
Purtroppo commettere uno di questi errori di grammatica non è così improbabile come si può pensare, anche se andate all'università.
Errori di grammatica: come evitarli
Sappiamo che frequentando ormai l'università siate convinti di scrivere un perfetto italiano, roba che nella vostra mente meritereste come minimo l'inchino da parte di Dante e degli altri grandi della nostra letteratura. La brutta notizia è che tra pensiero mentale e reale c'è una certa distanza e che i vostri compiti continuano ad essere zeppi di errori di grammatica.La buona notizia è che a tutto c'è rimedio ed è possibile una cura anche per la vostra inspiegabile incapacità di memorizzare la forma corretta di alcune declinazioni verbali e per il fatto che siate ancora convinti che il congiuntivo sia una terribile malattia.
Non temete, esiste una cura anche per questo e per i vostri incredibili errori di grammatica.
Errori di italiano: shame on you
Intanto, se avete problemi di memoria a questa età, magari dovreste assumere più potassio, sostanza che favorisce in qualche modo la memorizzazione. Prima di dare la colpa alla maestra delle elementari di turno, ricordate questo: che l'italiano è una lingua meravigliosa, però non è proprio facile facile come bere un bicchiere d'acqua.I dubbi sono normali. Gli errori di grammatica alla vostra età un po' meno, ma ci si può ancora lavorare. Esiste un buon margine di manovra, quindi direi che il primo punto di partenza è quello di non arrendersi. Il secondo è leggere, tanto, spesso e scritti anche molto diversi tra loro e distanti da quello a cui siete abituati.
Nel frattempo vi proponiamo una lista dei 10 errori di grammatica più frequenti nella nostra lingua!

1. Desse o dasse? Stesse o stasse?
Che avete un problema bello grande con i congiuntivi, era chiaro pure a un infante. Non così difficile. Si dice desse e stesse, con la e. Quindi, le forme DASSE e STASSE sono grammaticalmente scorrette.
Per memorizzarlo, pensate che la vocale giusta è quella finale.
Ricapitolando:
Che egli desse e NON dasse
Che egli stesse e NON stasse
2. L'apostrofo, questo sconosciuto

La regola per capire quando l'accento si metta e quando invece no, non è poi così complicata come potrebbe sembrare. Mentre nel caso dell'articolo determinativo non ci sono particolari paturnie, perché l'accento si mette a prescindere, il dubbio nasce nel caso di un articolo indeterminativo.
Ecco svelato l'arcano: l'APOSTROFO SI USA CON LE PAROLE FEMMINILI.
Al contrario, L'APOSTROFO NON SI USA CON LE PAROLE MASCHILI INIZIANTI PER VOCALE.
Ecco "un esempio":
un amico e NON un'amico
un'amica e NON un amica
3. "Ce ne sono" o "c’è ne sono"?
Questo è un errore di grammatica davvero banale, ma sono davvero tanti gli studenti che si ostinano a ripeterlo. In questo caso la forma corretta è la prima, ovvero CE NE SONO.
La seconda, c'è ne sono, è del tutto sbagliata. Provate a ricordarla pensando che quella più corretta altro non è che quella più semplice.
4. Entusiasto o entusiasta?
Pensavo che nessun italiano fosse in grado di commettere un errore del genere, più che altro perché si tratta di un aggettivo davvero diffuso e di uso abbastanza comune. Mi sbagliavo.
Nel caso del singolare, la forma corretta al maschile è ENTUSIASTA, nonostante il soggetto al quale si sta affibbiando l'aggettivo sia di sesso maschile.
Al plurale, invece, vale nuovamente la differenziazione tra generi, quindi ci sarà la forma ENTUSIASTI al maschile e ENTUSIASTE al femminile.
Una cosa è più che certa: entusiasto non esiste!
5. Da o dà?
Da o dà? Attenzione, in questo caso non esiste giusto e sbagliato perché dipende dai casi! Ecco la differenza:
1. L'accento si mette quando è inteso come voce del verbo dare.
Esempio: Dà il via alle danze
2. L'accento non si mette invece quando il da in questione è una proposizione semplice
Esempio: Ci sono ancora tante questioni da risolvere
3. Esiste anche un terzo caso, quello in cui da' è apostrofato. In questo caso si tratta dell'imperativo alla secondo persona singolare
Esempio: Da' una mano i tuoi compagni, Leo
6. Coscienza o coscenza? Conoscienza o conoscenza?

Sembrano due parole identiche, ma nonostante siano così simili non seguono la stessa regola. Ricordate che:
- SI SCRIVE COSCIENZA, E NON COSCENZA
- SI SCRIVE CONOSCENZA, E NON CONOSCIENZA
7. Affianco o a fianco?

Anche in questo caso, si corre il rischio di fare confusione. Affianco e a fianco hanno, infatti due significati ben diversi.
"Affianco" è la prima personale singolare dell'indicativo presente del verbo affiancare. Quindi si tratta di un vero.
La forma "a fianco" vuol dire invece "a lato di". In questo caso è corretto scrivere le due parole staccate.
8. Un po’ o un pò?
Questo è in assoluto uno degli errori più comuni dai tempi dei tempi, e non riesco a farmene una ragione data la semplicità della soluzione corretta. La forma sbagliato è in assoluto quella che usate quasi sempre, ovvero pò.
Po', però, non è accentata, ma apostrofato. Questo perché non è altro che l'elisione della parola poco, e proprio per questo motivo necessita dell'apostrofo.
9. Qual è o qual'è?
Ogni volta che uno studente scrivere un "qual è" con l'apostrofo un professore di italiano ha una crisi di nervi, perde i capelli, vuole cambiare mestiere. Preferirebbe, piuttosto, fare il bidello e pulire lo schifo che lasciate tra i banchi, che sentirvi fare corbellerie di questo tipo.
Sveglia, volete dimostrare al mondo che andate all'università? LA FORMA QUAL' È con l'apostrofo è SBAGLIATA.
Qual è, senza apostrofo, è l'unica forma corretta. Questo perché non si tratta di un'elisione, ma di UN'APOCOPE VOCALICA.
Altri esempi diffusi possono essere:
qual buon vento
è davvero un buon uomo
10. Qualcun altro o qualcun'altro?
Eccoci arrivati alla fine di questa carrellata. Siete stanchi? Suvvia, fate un ultimo sforzo. Provate a ricordare tutto quello che avete letto finora. Se non ci avete preso in giro, ma avete letto veramente quello che abbiamo scritto, saprete già la risposta a quest'ultima domanda.
La forma corretta è QUALCUN ALTRO. Nessun apostrofo. Qualcun'altro dimenticatelo. Per sempre.