
Il film d’animazione firmato Disney Pixar è arrivato al cinema da una settimana ed è già un successo. Dopo il primo capitolo, fare un sequel all’altezza delle aspettative non era un’impresa facile, eppure i creatori di Inside Out 2 ce l’hanno fatta, anche grazie ad un piccolo aiuto.
Ebbene sì, sembra proprio che la Pixar si sia servita di un team di consulenza molto particolare, composto unicamente da tredicenni.
Il loro aiuto è stato preziosissimo per capire davvero cosa passi nella mente dei teenager e per raccontare al meglio la storia di Riley.Leggi anche:
- I 5 libri di tendenza su Booktok estate 2024
- Bridgerton 3: cosa ne pensiamo della seconda parte della nuova stagione
- Mare Fuori 5, chi ci sarà e i nuovi personaggi
La Riley’s Crew
Sappiamo tutti quanto sia delicata e complicata la fase adolescenziale. Tutti l’abbiamo vissuta, ma crescendo diventa sempre più difficile comprenderla, figuriamoci raccontarla. Eppure il team di Inside Out era determinato a riuscire nell’impresa, per questo ha messo su una task force speciale composta unicamente da teenager. La Riley’s Crew, la squadra di Riley, ha supportato gli sceneggiatori per rendere la storia della protagonista più autentica possibile.
Inside Out 2
Dopo nove anni, è finalmente arrivato il sequel di Inside Out, che torna a raccontare la vita di Riley attraverso le emozioni che abitano nella sua mente: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto. Adesso però, Riley è cresciuta, e con l’arrivo della pubertà, nuovi personaggi invadono di colpo il quartier generale. È qui che facciamo la conoscenza delle emozioni tipiche dell'età adolescenziale tra cui Ansia, Invidia, Ennui e Imbarazzo.
Il supporto degli adolescenti per creare il film
Per raccontare tutto questo, il team di Inside Out si è fatto supportare da un gruppo di ragazze, di età compresa tra i 13 e i 18 anni, per assicurarsi di non trattare l’adolescenza dal punto di vista degli adulti e di rischiare di non risultare autentici o realistici. “Non ho più 13 anni” racconta la regista Kelsey Mann a ‘Entertainment Weekly’. “C'è ancora una tredicenne in me. Posso attingervi, ma posso farlo solo fino a un certo punto, soprattutto se vuoi che tutti si immedesimino in questa storia” continua la regista raccontando di come ha richiesto la consulenza di un gruppo eterogeneo di ragazze provenienti da diversi Stati americani. “Sono state incredibilmente utili”, riflette Mann. “Ci dicono cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa risuona con loro e cosa no. L'unico modo per farlo è andare direttamente alla fonte”.
“In sostanza, avevamo una Zoom room piena di consulenti tredicenni che assistevano a ogni proiezione del film per darci un feedback” ha rivelato la co-sceneggiatrice Dave Holstein. “Realizzare un film Pixar è una conversazione infinita con un sacco di persone molto intelligenti che provengono da tutti i contesti, compresa una stanza piena di ragazzine di 13 anni.”