
Domani migliaia di studenti affronteranno, schierati dietro i propri banchi, la tanto attesa prima prova. L’ansia dell’ultima notte prima degli esami è proverbialmente nota tra secchioni e svogliati, accomunati tutti dalla medesima condizione di maturandi.
C’è chi studia disperatamente, vivendo gli ultimi istanti rimasti con affanno e agitazione, chi invece, cerca di mantenere la calma senza correre freneticamente verso la fine. Tutti, o quasi, sperano nel miracolo e non vedono l’ora che tutto sia terminato. A quanto pare in un paio di casi nella storia della Maturità il miracolo auspicato dai giovanissimi è stato sfiorato, senza poi un nulla di fatto. Fallimentari due casi eclatanti di sabotaggio dell’esame.IL GIALLO DELLA VERSIONE - Nel lontano 3 luglio del 1984, la scena non era tanto diversa da quella che domani i diplomandi si troveranno a vivere: 417.881 maturandi alle prese con il compito di italiano, avevano rotto il ghiaccio ignari di quanto stava per accadere. Nel liceo classico M. Tondi di San Severo (Foggia), qualcuno aveva, infatti, trafugato la busta sigillata contente la versione di latino, come anche i temi di italiano. Un furto che scatenò prontamente la corsa ai ripari attraverso le procedure d’emergenza previste nei casi specifici. Avvisati immediatamente tutti i provveditori, il Ministero lavorò alla pronta sostituzione dei temi, come anche a quella della versione per il giorno seguente. Al Ministero degli Interni spettò il delicato compito di pianificare la ridistribuzione dei nuovi plichi contenenti il testo sostitutivo alle prefetture dei capoluoghi di Regione. Per qualche ora l’agitazione fu generale, ma gli studenti ben presto videro sfumare la possibilità di rinviare l’esame o farla franca. Infatti la seconda prova si svolse regolarmente secondo data e orario previsti dal calendario della Maturità di quell’anno.
IL GIALLO DELLA “SUORINA DI VIGEVANO” - Ma quello di San Severo non fu l’unico giallo nella storia della Maturità. Infatti nel 1976, alla vigilia degli esami, il preside settantenne di una scuola privata di Vigevano, Suor Delia, venne beffeggiata da un ignoto spacciatosi per il Provveditore agli studi di Pavia. Prendendosi gioco della ingenua signora, il truffatore le chiese di leggergli i titoli dei temi. La Suora, fidandosi dell’interlocutore, gli rivelò le tracce scelte per quell’anno. In quell’occasione non ci fu il tempo di correre al piano d’emergenza e ci pensarono le singole Commissioni a sostituire i temi. Non diverso, dunque, fu l’epilogo della storia: la mascalzonata non avvantaggiò nessuno, né provoco un rinvio delle prove.
Margherita Paolini