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Bodyshaming a Vicenza? Ecco com’è andata
Secondo la ricostruzione degli studenti, la preside, avendo intravisto durante la ricreazione alcune ragazze che indossavano delle magliette corte (crop top) lasciando la pancia scoperta o semi-scoperta, sarebbe entrata nell'aula delle studentesse, in presenza della docente di Scienze Umane e Coordinatrice di classe. L'intervento della preside sarebbe stato piuttosto lungo, occupando l'ora intera della lezione (55 min), cercando le alunne che indossavano un crop top o una maglia secondo lei troppo corta, invitando la professoressa a mettere una nota di condotta a tre alunne per aver indossato un “abbigliamento non consono" a scuola. La professoressa avrebbe tentato di chiedere alla preside di evitare la nota sostituendo il provvedimento disciplinare con delle iniziative in classe sul tema, ma la dirigente sarebbe rimasta ferma nelle sue posizioni.Tuttavia, continua il documento redatto dagli studenti, non sarebbero presenti, nel Regolamento Scolastico, delle regole di abbigliamento a cui doversi attenere. Anche se la preside avrebbe affrontato proprio il tema del "dress code" durante il suo intervento alla classe, definendo quale fosse un abbigliamento consono da indossare in un luogo di istruzione come là scuola. Canottiere con spalline sottili, le canottiere senza spalline, i pantaloncini corti sopra il ginocchio, i capi con delle print troppo stravaganti o inappropriate e le magliette che lasciano scoperta la pancia non sarebbero, a detta della preside, consone per l'ambiente scolastico.
L'accusa degli studenti, fin qui, sembrerebbe un normale scambio di opinioni tra ragazzi e dirigente per quanto riguarda l'abbigliamento da indossare in classe. Ma i toni si sarebbero alzati nel momento in cui, secondo il comunicato, la preside avrebbe proseguito con commenti negativi riguardanti le donne che indossano vestiti definiti "provocanti", oltre che sulle donne in carne che lasciano scoperte parti del loro corpo alleggerendo il vestiario, usando anche espressioni e metafore brusche; atteggiamento che gli studenti hanno considerato "grassofobico" e classificabile come "body shaming"
In conclusione, l'intervento della preside non avrebbe ottenuto gli effetti educativi sperati. I redattori del documento raccontano che avrebbe viceversa turbato non poco le alunne della classe, "spingendo più di un'alunna al pianto, e creando un'atmosfera particolarmente tesa e opprimente”. Venerdì 3 giugno, inoltre, circa 300 studenti si sono riuniti al di fuori del liceo per scioperare contro questi fatti. Durante la protesta sono stati esposti alcuni striscioni, uno dei quali diceva: “Scioperiamo per il vostro buongusto“.
La difesa della preside di Vicenza alle accuse di body shaming
“Questo è un liceo, non una spiaggia dove si gira in infradito o mezzi nudi. Era da qualche giorno che mi arrivavano delle segnalazioni circa l’abbigliamento inopportuno indossato da alcuni studenti. Così l’altra mattina sono entrata in tre classi per ribadirlo. Nelle prime due c’è stato un confronto sereno, costruttivo. La terza sezione che ho visitato, invece, ha sollevato il putiferio” ha risposto alle accuse la preside, dalle pagine del Corriere.E sulle accuse di grassofobia, la preside ha commentato: “Io grassofobica? Mi ha guardato bene? Praticamente sono una pastafariana. Hanno fatto girare una specie di relazione anonima nella quale travisano ogni mia parola. Mi hanno ricoperta di fango. Ho già appuntamento con il mio avvocato, valuterò se denunciare i responsabili”.
Mentre, quando le è stato fatto notare che il linguaggio utilizzato per rivolgersi alle alunne fosse un po’ crudo, la dirigente, senza esitazione ha ribattuto: “Menzogne. Per farmi capire, posso aver utilizzato delle metafore un po’ crude ma di certo non ho mai pronunciato quelle parole”. Affermazione con quale la professoressa di Filosofia, presente in quel momento in classe, concorda: “Confermo: per tutto il tempo che sono rimasta in classe non ho mai sentito quelle frasi. La trascrizione del dialogo fatta dalle studentesse ha completamente distorto la realtà”.
Riguardo alla protesta studentesca, “Ho appreso dello sciopero dagli organi di informazione non mi sembra un comportamento corretto per chi come me ha sempre cercato un confronto diretto con gli studenti. Dispiace constatare che non hanno avuto il coraggio di affrontare un dialogo“ ha commentato la preside, come si legge su Il Fatto Quotidiano. E sull'opportunità di un regolamento sull'abbigliamento da tenere in classe, “In oltre 10 anni – riporta il giornale – non sono mai dovuta arrivare a un regolamento specifico ma questa volta lo farò, invitando il Consiglio d’Istituto a scrivere una proposta legata all’adeguatezza del codice di abbigliamento, visto che il buonsenso non basta. Ovviamente se ne parlerà nell’anno scolastico 2022-2023, nel frattempo pretendo le scuse per quanto avvenuto, perché sono state dette e scritte falsità”.