Redazione
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Undercover Prof

Sembra una studentessa, ma in realtà corregge i compiti. È questo il gioco d’identità che anima Profundercover, la giovane docente che su TikTok racconta la vita dietro la cattedra con ironia, lontana da stereotipi o cliché. 

Ventotto anni, energia da palco, lessico da classe, una tensione continua tra disciplina e leggerezza. Nei suoi video, alterna la lavagna ai viaggi in macchina, le lezioni d’arte alle serate in discoteca, mostrando prima di tutto che essere docente non significa rinunciare a essere una ragazza under 30 dei nostri giorni. 

Skuola.net l’ha incontrata per capire l’origine di questa “doppia vita” e come si sopravvive in classe senza diventare una caricatura dei prof che odiavamo da studenti.

Indice

  1. Com’è iniziata davvero la tua vita da prof?
  2. Ti chiamano "bro" o ti trattano da prof?
  3. Cosa piace davvero ai tuoi studenti di te?
  4. Che prof non volevi diventare?
  5. E invece: c’è un difetto dei prof che ti sei ritrovata addosso anche tu?
  6. Come rispondi all’idea che gli insegnanti non abbiano empatia e organizzazione?
  7. Come funziona il tuo metodo di insegnamento?
  8. TikTok e scuola possono convivere?
  9. Il video che ti rappresenta di più?
  10. Mai problemi per come ti vesti a scuola?
  11. E gli stipendi?

Com’è iniziata davvero la tua vita da prof?

La sua bio su TikTok recita: "Sembravo una studentessa… poi ho corretto i tuoi compiti". Una frase che, volendo, dice già molto della sua storia per certi versi paradossale: entrare in classe da insegnante con l’aspetto di chi, fino a poco prima, stava dall’altra parte del banco.  

Alla cattedra, però, ci arriva lo stesso con la disinvoltura di chi non si prende troppo sul serio: "Una mattina ho detto: 'Vabbè, facciamo un lavoro che può essere abbastanza sfidante per me, facciamo l'insegnante, così posso vivere nel precariato a vita e non sapere mai se potrò permettermi un mutuo oppure no'. Mi piacciono le sfide".

Ti chiamano "bro" o ti trattano da prof?

Il confine generazionale è piuttosto sottile, è vero, ma l’importante è saperlo gestire. Ammette: "Ogni tanto capita un 'amo', ma 'bro' ancora no. Non ci sono arrivata". Questione di tempo?

Cosa piace davvero ai tuoi studenti di te?

Risponde senza autocelebrazioni zuccherose: "Penso che di me amino la spontaneità e il fatto di essere una persona autorevole e non autoritaria, che è una netta differenza".

Insomma, patti chiari e amicizia lunga: un po’ di leggerezza va bene, l’ascolto è ben visto, ma con sempre al centro il rispetto reciproco. Perché senza non si va da nessuna parte.

Che prof non volevi diventare?

Qui si fa un po’ più seria. "Mi sono ripromessa di non considerare i miei studenti come cognomi e basta". In altre parole: trattarli solo come persone da valutare. "Ho avuto prof che lo facevano ed è disumano. Non lo farò mai". 

E invece: c’è un difetto dei prof che ti sei ritrovata addosso anche tu?

"Sì", risponde, "c’è una cosa che faccio e che odio. Ogni tanto mi viene da sbattere la mano sulla cattedra per dire 'silenzio'. Giuro che la odio. Appena lo faccio dico a me stessa: 'Nooo, perché l’hai fatto?!'". 

Come rispondi all’idea che gli insegnanti non abbiano empatia e organizzazione?

Sorride. "Avendo poca differenza d’età con loro, quando mi vogliono prendere in giro lo capisco subito". 

Ma con le dovute accortezze: "Al massimo sono io che mi faccio prendere in giro volontariamente, mai il contrario". E poi conclude (un po’ autocompiaciuta): "Li ciocco sempre". 

Come funziona il tuo metodo di insegnamento?

Qui si accende. È uno dei temi su cui le parole da dire non mancano: "Ogni classe è diversa, quindi la didattica deve essere diversa, perché è fatta di persone diverse. Una mia lezione non è mai uguale a un’altra". 

Come strumenti usa tutto ciò che è utile, tra cui i sempreverde PowerPoint che "non mancano mai: aiutano a riorganizzare concetti che a volte nei libri non sono chiari". 

E poi il gioco: "Uso attività ludiche come il mio ‘Tabù artistico’, fatto con un cartoncino ed evidenziatori. L’ho usato per capire che livello avessero le classi e loro si sono divertiti. Me lo chiedono spesso: 'Prof, lo rifacciamo per ripassare prima di un’interrogazione?' Funziona, collaborano e fanno gioco di squadra".

TikTok e scuola possono convivere?

Per lei semplicemente è un non-problema, o meglio: lo diventa solo per chi cerca lo scandalo dove non c’è. "Io non ho mai avuto problemi sul lavoro per TikTok, e spero di non averne. Basta farlo con criterio". 

Il video che ti rappresenta di più?

"Quello dove alle due di notte ho un drink in mano e alle otto del mattino spiego il Partenone". In fondo, è l’essenza dell’identità di Undercover Prof: "Sono una prof sotto copertura, ma un po’ lo siamo tutti in qualsiasi lavoro. Ho 28 anni, il sabato sera posso bere con gli amici e il lunedì spiegare". Normalità, finalmente.

Mai problemi per come ti vesti a scuola?

La risposta è No. Anche perché "Tendo a vestirmi in modo serio perché sembro giovane e con la giacca e la camicia magari mi prendono più sul serio". E poi anche perché: "Se mettessi una tuta sembrerei una studentessa". 

E gli stipendi?

Tema caldo. Ma non per questo non dice la sua uscendo anche un po’ fuori dal coro: "Gli stipendi cambiano a seconda della scuola. Nelle paritarie sono più bassi, nel pubblico un po’ più alti. Per 18 ore io direi che è uno stipendio onesto. Poi certo, piacerebbe guadagnare di più. Ma personalmente lo trovo giusto".

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