
“E' fondamentale che le nostre università sappiano promuovere e coltivare le iniziative imprenditoriali che partono dalla creatività di studenti e ricercatori”. Con queste parole il Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha espresso il bisogno di insegnare ai ragazzi cosa vuol dire “fare impresa” in occasione dell’incontro con i finalisti della Intel Business Challenge Europe.
Ma il ministro non è l’unica a rendersi conto di questa urgenza. Infatti a settembre partiranno dei corsi specifici in alcune importanti università italiane. Fortunatamente già esistono nei nostri atenei alcuni professori, che sulla spinta di passione e competenza professionale, si prodigano per la diffusione della cultura delle startup. E’ il caso del prof. Domenico Nicolò, docente di Economia all’Università di Reggio Calabria e da anni strenuo sostenitore delle iniziative imprenditoriali dei suoi studenti. Skuola.net lo ha intervistato per permettervi di capire come creare startup innovative.
Prof. Nicolò, lei è il fondatore di "Calabria Dinamica", network di collegamento tra startup, imprenditoria e lavoro. Ci può spiegare meglio in cosa consiste questo progetto?
Calabria Dinamica è una rete presente su Facebook, Linkedin, Twitter e Google + che ha lo scopo di promuovere l'imprenditorialità nel Mediterraneo mettendo in relazione coloro che hanno idee imprenditoriali con startupper, imprenditori, professionisti, manager e studiosi. Ho creato questa rete perché sono convinto che il networking sia l'ingrediente mancante per l'avvio di imprese innovative nel Mediterraneo e il loro rapido sviluppo su scala internazionale.
Molto spesso si parla di difficoltà nel creare un'impresa, specie nel Mezzogiorno. Lei quali riscontra spesso e come vi fa fronte?
Nel Mezzogiorno ci sono molte difficoltà oggettive che ostacolano la nascita di imprese e il loro sviluppo. Prime fra tutte la criminalità organizzata e una classe politica che non sempre è all'altezza della situazione. Vi è però una difficoltà soggettiva che gioca un ruolo cruciale: la scarsa volontà, derivante dalla sotto-cultura prevalente dell'assistenzialismo e la quasi totale assenza di modelli positivi da imitare. Io sto cercando di agire su questi ultimi fattori proponendo esperienze positive realizzate in altre regioni italiane e in altri paesi, sia attraverso la rete di Calabria Dinamica sia in aula.
Qual è secondo lei la prima cosa che deve fare un giovane che decide di "fare impresa"?
Pensare fuori dagli schemi tradizionali e lavorare sodo al progetto con determinazione e convinzione. Le idee non bastano, serve anche lavorare duramente per realizzarle e affermarle. Una startup non si può avviare nei ritagli di tempo, a volte passano anni per tradurre l'idea in un business vincente.
Può spiegare meglio che cos'è una startup?
In letteratura e nella prassi con il termine startup si intende un'impresa fortemente innovativa, di recente costituzione (generalmente da non più di 4-5 anni), che presenta un alto potenziale di crescita (una startup punta ad assumere una dimensione globale) e un grado di rischio imprenditoriale assai elevato. Possiamo dire che l'alto grado di rischio delle startup deriva dal loro carattere fortemente innovativo: esse sovente non devono conquistare un mercato esistente, devono crearlo”.
A chi deve rivolgersi un giovane che ha bisogno di reperire i fondi per dar vita alla sua idea?
Personalmente ritengo che una buona idea trova sempre le risorse finanziarie ed umane che sono necessarie per affermarsi. Questa è la legge del mercato. Oltre agli interventi specifici delle istituzioni pubbliche (finanziamenti agevolati), oggi si stanno affermando sempre più nuove forme di investimento di privati nelle startup. In Internet ci sono numerosissimi operatori che sono alla ricerca di startup da finanziare: venture capitalist e business angel. Si sta sempre più affermando anche il crowfounding. I venture capitalist e i business angel vanno letteralmente a caccia di startup da finanziare, dato che le prospettive di rendimento dell'investimento in capitale di rischio di imprese operanti in settori tradizionali sono oggi assai modeste. Una buona via per attrarre investitori è partecipare a competizioni tra startup. Vincere una competizione non garantisce il successo imprenditoriale, ma gioca un ruolo fondamentale nella costruzione di una buona reputazione del progetto e, per questa via, nella attrazione delle risorse necessarie per la sua realizzazione.
Quali sono le mosse che dovrebbe mettere in atto chi volesse dar vita alla sua startup?
L'elaborazione di un business plan consente di pensare al proprio progetto in modo sistematico e critico. Il business plan non ci svela il futuro, ma ci consente di affinare il progetto e di prevenire errori clamorosi. Altra buona prassi è realizzare un esperimento pilota in piccolo, per testare la validità dell'idea. Anche la costruzione di un network di alleanze e relazioni commerciali prima dell'avvio dell'impresa, attenua le probabilità di insuccesso. Particolarmente importante è poi coinvolgere grandi talenti nella realizzazione del progetto. Generalmente una startup innovativa presuppone competenze varie che difficilmente sono possedute da un singolo individuo.
Esistono delle competenze particolari che si devono avere per poter fondare una startup?
Nella società della conoscenza e delle idee, il successo competitivo presuppone una profonda competenza nel campo nel quale si vuole operare ed un'elevata conoscenza del prodotto/servizio che si intende realizzare.
Cosa consiglierebbe a tutti quei ragazzi che hanno una idea che vogliono far vivere nella loro startup?
Consiglio di lanciarsi senza paura, con la consapevolezza che gli errori servono per imparare, e con la massima determinazione ed entusiasmo, ma soltanto dopo aver acquisito tutte le competenze necessarie per fare un prodotto eccellente e affermarlo nel mercato. Suggerirei anche di prestare grande attenzione nella selezione dei componenti del team: basta sbagliare la scelta di un solo socio per determinare il fallimento dell'intero progetto. Particolare importanza riveste anche la costruzione di una rete di alleanze commerciali per la fornitura e la distribuzione.