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di paolodifalco01
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indicatori di fragilità Invalsi"Sono falsità. Nessuna famiglia sta ricevendo lettere di fragilità. E i fondi del Pnrr sono stati distribuiti anche sui dati Invalsi, ma secondo il criterio che viene auspicato da tutti, cioè per aiutare i fragili".

Queste le parole del presidente dell'INVALSI Roberto Ricci al Corriere della Sera sulla polemica scoppiata negli ultimi giorni e legata all'introduzione dei nuovi indicatori di fragilità individuali che avranno il compito di supportare le scuole nella riduzione dei divari così come è stato previsto da una delle missioni del PNRR.

L'introduzione dei nuovi indicatori di fragilità individuali

Per provare a capire la polemica legata all'introduzione, da parte dell'INVALSI, dei nuovi indicatori di fragilità individuali bisogna tornare a giugno, quando il Ministero dell'Istruzione ha stabilito di assegnare a circa il 40% delle scuole ben 500 milioni di euro. Quest'ultimi dovranno essere utilizzati per progettare attività di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

A essere destinatarie dei fondi del PNRR, per l'esattezza, sono 3198 scuole. Dopo l'inizio dell'anno scolastico, a fine ottobre, è intervenuto anche l'Invalsi che attraverso una serie di seminari informativi rivolti ai dirigenti scolastici e ai collaboratori delle varie scuole italiane ha chiarito quale fosse il suo ruolo. In sintesi l'INVALSI avrà il compito di restituire alle scuole i livelli di fragilità di tutti gli studenti, uno per uno. Le scuole poi potranno scaricare i codici rilasciati dall'istituto e convertili in nomi e cognomi in modo da sapere chi sono gli studenti "fragili" classe per classe.

Ma chi son gli studenti "fragili"? Tutto dipenderà dai risultati conseguiti a partire dalla scuola primaria dalle prove di italiano, matematica e inglese. Lo studente "fragile" è colui che nei test, su cinque livelli totali, raggiunge il primo o il secondo livello. Raggiungere il terzo livello sarà sinonimo di un "rischio fragilità" mentre non ci sarà nessun tipo di problema a partire dal quarto livello. Le scuole, quindi, raccogliendo i nomi dei "fragili" dovrebbero poi predisporre per loro delle attività aggiuntive finanziate dal PNRR.

La "presunta" schedatura: l'allarme lanciato dall'associazione Roars

Secondo l'associazione Roars, organizzazione con finalità di carattere culturale che si occupa di politiche della ricerca e di sistemi di valutazione, attraverso questo nuovo sistema che permette l'identificazione degli studenti "fragili" si rischierebbe una sorta di schedatura di massa. Per esempio prendendo come riferimento il test di matematica, sulla base dei dati delle prove Invalsi 2022 che hanno coinvolto circa 2,5 milioni di studenti e studentesse, si potrà andare a notare come circa il 30% degli studenti delle scuole primarie risultano collocati nei primi due livelli in matematica, percentuale che tocca il 40% se si guarda alla terza media e che tocca il 50% nelle scuole secondarie.

In totale sono stati ben 970mila gli studenti collocati nei primi due livelli della prova Invalsi di matematica. Di conseguenza, secondo l'associazione, quasi un milione di studenti potrebbe ricevere lo status di studente fragile in matematica. L'associazione, in particolare modo, contesta il fatto che sia un algoritmo associato alle risposte date a un test ad andare a "schedare" gli studenti domandandosi se il "bollino di fragilità" resterà nel curriculum scolastico degli studenti e che influenza avrà nel percorso di studi. In sintesi, come si legge sul sito dell'associazione, "cosa accadrebbe se i dati personali riguardo alla supposta fragilità di apprendimento venissero utilizzati all’esterno delle scuole?"

La risposta del presidente dell'INVALSI

A replicare alle accuse di "schedatura" è stato direttamente il presidente dell'Invalsi Roberto Ricci sul Corriere della Sera dove ha assicurato che non ci sarà "nessuna etichettatura, nessuna certificazione di fragilità. Semplicemente, la scuola chiede ad INVALSI di attaccare il valore di questo indicatore a ciascuna scheda studente, sempre in forma anonima, e il dirigente ne fa quello che ritiene più opportuno. Se poi la scuola vuole aggiungere, o sottrarre o modificare dei dati può farlo: significa che accanto ai dati INVALSI si potranno considerare altri aspetti della fragilità dello studente".

"È un file elettronico" - continua Ricci - "dove non abbiamo nomi e cognomi, che non possono e non devono uscire dalla scuola: la scuola ha solo un dato che può decidere come usare. Nessuna certificazione, nessuna etichettatura. L’idea è proprio quella di fornire indicatori che probabilisticamente individuano dei fragili. Come dire: se ho determinate caratteristiche fisiche, sono esposto a determinati rischi, e mi controllerò per prevenirli. Un’altra lettura delle cose favorisce l’oscurantismo".

Paolo Di Falco

Data pubblicazione 15 Novembre 2022, Ore 15:29
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