
A Padova, in un istituto superiore, si è svolta una lezione di forte impatto, destinata a sensibilizzare gli studenti sul pericolo delle droghe. Per catturare l’attenzione dei presenti, come riporta il ‘Corriere del Veneto’, un professore della scuola ha scelto una serie di immagini molto forti, proiettandole sullo schermo, che in poco tempo hanno fatto calare il silenzio in aula.
Le foto mostravano i corpi senza vita di quattro giovani, morti per overdose. L’obiettivo del docente era quello di far seguire la lezione agli studenti, facendo arrivare il messaggio che si tratta di una cosa che potrebbe capitare a ognuno di loro.
Un metodo che, nonostante pare abbia avuto successo tra gli alunni, sta raccogliendo anche diverse critiche.
Indice
"Shock" in aula: immagini forti per un messaggio diretto
La mattina si era aperta con il solito scetticismo: gli studenti, provenienti dalle classi di terza, quarta e quinta superiore, si preparavano a "perdere un’ora di lezione" su un argomento che già conoscevano, almeno superficialmente.
Tuttavia, quando le slide hanno iniziato a scorrere, il tono è cambiato radicalmente. Il professore, associato di medicina legale, ha deciso di affrontare i ragazzi con un approccio diretto e senza filtri, proiettando immagini crude e reali di giovani morti per overdose.
"Ero seduto dalla parte opposta rispetto a loro, li guardavo e volevo catturare la loro attenzione", ha raccontato il prof. Il risultato è stato immediato: un silenzio totale è calato nell'aula.
Il "linguaggio della verità"
Le immagini mostravano il corpo senza vita di una ragazza, morta dopo aver assunto ecstasy a un rave. E di altri giovani, vittime della cocaina e del metadone. "Tutti ragazzi che avevano una vita come la loro, pieni di sogni, speranze e aspettative", ha sottolineato il professore.
La missione era chiara: fare capire che quella morte poteva toccare chiunque, anche loro. Per fare questo: “Non abbiamo usato filtri, hanno quasi 18 anni, in alcuni casi sono già maggiorenni. Con il cellulare guardano di tutto. Sapevamo che solo con il linguaggio della verità e con immagini forti in grado di colpirli ci avrebbero seguiti”, ha spiegato il docente.
Il dibattito
Il momento di shock si è poi trasformato in un confronto. Dopo l’inizio, con un silenzio attonito, gli studenti hanno cominciato a fare domande. "Le braccia si alzavano una dopo l’altra", ha raccontato il professore.
Un momento di sconvolgimento che ha dato il via a una riflessione profonda sul tema. La lezione è continuata per quattro ore, durante le quali il prof, affiancato dal direttore della scuola di specializzazione di Medicina legale di Padova e da una psichiatra, hanno cercato di rispondere alle domande dei ragazzi e di offrire loro strumenti per affrontare situazioni simili nella vita reale.
"Ci siamo interrogati su cosa rispondere, per speigare ad esempio come gestire queste situazioni alle feste", ha spiegato il docente, che ha voluto dare spazio a una discussione aperta, permettendo agli studenti di approfondire il tema sotto vari punti di vista, sia emotivi che pratici.
Alla fine della mattinata, poi, alcuni ragazzi si sono avvicinati al professore per chiedere anche informazioni personali. Un ottimo risultato per questa lezione che, come racconta il professore, “ai ragazzi è piaciuta molto”.
Un'iniziativa divisiva
Nonostante una prima reazione positiva di molti studenti, l'iniziativa ha però suscitato polemiche. Specialmente tra gli adulti. Alcuni hanno trovato le immagini troppo forti e inappropriate per un pubblico di adolescenti. Altri, invece, hanno apprezzato la brutalità della verità, sottolineando che solo un impatto visivo così brutale avrebbe potuto distogliere i ragazzi dalla loro visione idealizzata della droga.
Ma l’errore, secondo una professoressa dell’Università di Padova, starebbe nella parte iniziale della lezione, ovvero nello choc provato dagli studenti nel vedere quelle immagini così crude: “Una cosa mostruosa, l’unica cosa che si ottiene è che pensino ‘A me non succederà’”.
Critica anche una psicologa psicoterapeuta che lavora con adolescenti e genitori nel comune di Venezia: “Inutile spettacolarizzazione di una cosa molto seria. Si tratta di una cosa che non è stata pensata per i ragazzi”.
Per calmare gli animi, però, è intervenuta la preside dell’istituto: “I feedback dei ragazzi sono stati buoni. Credo siano stati colpiti positivamente”.