Ottocento i rapporti delle potenze europee con Cina e Giappone sono difficili a causa
della loro chiusura verso le dominazioni straniere; ad esempio il Giappone aveva già imposto nel Seicento
un blocco a tutte le merci americane. Due secoli dopo gli Stati Uniti forzano questo blocco e riescono a
distruggerlo. I giapponesi si rendono però conto della loro arretratezza e per questo maturano l’idea di un
progetto imperialistico di ammodernamento con il motto “l’Asia agli asiatici” e cercano di cacciare la
colonizzazione europea.
Il più importante conflitto è quello tra Giappone e Russia per il controllo della Manciuria (1904-1905), dove
la Russia esce sconfitta.
L’indirizzo della politica del Giappone della seconda metà dell’Ottocento va in una triplice direzione:
nazionalismo, militarismo e imperialismo, tanto che questo si allea con Hitler e Mussolini nella Seconda
Guerra Mondiale, avendo appunto il loro stesso tipo di governo.
In Cina invece l’unico porto aperto a navi straniere è Canton. Il commercio è molto limitato, se nonché
proprio attraverso questo porto gli inglesi avviano un traffico di contrabbando dell’oppio che viene venduto
in grande quantità ai cinesi e ciò porta molti problemi sia a livello sociale che economico. Nel tentativo di
fermare questo commercio illegale i cinesi attaccano una nave degli inglesi, i quali nel 1840 dichiarano loro
guerra, scatenando così la Prima Guerra dell’Oppio. Gli inglesi vincono e impongono ai cinesi una serie di
trattati ineguali attraverso i quali devono aprire altri quattro porti alle navi straniere. Circa dieci anni dopo
assistiamo alla Seconda Guerra dell’Oppio in cui i cinesi perdono nuovamente e ai quali viene imposta
l’apertura di altri undici porti .
Per quanto riguarda invece i caratteri generali del Colonialismo in Asia, da una parte abbiamo un
Colonialismo di tipo formale (gli europei esercitano il controllo economico, politico e militare), dall’altra
informale (le regioni continuano a godere di un’autonomia politica mantenendo i vecchi governi, di fatto
però sottoposti al controllo economico e commerciale europeo. Inoltre queste aree vengono spartite in
zone di influenza in cui ci sono mutui accordi tra le potenze europee e sono aree di sfruttamento, dove si
ricava tabacco, spezie, juta, seta, indaco… molto spesso vengono imposte le monocolture).
Gli inglesi per scongiurare delle rivolte in India fomentano le rivalità tra i vari gruppi etnici e religiosi
(musulmani contro induisti).